Mestruazioni, assorbenti e IVA in Italia

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  Redazione
  20 June 2021
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Le mestruazioni sono ancora fonte di discriminazioni verso le donne e tutte le persone che le hanno (non tutte le donne hanno le mestruazioni e non tutte le persone che le hanno sono donne).

Discriminazioni che passano attraverso: gli svariati modi per non chiamarle col loro effettivo nome (le mie cose, il marchese, il barone rosso), i miti popolari di ogni tipo (durante il ciclo non fare i dolci perché non lievitano, non fare la mayonnaise perché impazzisce, non toccare i fiori altrimenti appassiscono), la vergogna di avere il ciclo (paura dei pantaloni che si macchiano, dell’assorbente che non si deve vedere sotto gli abiti, il non farsi vedere con un assorbente in mano mentre ci si dirige al bagno per cambiarlo).

Anche la tampon tax, ossia l’IVA (l’imposta sul valore aggiunto) applicata su assorbenti, tamponi e coppette mestruali è una discriminazione verso chi ha le mestruazioni, in quanto viene applicata su di essi un’aliquota tale da non considerarli beni di prima necessità, ma beni di lusso.

In tutti i Paesi, compresa l’Italia, esiste un elenco di prodotti considerati di prima necessità: quelli fondamentali per poter sostenere una vita dignitosa, che sono tassati meno, cosicché il prezzo per acquistarli è un po’ più basso, e più persone possono permetterseli. Esiste, inoltre, un elenco di prodotti considerati “non necessari” e tassati molto di più.

Entrando nello specifico italiano, quando un prodotto viene considerato di “prima necessità” è tassato del 4-5%, mentre un bene di lusso è tassato del 22%, il massimo previsto dal sistema fiscale italiano. Proprio in quest’ultimo rientrano tutti i prodotti igienico-sanitari femminili. Questo vuol dire che avere le mestruazioni è considerato un lusso che si può decidere di avere o meno, peccato che non sia affatto così, dal momento che non si sceglie di averle. Anzi, nel corso del periodo della vita fertile, in media i cicli mestruali sono 456, per un totale di circa 2.280 giorni, pari a 6,25 anni. La spesa pro-capite corrisponde a circa 1.704 euro per i soli assorbenti: una cifra che si alza di oltre 15.000 euro se a questi si aggiungono i medicinali per la cura dei sintomi e i prodotti anticoncezionali. Senza tralasciare che è impossibile fare a meno di prodotti igienico-sanitari durante il ciclo mestruale, di conseguenza appare evidente che l’attuale aliquota dell’IVA sugli assorbenti igienici è ingiusta e discriminatoria, in particolar modo sulle donne con basso reddito, per le quali, in alcuni casi, essa può addirittura risultare un limite alla piena e libera partecipazione alla vita sociale e pubblica, con pesanti conseguenze sulla salute sia fisica che psicologica.

Proprio per questo motivo la tampon tax è considerata da molti un’imposta ingiusta.

In Italia l’IVA sugli assorbenti è stata introdotta nel 1973 e, come per altri beni e servizi, è cresciuta nel tempo dal 12 al 22%.

Nel 2016 era già stata fatta una proposta di legge (di Possibile) per ridurre l’imposta, ma i risultati sono stati nulli.

Nel 2019 la camera dei deputati ha approvato un emendamento al decreto fiscale che abbassa l’IVA dal 22 al 5%, ma solo per gli assorbenti biodegradabili e compostabili, che rappresentano una minima parte dei prodotti in commercio e non sono comunemente usati dalle donne.

Questo perché molte non sono al corrente dei prodotti mestruali alternativi che sono in vendita, alcune persone non si sentono a loro agio nell’utilizzarli, altre semplicemente non vogliono. Ancora una volta è in gioco la libertà delle persone con le mestruazioni (la maggioranza donne) di poter scegliere e decidere autonomamente ciò che riguarda il proprio corpo.

Nel 2021, nonostante un emendamento presentato e firmato da Laura Boldrini per chiedere l’abbassamento dell’IVA dal 22 al 5% e nonostante la petizione “Il ciclo non è un lusso” dell’associazione Onde Rosa che ha raccolto circa 500mila firme su Change.org per chiedere di abolire la tampon tax e portare l’aliquota al 5% su tutti i prodotti igienico-sanitari femminili, il Parlamento ha approvato l’ultima legge di bilancio confermando ancora per il 2021 la tampon tax con l’IVA al 22% sugli assorbenti, tamponi, coppette e prodotti similari.

Una bella iniziativa di quest’anno proviene dalla catena LloydsFarmacia, che ha deciso di togliere l’IVA 22% sugli assorbenti per 7 mesi (fino al 31 dicembre 2021), con lo scopo di sollecitare un provvedimento nazionale che elimini questa discriminazione fiscale di genere.

La questione della tassazione degli assorbenti non va letta solo attraverso una lente economica, ma anche politica e culturale, perché equiparando i prodotti per le mestruazioni ad altri beni che non sono di prima necessità, come i telefoni o la birra, si manda alla società un messaggio distorto.

La battaglia su questo tema non è solo una questione femminile ma coinvolge tutti perché ha a che fare con la dignità degli individui e quindi con la qualità delle nostre democrazie.

a cura di Irene Ghirotto 

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