Il 27 di Giugno, accompagnati da un clima e da una pubblicizzazione quasi da match di boxe, l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, e l’Ex Presidente, Donald Trump, si sono sfidati in quello che è stato il dibattito presidenziale più “anticipato” della storia americana.
Il dibattito, solitamente una grandissima opportunità per cercare di convincere l’elettorato americano a riporre la loro fiducia nel candidato Democratico o in quello Repubblicano, quest’anno si presentava invece pieno di insidie e difficoltà: Donald Trump, con i suoi 34 capi d’accusa ancora pendenti, ha sostenuto politiche e filosofie a volte considerate troppo estremiste anche per i Repubblicani, come la visione più che conservatrice sulla pratica dell’aborto e la promessa di utilizzare l’indulgenza presidenziale sui cittadini che si sono macchiati delle violenze del 6 Gennaio 2021 a Washington, proprio a seguito delle scorse elezioni presidenziali. Joe Biden avrebbe invece dovuto dare credito a scelte governative in disaccordo con l’elettorato Democratico, come ad esempio il recente ordine esecutivo sui migranti sudamericani, e al contempo combattere contro l’immagine di un Presidente ormai fragile e anziano che gran parte dell’opinione pubblica americana sembra associare a lui.
Per questi motivi anche quest’anno il dibattito presidenziale è stato seguitissimo, contando un pubblico di oltre 51milioni di spettatori, e la CNN, organizzatrice dell’evento, aveva ideato nuove regole per renderlo forse più “professionale”: nello studio della città di Atlanta non è infatti stato presente un pubblico, scelta che ha indisposto l’Ex Presidente Americano, e solo il microfono dell’interlocutore principale è stato tenuto acceso, per evitare il “caos” che ha contraddistinto il dibattito del 2020.
Quindi, viste le premesse che hanno reso questo evento uno dei più importanti della politica interna americana di quest’anno; com’è andato, questo dibattito?
Il botta e risposta tra Trump e Biden è stato caratterizzato dalla poca lucidità e dalla scarsa capacità di quest’ultimo di difendere gli ideali per i quali il Partito Democratico sta combattendo, finendo spesso per difendersi passivamente dalle accuse di Trump.
Ad esempio, la discussione sul diritto all’aborto, tema molto caro ai democratici e che, anche tra i conservatori, ha trovato e sta trovando un seguito non indifferente, è stata affrontata in maniera definita blanda e poco convincente, permettendo a Trump di sviare il discorso attaccando Biden per l’alto tasso di crimini commessi dagli immigrati ai danni dei cittadini americani. “Stiamo correntemente vivendo in un nido di topi. Stanno uccidendo la nostra gente. Stanno uccidendo i nostri cittadini in un modo mai visto prima d’ora” ha accusato Trump, al quale Biden ha semplicemente risposto: “ogni singola cosa che ha detto è stata una bugia”.
Quando la discussione è passata al tema della politica estera, Trump, rifiutandosi nuovamente di confermare una presa d’impegno verso la NATO, ha dichiarato che l’ambiente militare “non può sopportare” Biden e ha accusato l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America di aver “incoraggiato” Putin all’invasione dell’Ucraina. Biden ha risposto dicendo che “se ci sono stati incoraggiamenti” questi sono derivati dai quattro anni di presidenza Trump, e nel farlo ha riconfermato le ragioni per il continuo supporto che il suo governo ha indirizzato verso Kiev, partendo dalla profonda preoccupazione che Putin non abbia intenzione di fermarsi al territorio ucraino e arrivando alla convinzione che la partecipazione alla NATO e l’alleanza con l’Europa possano offrire una forza maggiore alla politica estera statunitense.
Passando da una guerra all’altra, Trump ha dichiarato che, se alla guida della Casa Bianca ci fosse stato lui, l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 “non sarebbe mai avvenuto” e che bisogna “lasciare che Israele finisca il lavoro”, forse alludendo alle troppe restrizioni che a parer suo sono state presentate dal governo di Biden a quello di Netanyahu.
