Varianti Covid: dove si trova la prossima?

Perché l'omicron continua a dominare la situazione epidemiologica mondiale?

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  Redazione
  25 March 2024
  6 minutes, 20 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, Specialista in Otorinolaringoiatria e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Sono due fra i maggiori quesiti che gli epidemiologi si stanno ponendo: dove si trova la prossima variante COVID? Perché l'omicron continua a dominare la situazione epidemiologica mondiale?

La variante omicron di SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19, è in circolazione da più di un anno.

Prima che l'omicron diventasse dominante nella società, c'era stata una rapida successione di varianti identificate con le lettere dell’alfabeto greco da alfa, a beta, a gamma, a delta e così via.

Ma ora sembra che siamo di fronte a una serie infinita di combinazioni di lettere e di numeri che indicano le varianti genetiche e antigeniche di omicron: BA.2, BA.2.75, BA.5, BQ.1, BF.7, XBB – e la lista sta tuttora continuando.

Quindi cosa occorre affinché una nuova variante guadagni una lettera greca nel suo nominativo, e vedremo mai l’omicron sostituito con un altro virus?

A titolo di antefatto, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato nel maggio 2021 che alle varianti chiave di SARS-CoV-2 sarebbero stati assegnati nomi dall'alfabeto greco, oltre alle loro designazioni scientifiche.

Le varianti di SARS-CoV-2 sono state precedentemente denominate a seconda di dove sono state rilevate e identificate per la prima volta.

Cosa rende il denominativo di una variante virale?

Quando un virus come SARS-CoV-2 si replica, fa esattamente copie di se stesso. Questo processo è un po' come copiare un documento senza un correttore ortografico: si traduce sempre comportando prima o poi anche qualche errore di battitura.

Questi errori “biologici” potrebbero ad esempio portare a cambiamenti a carico degli amminoacidi che compongono una proteina, alterandone la struttura e/o la funzione.

Queste proteine formano l'architettura strutturale di un virus o di alcune delle molecole necessarie per la sua replicazione.

Quali sono le componenti strutturali di un coronavirus?

I coronavirus sono una grande famiglia di virus, alcuni dei quali infettano gli esseri umani.

Il coronavirus che sta alla radice dell’ infezione COVID-19 è il nuovo membro conosciuto di questa famiglia. E come altri coronavirus che infettano le persone, il nuovo coronavirus causa prevalentemente malattie acute a carico dell’apparato respiratorio.

All’interno del corpo virale, i coronavirus contengono un modello genetico chiamato RNA , molecola simile al DNA.

La molecola del RNA disposta in singolo filamento agisce come un messaggero molecolare che consente la produzione delle proteine necessarie per la replicazione di altri elementi del virus stesso.

Legate a questa stringa di RNA ci sono anche nucleoproteine specifiche che aiutano ad attribuire al virus la sua struttura e gli consentono di replicarsi in nuovi individui.

L'incapsulamento del genoma dell'RNA è rappresentato dall'involucro virale, il quale protegge il virus quando si trova al di fuori della cellula che lo ospita.

Questo involucro esterno è costituito da uno strato di lipidi, una barriera cerosa contenente molecole di grasso. Oltre a proteggere il prezioso carico genetico, questo strato contiene le diverse proteine strutturali necessarie al virus per infettare le altre cellule.

Le proteine dell'involucro incorporate in questo strato aiutano l'assemblaggio di nuove particelle virali una volta infettata una cellula.

Le proiezioni bulbose visibili all'esterno del coronavirus sono le cosiddette proteine “spike”, che conferiscono al virus il suo aspetto simile a una corona alla visione microscopica. Di qui il suo nome.

Le proteine spike agiscono come dei rampini che consentono al virus di agganciarsi alle cellule ospiti e aprirle per penetrare al loro interno.

Come tutti i virus, i coronavirus non sono in grado di prosperare e riprodursi al di fuori di un ospite vivente.

Di solito, questi errori o "mutazioni" nell'architettura o nei dispositivi indeboliscono il virus. Occasionalmente, però, rendono il virus più capace e idoneo a causare malattie nel genere umano, diffondersi e/o eludere il nostro sistema immunitario umano.

