La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per Putin

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  Valentina Ruaro
  20 March 2023
  4 minutes, 4 seconds

Venerdì 17 marzo, la Corte Penale Internazionali (CPI), il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità con sede all’Aia, nei Paesi Bassi, ha emesso un mandato d’arresto per Vladimir Putin. Putin è stato accusato di avere commesso crimini di guerra in Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022, il giorno dell’invasione russa. In particolare, gli è stata mossa l’accusa di aver deportato illegalmente in Russia bambini ucraini provenienti dalle aree conquistate dai russi durante la guerra in Ucraina. Secondo un’inchiesta condotta dal network di giornalismo investigativo dell’Ebu (European Broadcasting Union), molti di questi bambini, che provengono dalla regione del Donbass, appartengono a una famiglia e sono stati portati in Russia con l’inganno e senza il loro consenso. La CPI ha emesso un mandato d’arresto, per accuse simili, anche per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria presidenziale russa per l’infanzia.

Si tratta dei primi mandati d’arresto emessi dalla Corte per reati compiuti durante la guerra in Ucraina. La Corte penale internazionale ha affermato di avere «ragionevoli motivi per ritenere» che Putin sia «responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione e di trasferimento illegale di popolazione dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa, a danno dei bambini ucraini». In particolare, la Corte ha dichiarato che Putin è «individualmente responsabile» per i rapimenti e la deportazione di diversi bambini: «per averli compiuti lui direttamente, congiuntamente con altre persone e/o attraverso altri» (nel caso di Putin sarebbe la terza opzione, «attraverso altri») e «per non aver esercitato un controllo adeguato sui subordinati civili e militari che li hanno compiuti».

Questa decisione è stata definita “storica” dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Zelensky ha dichiarato: "Questa è una decisione storica che porterà a responsabilità storiche. Il capo di uno stato terrorista e un altro funzionario russo sono diventati ufficialmente sospettati di un crimine di guerra: la deportazione di bambini ucraini. Il trasferimento illegale di migliaia di nostri bambini nel territorio di uno stato terrorista.”

Josep Borrell, Alto Segretario dell’Unione Europea, ha affermato: "Questa è una decisione importante della giustizia internazionale e per il popolo ucraino. All'Unione europea abbiamo sempre detto che i responsabili dell'aggressione illegale contro l'Ucraina devono essere assicurati alla giustizia".

La Russia, d’altra parte, nega di aver commesso tali crimini e respinge ogni accusa di atrocità e attacchi alle infrastrutture civili. Inoltre, considera la decisione della Corte “oltraggiosa e inaccettabile”. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha osservato che la Russia non riconosce la giurisdizione della CPI e considera “qualsiasi decisione nulla dal punto di vista della legge”.

In termini pratici, l’emissione del mandato d’arresto non implica che Putin verrà effettivamente arrestato: la Corte Penale Internazionale non dispone di una propria forza di polizia e deve quindi fare affidamento sulle forze dell’ordine dei singoli stati per eseguire gli arresti. Per questo motivo, il Presidente della Corte, il giudice polacco Piotr Hofmanski, ha affermato che l’effettivo arresto di Putin dipenderà dalla comunità internazionale e dalla loro cooperazione.

Inoltre, la Russia non ha mai ratificato lo Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la Corte Penale Internazionale; pertanto, non accetta la giurisdizione della Corte. La Russia non riconosce la Corte e non concede l’estradizione dei propri cittadini; quindi, è evidente che né Putin né la commissaria Lvova-Belova verranno consegnati al tribunale. Questo implica che la Russia non abbia l’obbligo legale di cooperare con la Corte e consegnarle gli indagati arrestati per poterli poi sottoporre a un eventuale processo per crimini guerra, il che rende ancora più remota l’ipotesi di processo per Putin. Tuttavia, Putin potrebbe rischiare l’arresto se dovesse visitare uno dei 123 Paesi che aderiscono allo statuto di Roma, escluse Cina, U.S.A, Israele e Ucraina che non hanno ratificato lo statuto. Tuttavia, il suo arresto non sarebbe certo, poiché il Paese ospitante potrebbe far valere il principio dell’immunità dei capi di Stato esteri, come accadde nel 2015 al presidente sudanese Bashir quando visitò il Sudafrica nonostante il mandato di arresto a suo carico. Inoltre, la posizione di Putin verrà ulteriormente emarginata dalla comunità internazionale.

Infine, la decisione della CPI di emettere il mandato di arresto avrà un impatto significativo a medio e lungo termine.Nel caso in cui la guerra dovesse finire, il mandato di arresto potrebbe creare ostacoli agli accordi di pace e complicare la normalizzazione delle relazioni tra Russia e Occidente. Inoltre, l’accusa di crimini di guerra contro Putin potrebbe influenzare negativamente la sua reputazione e la sua capacità di negoziare con i leader internazionali, anche in abiti non strettamente legati al conflitto in Ucraina.

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