Iran: arricchimento dell’uranio, raggiunto l’83,7 percento di purezza

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  Valentina Ruaro
  09 March 2023
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L’ Agenzia Internazionale per l’energia atomica (AIEA), con sede a Vienna, ha riportato che nel sito iraniano di Fordow, situato nel sottosuolo della provincia di Qom, a sud di Teheran, sono state rinvenute particelle di uranio arricchito fino all’83,7 percento di purezza, il livello più alto trovato dagli ispettori in Iran fino ad oggi. L’attuale livello di purezza si situa appena al di sotto del 90 percento, livello necessario per realizzare un’arma atomica. Questo ritrovamento è avvenuto successivamente alla raccolta di campioni dello scorso gennaio nella fabbrica di Fordow, un sito che da lungo tempo attira l’attenzione internazionale per la sua produzione di uranio arricchito. L’Iran, che nega la sua intenzione di volere acquisire armi nucleari, ha parlato di “fluttuazioni involontarie” durante il processo di arricchimento aggiungendo di “non aver compiuto alcun tentativo di arricchimento oltre il 60%”. Il portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia nucleare, Behrouz Kamalvandi, ha concluso affermando che "La presenza di particelle oltre il 60% non significa che ci sia un arricchimento (di uranio) a più del 60%". Spetta agli ispettori dell’AIEA il compito di stabilire se l’iperproduzione sia stata intenzionale, o il risultato di un accumulo involontario all’interno delle centrifughe.

Il 4 marzo, Rafael Mariano Grossi, il direttore generale dell’AIEA, ha incontrato alcuni funzionari iraniani per discutere le recenti rilevazioni, ciononostante, durante una conferenza stampa, Grossi ha rifiutato di commentare i colloqui avuti con i responsabili del programma iraniano dichiarando che il lavoro della delegazione è ancora in corso. Ha concluso affermando che “C’è un’atmosfera di lavoro, di onestà e di cooperazione” con la controparte iraniana. La visita di Grossi ha avuto un ruolo prettamente diplomatico, più che un ruolo tecnico finalizzato a esaminare più approfonditamente ciò che avviene all’interno delle centrali atomiche iraniane.

La notizia dell’arricchimento dell’uranio del 83,7 percento arriva in un momento in cui i negoziati per riavviare l’accordo raggiunto nel 2015 per limitare le attività atomiche dell’Iran in cambio della revoca delle sanzioni internazionali sono in fase di stallo. I negoziati, iniziati ad aprile 2021 a Vienna tra Iran e le grandi potenze mondiali, sono fermi dal mese di agosto a causa dell’aumento delle tensioni. L’accordo, conosciuto come Jcpoa, era già stato indebolito dal ritiro degli Stati Uniti deciso nel 2018 dall’ex presidente Donald Trump. In risposta, l’Iran ha gradualmente abbandonato i propri impegni. Attualmente, la quantità totale di uranio arricchito in possesso dell’Iran ammonta a 3.760,8 kg il 12 febbraio (rispetto ai 3.673,7 kg di ottobre), oltre 18 volte il limite autorizzato dal Jcpoa, secondo le stime dell'AIEA.

A detta dell’Istituto per la scienza e la sicurezza internazionale, Think Thank basata a Washington DC, l’Iran sarebbe in possesso di abbastanza materiale fissile necessario a produrre una bomba nucleare in solamente 12 giorni e oltre quattro bombe nel giro di un mese. L’ Istituto non esclude la possibilità che Teheran stia già eseguendo dei test nucleari clandestini. Inoltre, la Think thank ha affermato che “L’Iran è pienamente in grado di spostare le apparecchiature di produzione in nuove località segrete, complicando ulteriormente eventuali futuri sforzi di verifica e contribuendo all’incertezza sul suo programma nucleare”. In questa situazione, le possibilità di un attacco contro i siti nucleari iraniani da parte dell’aviazione israeliana, con il supporto degli Stati Uniti, stanno aumentando di giorno in giorno. Al momento, sono in corso visite tra Stati Uniti e Israele, con incontri incentrati sul tema della minaccia iraniana. Il capo della Central Intelligence Agency (CIA) William Burns, in onda su CBS, ha avvertito che l’Iran sarebbe in grado di produrre l’arma atomica in poche settimane, ciononostante gli Stati Uniti non credono che i leader iraniani abbiano l’intenzione di riprendere il weaponization program che venne bloccato alla fine del 2003.

In questo contesto, è tornata alla luce la discussione inerente al piano di costruzione di basi sotterranee in Iran. Gli iraniani hanno un’antichissima ossessione per le città sotterranee. Nel corso degli anni, i Pasdaran hanno creato una costellazione di basi più o meno segrete in tutto il Paese, partendo dal Golfo Persico. Questo piano prevede l’installazione di basi nascoste nelle profondità del terreno o lungo la costa, sfruttando il territorio iraniano per evitare facili attacchi e permettendo alle basi stesse di costruire una trincea difensiva. All’interno delle città sotterranee vengono immagazzinate armi convenzionali e viene nascosto il programma nucleare, offrendo riparo dai satelliti e dai bombardamenti dell’aviazione israeliana contro il programma atomico. Le basi sottoterra permettono all’Iran di dimostrare di essere perfettamente in grado di difendersi e contrattaccare.

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L'Autore

Valentina Ruaro

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna e attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale in Studi sulla Sicurezza, l'Intelligence e la gli studi strategici, con un percorso accademico che include prestigiose istituzioni come l'Università di Glasgow, l'Università di Trento e l'Università Karlova di Praga.

Nel campo accademico, collaboro come autrice per Mondo Internazionale, affrontando temi fondamentali sul ruolo delle organizzazioni internazionali, con particolare attenzione all’Unione Europea e alla NATO. Inoltre, per coinvolgere un pubblico più ampio, produco anche contenuti su Instagram per MI Post. Attualmente, sto svolgendo un tirocinio presso il NATO Defense College a Roma, dove approfondisco le mie competenze nell'ambito dell'educazione, della sicurezza e della difesa.

Ho maturato esperienza nel settore della ricerca lavorando per l'European Army Interoperability Centre di Bruxelles, concentrandomi sull'interoperabilità degli stati membri e sul ruolo esterno dell’UE.

I miei interessi ruotano attorno alla geopolitica, alla CSDP dell'UE, alla difesa NATO, con un focus geografico sulla regione Euro-Atlantica e il Medio Oriente, in particolare la Siria.

Motivata dall'empatia e da una determinazione incessante per il cambiamento, sono pronta a continuare a plasmare conversazioni e azioni nel campo della sicurezza internazionale e della difesa.

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I hold a Bachelor's degree in International Relations and Diplomatic Affairs from the University of Bologna, and I am currently pursuing a Master's degree in Security, Intelligence, and Strategic Studies. My academic journey includes esteemed institutions such as the University of Glasgow, the University of Trento, and Charles University in Prague.

Within the academic realm, I collaborate as an author for Mondo Internazionale, addressing pivotal topics concerning the roles of international organisations, particularly focusing on the European Union and NATO. Additionally, I engage a broader audience by creating content on Instagram for MI Post. I am currently interning at the NATO Defense College in Rome, further honing my skills in the education, security, and defence sectors.

I have gained research experience while working at the European Army Interoperability Centre in Brussels, where I focused on member states' interoperability and the EU's external role.

My interests revolve around geopolitics, EU Common Security and Defence Policy (CSDP), and NATO defence, with a geographical focus on the Euro-Atlantic region and the Middle East, specifically Syria.

Driven by empathy and an unwavering determination for positive change, I am prepared to continue shaping discussions and actions in the field of international security and defence.

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