L’UE sfida la Russia con il blocco finanziario per la ricostruzione dell’Ucraina

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  Alessandro Alloro
  24 February 2024
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In seguito all’invasione illegale e ingiustificata dell’Ucraina da parte della Federazione Russia nel febbraio 2022, tra le varie sanzioni portate avanti dall’Unione Europea nei confronti di quest’ultima, vi è stata la decisione (in coordinamento con vari partner internazionali) di vietare qualsiasi operazione inerente alla gestione delle riserve e delle attività della Banca Centrale di Russia (BCR). La conseguenza di tale divieto è stato il blocco delle attività pertinenti detenute da istituti finanziari negli Sati Membri dell’UE.

Già da tempo, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è espresso nel tentativo di convincere gli alleati Occidentali di utilizzare i beni russi congelati per sostenere la ripresa economica e la ricostruzione dell’Ucraina. “I beni russi attualmente congelati all’estero ammontano a circa 300 miliardi di dollari. Devono essere utilizzati a sostegno dell’Ucraina. Questa è un’opportunità storica per far pagare allo Stato terrorista il suo terrore. L’élite e la leadership russa non si preoccupano delle vite umane, ma tengono al denaro più di ogni altra cosa. Per loro, la perdita di beni sarà la perdita più dolorosa. Percepiranno la vera forza della comunità internazionale e vedranno che il mondo è più forte del terrore” scriveva Zelensky sul suo profilo X il 6 gennaio scorso.

La decisione definitiva è arrivata lo scorso 12 febbraio, quando il Consiglio dell’UE ha deciso di adottare una decisione e un regolamento che chiariscono ogni obbligo dei depositari centrali di titoli (CSD) che detengono attività e riserve della BCR bloccate in seguito alle misure restrittive messe in atto dall’Unione. La decisione del Consiglio, in linea con la posizione del G7 assunta durante l’incontro virtuale tenutosi il 6 dicembre 2023, chiarisce il divieto di tali operazioni nonché lo status giuridico delle entrate generate dai CSD in relazione alla detenzione di beni bloccati della Russia e stabilisce norme chiare per le entità che li detengono. In particolare, la maggiore novità introdotta dal Consiglio è che i CSD che detengono più di 1 milione di EUR di attività della BCR devono contabilizzare separatamente le disponibilità liquide straordinarie accumulate in conseguenza delle misure restrittive dell'UE e tenere separate le entrate corrispondenti. Inoltre, non sarà possibile cedere l'utile netto che ne deriva. Considerando i potenziali rischi e costi associati alla custodia delle attività e riserve della Banca Centrale di Russia, ogni depositario centrale di titoli ha la facoltà di richiedere all'autorità di vigilanza l'autorizzazione per sbloccare una parte dell'utile netto al fine di adempiere ai requisiti patrimoniali e di gestione del rischio previsti dalla legge.

Questa decisione apre la strada alla possibilità per il Consiglio di valutare l'opportunità di creare un contributo finanziario per il bilancio dell'Unione Europea, utilizzando l'utile netto sbloccato, con l'obiettivo di sostenere l'Ucraina nella sua fase successiva di ripresa e ricostruzione. Tale contributo finanziario potrebbe essere canalizzato attraverso il bilancio dell'UE verso lo Strumento per l'Ucraina, su cui il Consiglio e il Parlamento europeo hanno concordato un accordo provvisorio il 6 febbraio di quest’anno.

Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha accolto con favore la presa di posizione europea commentando: “L’Ucraina è pronta a continuare a lavorare con i partner per raggiungere il nostro obiettivo finale: rendere le risorse russe disponibili all’Ucraina. L’aggressore deve pagare”. Oltre ai profitti derivanti dai beni congelati, gli Stati Uniti hanno inoltre proposto di confiscare i beni in maniera definitiva, idea che non è stata totalmente accolta dai funzionari oltreatlantico, i quali considerano questa mossa troppo rischiosa da un punto di vista strettamente legale, oltre alle potenziali conseguenze che potrebbe avere sull’euro. Pertanto, La proposta degli Stati Uniti, seppure sostenuta da Regno Unito, Giappone e Canada, sta incontrando resistenza da parte di Germania, Italia e Francia.

Inoltre, secondo alcune eminenti voci come quella dell’economista e docente universitario statunitense Nicolas Mulder, la confisca dei beni statali russi non mancherebbe di presentare alcuni problemi. In primo luogo, infatti, mancherebbe un effetto coercitivo in grado di influenzare le parti sbagliate, minando così l'ordine basato sulle regole che i governi occidentali sostengono di difendere. In aggiunta, la spinta verso la confisca dei beni è principalmente guidata dalle difficoltà politiche interne nell'assicurare finanziamenti a lungo termine per Kiev. Ne deriva quindi che, come strumento di pressione, l’efficacia di questa misura è limitata, poiché la confisca delle riserve non costringerà Putin a porre fine alla sua guerra. È importante notare che il surplus delle partite correnti di 227 miliardi di dollari registrato dalla Russia nel 2022 ha reintegrato una parte significativa delle riserve, riducendo ulteriormente l'efficacia della confisca come strumento di pressione.

In seguito alla presa di posizione dell’UE, martedì 13 febbraio non è tardata ad arrivare la risposta della Russia, la quale ha avvertito l’Occidente che vi sarebbero state delle conseguenze nel caso in cui Stati Uniti e Unione Europea avessero sequestrato beni russi per un valore di centinaia di miliardi. La ministra degli Esteri russa Maria Zakharova ha affermato che la risposta di Mosca in tal caso sarebbe stata la confisca dei beni occidentali nel Paese.

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