Passi avanti nel processo di riforma dei Trattati europei

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  Tiziano Sini
  30 November 2023
  2 minutes, 43 seconds

Il voto dello scorso 22 novembre al Parlamento europeo ha segnato un momento molto importate per le Istituzioni comunitarie, dando finalmente inizio a quel processo di riforma interno, necessario per consentire all’Ue di affrontare le sfide che questa epoca richiede.

Una visione che è stata puntualmente descritta dall’esponente di Renew Guy Verhofstadt, uno dei cinque correlatori della relazione: "Pressioni geopolitiche, migrazione, una guerra alle porte, pandemie, digitalizzazione, questioni legate all'allargamento… Quando il mondo cambia, l'Unione europea deve aggiornarsi”[1].

Nel dettaglio, dopo una lenta e piuttosto tortuosa genesi, è stato votato in maniera favorevoli dalla plenaria del Parlamento una proposta di risoluzione per chiedere l’apertura di una Convenzione che porti alla riforma dell’attuale architettura istituzionale europea; la relazione è stata approvata con 305 voti favorevoli, 276 contrari e 29 astenuti, mentre la risoluzione con 291 voti favorevoli, 274 contrari e 44 astenuti[2].

Come anticipato il raggiungimento di questo primo step non è stato assolutamente semplice, ma garantito in buona sostanza dall’impegno di 5 gruppi all’interno del Parlamento: Ppe, S&D, Renew, Verdi e Sinistra, che attraverso i loro rappresentanti hanno consentito di adottato in Commissione Affari costituzionali (AFCO), lo scorso 25 ottobre, il testo della relazione. Uno sforzo che ha dato così finalmente voce alle istanze promosse dalla società civile, durante la Conferenza sul futuro dell’Europa, rilevante e molto riuscito esperimento partecipativo.

Adesso la palla passerà al Consiglio dell’Ue che avrà il compito di convocare la Convenzione, che dovrà operare per l’effettiva riforma dei Trattati, ma per farlo dovrà trovare il parere favorevole di 14 Stati membri. A livello pratico l’attuale Presidenza spagnola, dopo la votazione della sopracitata risoluzione, ha la possibilità di sottoporre, ai Paesi membri, nel corso del Consiglio Affari Generali del prossimo 12 dicembre, la richiesta di trasmissione al Consiglio europeo della convocazione di una Convenzione per le riforme dei Trattati[3].

Nonostante, quindi, il traguardo prefissato sembri piuttosto lontano, gli orientamenti principali che dovranno guidare una futura riforma sembrano già piuttosto chiari e riassumibili in 5 principali cardini: un ruolo più rilevante da parte del Parlamento europeo, a cui dovrà essere conferita la pienezza del diritto di iniziativa legislativa, attraverso il ruolo di co-legislatore del bilancio a lungo termine.

La richiesta di uno snellimento nel processo decisionale in seno al Consiglio, ingessato dall’unanimità attualmente vigente, attraverso un uso maggiore della maggioranza qualificata, che dalle prime indiscrezioni sembrerebbe comunque concernere dei meccanismi cautelativi.

Passando infine alla designazione della Commissione stessa, che dovrebbe assumere un ruolo di vero e proprio organo esecutivo, anche per quanto riguarda i meccanismi di nomina, che ricadrebbero su Parlamento e Consiglio.

Mentre non secondario è la rilevanza che è stata data alla maggiore trasparenza e partecipazione, a partire dalla pubblicazione delle posizioni degli Stati membri su questioni legislative in seno al Consiglio ed il sostegno all’iniziativa referendaria europea[4].

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