Biennale di Venezia: non solo arte – parte II

Padiglione del Cile

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  Giulia Pavan
  19 May 2022
  4 minutes, 19 seconds

Il 23 aprile è stata inaugurata la 59° Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia dal titolo Il Latte dei Sogni, ispirato dal libro di favole dell’artista surrealista Leonora Carrington (1917-2011). La mostra nasce grazie alla collaborazione e al contributo di centinaia di artisti ed artiste provenienti da diversi paesi del mondo, ciascuno portatore di un messaggio riprodotto all’interno del proprio padiglione.

La mostra riproduce il mondo magico descritto nella favola originaria, nel quale la vita si trasforma liberamente in infinite forme e la metamorfosi è concepita come un viaggio immaginario dei corpi. Gli artisti e le artiste hanno messo in discussione il paradigma della visione moderna e occidentale del mondo che pone al centro l’uomo bianco e maschio. Al suo posto, hanno celebrato il non-umano, gli animali nelle loro diverse specie e la Terra, sottolineando così la fine dell’antropocentrismo in vista di un mondo ormai schiavo delle tecnologie, permeato dalle tensioni sociali e minacciato da disastri ambientali. Il significato profondo di ogni rappresentazione artistica è quello di ricordarci che, in quanto esseri umani, non siamo altro che parte di un sistema universale che ci lega tra di noi, con le altre specie viventi e con il pianeta Terra.

Questo secondo articolo sul tema della Biennale di Venezia analizza il padiglione presentato dal Cile dal titolo “Turba Tol Hol-Hol Tol”. Il padiglione tratta il tema dell’urgenza climatica e del rapporto controverso tra esseri umani e natura.

Cile - Turba Tol Hol-Hol Tol:

Il progetto presentato dal Cile è una mostra a cura di Camila Marambio che riunisce un team multidisciplinare di creativi cileni, tra cui l’artista Ariel Bustamante, la storica dell’arte Carla Macchiavello, la regista Dominga Sotomayor, l’architetto Alfredo Thiermann, l’ecologa Bárbara Saavedra e la scrittrice Selk’nam Hema’ny Molina. In questo periodo di crisi climatica il Cile vuole promuovere, attraverso il proprio padiglione, la ricerca e la transizione ecologica per la conservazione delle torbiere della Patagonia, l’ecosistema naturale più efficiente nell’accumulazione del carbonio presente nell’atmosfera.

Hol-Hol Tol” significa “cuore delle torbiere” nella lingua dei Selk'nam, una delle popolazioni indigene della Terra del Fuoco, in Patagonia. Il popolo Selk’nam, detto anche Ona, era composto da circa 4.000 nativi americani che abitarono la Patagonia e vissero nelle torbiere dell'America meridionale per 8.000 anni. Questo fino all’arrivo dei coloni Spagnoli, Irlandesi, Inglesi e Italiani che furono responsabili del genocidio che ebbe inizio a metà del XIX secolo. Secondo i fatti storici, si trattò di una vera e propria caccia all'indigeno, infatti venivano promessi compensi in denaro a chi ne uccidesse o catturasse qualcuno. I Selk'nam non riuscirono a difendersi con le loro armi primitive e morirono a migliaia, anche in seguito a malattie ed epidemie di vaiolo e morbillo. La storia ufficiale insiste nel sostenere che il popolo Selk’nam sia ormai estinto dalla metà del XX secolo, ma ad oggi la comunità Selk’nam rinnega questa versione dei fatti e mira ad essere riconosciuta come cultura ancora viva.

La Fondazione Culturale Selk'nam Hach Saye ha preso parte alla creazione di Turba Tol Hol-Hol Tol, sottolineando come i diritti del popolo Selk’nam e quelli delle torbiere siano intrinsecamente interdipendenti. Infatti, le torbiere sono fondamentali per la sopravvivenza di questo popolo, così come anche per altre culture indigene. Hanno un ruolo importante anche per l’equilibrio dell’ecosistema naturale terrestre, pertanto rappresentano un patrimonio ambientale dell’umanità.

Si tratta di ambienti ricchi d’acqua quasi stagnante (acquitrini o paludi), nei quali si sviluppa una vegetazione erbacea tipica dei luoghi umidi. Le torbiere sono fondamentali per la corretta regolazione del clima poiché assorbono grandi quantità di carbonio e questo li rende preziosi per l’equilibrio del Pineta. Tuttavia, l’estrazione mineraria, la bonifica, gli incendi e il clima terrestre sempre più caldo e secco, sono tutti fattori che pregiudicano l’esistenza di questo tipo di ecosistema. Quindi, la salvaguardia delle torbiere è legata, non solo alla sopravvivenza del popolo Selk’nam, ma anche al benessere dell’intera umanità. Proprio per questo è fondamentale che questi ecosistemi vengano riconosciuti come organismi viventi che devono essere rispettati e preservati.

Il padiglione del Cile vuole sensibilizzare il pubblico sulla salvaguardia di questi ambienti e divulgarne l’importanza che finora è stata sottovalutata. L’esposizione artistica propone un’immersione nell’esperienza materiale realistica delle torbiere, attraverso un’installazione multisensoriale che mette in risalto l’impegno concreto per il progresso dell’azione ecologica e la conservazione ambientale.

L’obiettivo finale del progetto non è solamente quello di creare una coscienza internazionale attorno al ruolo chiave delle torbiere per la mitigazione del cambiamento climatico e per la sopravvivenza di popolazioni indigene, ma anche delineare possibili interventi di preservazione a livello politico, sociale ed ecologico. Non è un caso che il Turba Tol Hol-Hol Tol sia opera di una stretta collaborazione con la Wildlife Conservation Society-Chile, il Parco Karukinka della Terra del Fuoco e la Selk’nam Hach Saye Cultural Foundation.

Perciò, il padiglione rappresenta una denuncia al rapporto dannoso creatosi tra uomo e natura, il quale mette a rischio ecosistemi interi senza i quali la stessa sopravvivenza umana viene messa a rischio.

https://www.labiennale.org/it/arte/2022/cile

https://www.labiennale.org/it/arte/2022/dichiarazione-di-cecilia-alemani

https://www.invenicetoday.com/musei/mostre/biennale/padiglione-cileno-cile-biennale-venezia.htm

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L'Autore

Giulia Pavan

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Società

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Cile biennale di Venezia