Cibo, chi troppo e chi niente

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  Valeria Fraquelli
  09 June 2023
  4 minutes, 25 seconds

Si parla tanto di spreco alimentare, sulla necessità di donare il cibo in eccesso ad organizzazioni di volontariato che lo usano per dare sollievo a quella fascia di popolazione più debole, che non riesce a mettere insieme pranzo e cena.


È stata definita una vera “tempesta perfetta” quella che si è abbattuta sul nostro mondo occidentale. La guerra, la crisi energetica e l'emergenza climatica hanno letteralmente sconvolto le nostre vite, la nostra quotidianità. Per la prima volta nella storia è sembrata addirittura sotto attacco la disponibilità di cibo sulle nostre tavole, con fosche profezie di scaffali vuoti al supermercato e rischio di carestia globale.


Il cambiamento climatico ha creato un mondo sempre più spaccato, sempre più diseguale tra chi di cibo ne ha anche troppo e in alcuni casi soffre di obesità e chi di cibo non ne ha abbastanza e, soprattutto nel Paesi più poveri, soffre di carenze molto gravi.


A causa della guerra scoppiata tra Russia e Ucraina si è assistito a un rialzo vertiginoso del prezzo del mais e della soia utilizzati come cibo per gli allevamenti di bestiame. Il risultato è che il latte e i suoi derivati sono pagati troppo poco a fronte del drastico aumento dei costi di produzione. “Se la situazione non cambia”, dicono gli esperti, “ la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, ha stimato che nei prossimi mesi potrebbero saltare 43mila di stalle. Di fatti nei giorni scorsi c'è stata una grande manifestazione di Coldiretti, dove a sfilare con gli allevatori c'era anche la mucca Giustina, chiamata così perché i produttori chiedono alle istituzioni un giusto compenso per il latte prodotto. La situazione vale anche per alcune aziende che si occupano della trasformazione, come quelle che con il latte ci fanno i formaggi. Da tempo chiedono infatti alla Grande distribuzione di riconoscere un prezzo più alto per i loro prodotti, ma hanno riferito di avere ricevuto in cambio soltanto briciole”. E tutto questo è stato esacerbato dai cambiamenti climatici.


Infatti se il cibo costa sempre di più nei mercati e nei supermercati, i produttori sono letteralmente costretti a vendere sottocosto. Tante sono le aziende agricole che sono costrette a chiudere perché stritolate da un sistema che non garantisce il giusto profitto, non possono più permettersi di produrre in perdita. I cambiamenti climatici stanno creando un mondo in cui per i piccoli produttori è sempre più difficile rimanere sul mercato, in cui gli unici che possono essere competitivi sono i colossi della grande distribuzione con il risultato che alla lunga viene declassata la stessa qualità del cibo.


Il nostro pianeta sta soffrendo ed è sempre più diviso tra chi ha fame e chi è obeso, chi si può permettersi anche di sprecare cibo e chi invece lotta per un semplice pezzo di pane. Ci sono circa 800 milioni di persone nel mondo che patiscono la fame, mentre le stime più realistiche parlano di circa 2 miliardi di persone, quasi un terzo dell’umanità, e più il nostro clima si ammala più abbiamo persone affamate costrette anche a lasciare la loro terra d’origine per garantirsi cibo tutti i giorni.


Ci vorrebbe una più equa distribuzione delle risorse. Senza questa precondizione, nessuno potrà arrestare la fame, e quindi i flussi migratori. Mentre l’11% della popolazione mondiale è malnutrita, 600 milioni di persone sono obese, e 1,3 miliardi sovrappeso. E proprio l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura ci ricorda che ogni anno circa un terzo di tutta la produzione alimentare viene buttata prima che arrivi al consumo, cioè 1.3 miliardi di tonnellate di cibo.


Se un terzo di tutta la produzione di cibo viene buttata via, un po’ si perde nella distribuzione e nelle commercializzazione e un altro po’ se ne va nelle nostre case. A tutti sarà capitato di trovare in fondo al frigorifero confezioni di cibo ormai scaduto che neanche sapevamo più di avere acquistato ma è proprio lì il problema: quello che noi semplicemente consideriamo un errore quasi banale per altre persone che vivono nelle zone più povere del pianeta è sopravvivenza perché loro davvero non sanno come mettere insieme pranzo e cena.



La lotta ai cambiamenti climatici deve essere la nostra priorità perché più il nostro pianeta si riscalderà e più ci saranno diseguaglianze e non possiamo più tollerare nel 2023 persone che soffrono la fame quando ci sono persone obese che sprecano cibo. L’accesso a cibo e acqua deve essere garantito a tutti, deve diventare un lusso per pochi.

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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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