La geopolitica dell'India e del Pakistan secondo Henry Kissinger (4)

Parte 4

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  Michele Pavan
  09 January 2019
  3 minutes, 6 seconds

Si è potuto analizzare i contrasti regionali tra India, Pakistan e i paesi confinanti; tuttavia, nonostante le rivalità caratterizzanti la regione della penisola indiana, la posizione dell'India nei confronti del Pakistan ha dei connotati particolari.

L’India, per il momento, si accontenta di vedere un Pakistan diviso e tenterà di mantenere invariata la situazione, mentre il Pakistan cercherà di creare nuovi grattacapi all’India, arrivando persino ad appoggiare attacchi terroristici sul suo territorio come il massacro di Mumbai nel novembre 2008.

Il problema del Kashmir non è solo questione di orgoglio nazionale, ma ha anche implicazioni strategiche. Il pieno controllo della regione darebbe all’India una finestra sull’Asia centrale e un confine con l’Afghanistan. Negherebbe al Pakistan un confine con la Cina, riducendo così il valore di una relazione sino-pakistana. Il governo del Pakistan ama dichiarare che la sua amicizia con la Cina è «più alta delle montagne e più profonda degli oceani». Non è vero, ma può far recedere gli americani dal progetto di tagliare i cospicui finanziamenti in arrivo da Washington.

Se il Pakistan avesse il pieno controllo del Kashmir, ciò amplierebbe le opzioni di politica estera a disposizione di Islamabad e negherebbe alcune opportunità all’India. Gioverebbe anche alla sicurezza del Pakistan in termini di forniture idriche. Il fiume Indo, infatti, nasce nel Tibet himalaiano ma attraversa la parte del Kashmir controllata dall’India prima di entrare nel Pakistan e poi percorrere il paese in tutta la sua lunghezza per sfociare nel Mare Arabico, a Karachi.

L’annessione totale del Kashmir garantirebbe al Pakistan tutta l’acqua di cui ha bisogno. Il Kashmir sembra destinato a rimanere teatro di scontri occasionali tra i combattenti addestrati in Pakistan e l’esercito indiano; un conflitto per procura che rischia di degenerare in una vera e propria guerra, con il pericolo di un’escalation nucleare. I due paesi continueranno a combattere anche un’altra guerra per procura, in Afghanistan, specialmente dopo il ritiro di quasi tutte le forze della NATO.

Le frontiere con il Pakistan, che seguivano approssimativamente il profilo delle concentrazioni di musulmani nel subcontinente, intersecavano i confini etnici. Esse diedero origine a uno Stato basato sulla religione musulmana in due parti non contigue di quella che era stata l’India britannica, divise da migliaia di chilometri di territorio indiano, creando le premesse per una serie di successive guerre. Le frontiere con l’Afghanistan e la Cina furono definite come linee basate su quelle tracciate dagli amministratori coloniali britannici del XIX secolo. Queste vennero in seguito disconosciute dalle parti contrapposte e a tutt’oggi sono contestate. India e Pakistan hanno entrambi investito consistenti risorse in un arsenale di armi nucleari e in dispositivi militari regionali. Il Pakistan inoltre tollera, quando non incoraggia, l’estremismo violento, non escluso il terrorismo in Afghanistan.

Un particolare fattore di complicazione saranno i rapporti dell’India con il mondo musulmano più ampio, di cui essa costituisce una parte integrante. L’India viene spesso classificata come un paese dell’Asia orientale o dell’Asia meridionale, ma ha legami storici più profondi con il Medio Oriente e una popolazione musulmana più numerosa di quella del Pakistan e, anzi, di quella di qualsiasi paese musulmano eccetto l’Indonesia.

Un’ulteriore radicalizzazione del mondo arabo o un’intensificazione del conflitto civile in Pakistan potrebbero esporre l’India a significative pressioni interne.

Fonti principali:
- Marshall Tim, (2017), Le 10 mappe che spiegano il mondo, Garzanti. Traduzione a cura di Roberto Merlini.
- Kissinger Henry, (2017), Ordine Mondiale, Mondadori. Traduzione a cura di Tullio Cannillo.
- Kissinger Henry, (2012), On China, The Penguin Press.
- Kissinger Henry, (1994), Diplomacy, Simon&Schuster Paperbacks, Rockefeller Center.

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Michele Pavan

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