Tornando alla politica interna, durante il dibattito è stato chiesto a Biden che messaggio volesse indirizzare alla comunità degli afroamericani, vista la grandissima importanza che avranno per le presidenziali di quest'anno, soprattutto negli stati del Wisconsin, del Michigan, della Pennsylvania e della Georgia. Questa comunità, nonostante abbia raggiunto livelli di disoccupazione molto bassi, è ancora segnata da una profonda disparità salariale e da percentuali d’incarcerazione molte alte, ed è per questo motivo che Trump non ha perso l’occasione di incolpare Biden per la crescita dell’inflazione e per la politica migratoria che ha tolto lavoro alla comunità afroamericana: “lui ha causato l’inflazione, sta uccidendo le famiglie afroamericane, sta uccidendo le famiglie ispaniche e praticamente tutti gli altri”.
In chiusura, nonostante un Trump che ha "fatto il Trump", urlando che i suoi Stati Uniti sono stati quelli “dei grandi confini, dell’indipendenza energetica e con le tasse più basse di sempre”, l’aspetto che ha generato maggiormente scalpore è stata sicuramente la scarsa lucidità con la quale Joe Biden ha intrapreso questo primo scontro con il suo avversario politico.
La differenza d’età tra i due, a onor del vero, non è particolarmente degna di nota: Biden, quest’anno 82enne, non è infatti molto più anziano di Trump, da poco 78enne, eppure la sera del 27 Giugno questo divario è sembrato più ampio che mai. Al fianco di Donald Trump, sempre pronto a difendere energicamente le proprie convinzioni, si è visto un Presidente americano debole e dal tono rauco e basso, a volte incapace di spiegare con chiarezza e limpidità il proprio punto di vista.
Trump non si è certo lasciato sfuggire la possibilità di approfittare del momento di debolezza del suo avversario politico, attaccandolo con frasi come “non ho idea di cosa abbia detto. Penso non ne abbia idea nemmeno lui”, ma il vero problema per Biden è stato che una delle principali finalità del dibattito era proprio quella di rassicurare quegli elettori che si dicevano insicuri sulle possibilità per l’attuale Presidente di sostenere un altro lungo mandato di quattro anni, e raffreddore o malattia a parte, si può senza alcun dubbio dire che questo scopo non sia stato raggiunto.
A seguito del dibattito infatti, sono arrivate diverse spinte interne al Partito Democratico che chiedevano a Joe Biden di farsi da parte per il bene del partito. Non solo: anche da alcuni finanziatori del partito stesso sono arrivate pressioni importanti, com’è il caso dell’industriale del Massachusetts Ramesh Kapur, finanziatore dal 1988, che ha dichiarato alla BBC: “penso sia arrivato il momento che passi la fiaccola. So che è risoluto, ma non si può combattere contro Madre Natura”.
Anche gli elettori americani si sono divisi tra chi continua a sostenere Biden, nonostante “un brutto dibattito”, e chi si è visto costretto a cambiare idea, come evidenziato dalla ricerca del Guardian: (https://www.theguardian.com/us-news/article/2024/jul/02/voter-reaction-biden-trump-presidential-debate).
In risposta alle spinte avverse Joe Biden, intervistato alla Wisconsin Radio, nonostante abbia ammesso di aver fatto un grave errore con la sua performance, ha chiesto ai suoi elettori di giudicarlo per quello che è stato il suo lavoro alla Casa Bianca e, forte del reiterato supporto di Kamala Harris, è spiccato tra i brontolii dei suoi alleati dichiarando: “sono il rappresentante del Partito Democratico. Nessuno mi butterà fuori. Non me ne vado”.
Share the post
L'Autore
Lorenzo Graziani
Categories
Tag
Trump Biden Elezioni USA Elezioni presidenziali UnitedStatesofAmerica #debate Framing the World Mondo Internazionale american del nord