Quando virus con lo stesso set di errori di battitura vengono riscontrati in un numero sufficiente di soggetti ospiti, quel gruppo viene chiamato “variante”.

Ecco il motivo per il quale, finché SARS-CoV-2 continuerà a diffondersi, continuerà anche ad evolversi e seguiranno ad emergere nuove varianti.

Omicron senza fine

La sorveglianza genetica mondiale dell’OMS identifica le varianti di SARS-CoV-2 che hanno il potenziale per essere più trasmissibili, eludere meglio il nostro sistema immunitario o causare malattie più gravi. Questi sono classificati come varianti di interesse o varianti meritevoli di attenzione clinica. L'OMS ha designato cinque di tali varianti con i nomi delle lettere greche fino ad oggi.

Il 26 novembre 2021, B.1.1.529 è stato identificato come una variante preoccupante dall'OMS e rinominato “omicron”.

A quel tempo, omicron ha dimostrato un drastico cambiamento nell'evoluzione del virus, con il doppio del numero di mutazioni nella proteina spike (una proteina sulla superficie di SARS-CoV-2 che gli consente di attaccarsi alle nostre cellule) rispetto ad alfa e delta.

È stato questo drammatico cambiamento genetico, insieme alla sua maggiore capacità di trasmettere tra le persone ed eludere l'immunità precedente, che ha spinto l'OMS a nominare l'omicron come variante degna di considerazione clinica.

A partire da tale momento, l'omicron è considerata come l'unica variante che infetta le persone. Anche i virus Alfa, beta, gamma e delta sono ora tutti classificati come varianti.

Mentre ci sono differenze genetiche tra i discendenti di omicron, come BA.2 e BA.5 e i suoi nipoti XBB e BQ.1 , sono tutti ragionevolmente simili tra loro e al ceppo originale di omicron. Ecco perché sono considerati discendenti di omicron piuttosto che dalle loro varianti successive e distinte.

La ricerca di pi greco

Il continuo dominio epidemiologico di Omicron può essere in gran parte spiegato dalla sua maggiore capacità di diffondersi tra le persone e dalla sua capacità di eludere l'immunità ottenuta precedentemente dall'infezione e dalla vaccinazione.

È difficile per un virus significativamente diverso competere contro l'omicron e riuscire ad affermarsi.

A livello globale, gli scienziati continuano a monitorare l'evoluzione di SARS-CoV-2, anche se questo sta diventando più difficile da trattare in quanto allo sfiorire dell’epidemia gli sforzi dei test e della sorveglianza sul territorio sono stati fortemente ridimensionati.

La prossima variante degna della massima attenzione sarà chiamata “pi greco”. Tuttavia, affinché pi greco possa essere designato ufficialmente dalla scienza, è necessario che ci sia una sensibile differenza nella sua sequenza genetica rispetto a omicron. Non solo, anche la variante dovrebbe essere significativamente più virulenta e causare manifestazioni cliniche più gravi (maggiore morbilità).

Questa nuova variante di pi greco potrebbe provenire anche dagli animali.

Attualmente, mentre ci sono pochi casi documentati di animali che diffondono il virus COVID agli esseri umani, una diversa specie ospite altrove può consentire lo sviluppo di diverse mutazioni.

Oppure, pi greco potrebbe svilupparsi all'interno di un ospite immunocompromesso. Infatti, SARS-CoV-2 ha dimostrato la capacità di mutare rapidamente il suo corredo genetico in persone clinicamente vulnerabili il cui sistema immunitario lotta con scarso successo per eliminare il virus, dandogli così il tempo di sviluppare altre mutazioni.

In futuro che cosa potrà succedere?

Tutti i virus cambiano nel tempo e SARS-CoV-2 non è diverso. Altre varianti preoccupanti saranno probabilmente riconosciute.

Qualche buontempone ha suggerito che una volta esaurite le lettere greche, le nuove varianti potrebbero assumere il nome dalle costellazioni stellari.

Questo non è stato confermato ufficialmente, ma una cosa che sappiamo è che questo accadimento non è probabile che avverrà in tempi brevi.

Per cui continueremo a lungo a vedere le costellazioni con i soliti cannocchiali.

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