Elezioni in Venezuela, un sondaggio vede il presidente Maduro in netto svantaggio

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  Alessandro Dowlatshahi
  03 maggio 2024
  4 minuti, 21 secondi

Brutte notizie per il presidente venezuelano Nicolás Maduro. Un sondaggio condotto dall’istituto Meganalisis a tre mesi dalle prossime elezioni governative, che si terranno nel Paese sudamericano il prossimo 28 luglio, ha mostrato che il leader chavista potrebbe non rinnovare il suo mandato alla guida del Vnezuela. Al suo posto potrebbe diventare presidente Edmundo González Urrutia, candidato della coalizione d’opposizione Unidad Venezuela.

I risultati del sondaggio

Il sondaggio, condotto tra il 25 e il 28 aprile, ha interessato 1009 persone maggiorenni residenti in diverse zone del Venezuela. Agli intervistati sono stati posti quesiti in merito alle elezioni presidenziali del prossimo 28 luglio. Alla domanda sulle intenzioni di voto, questi sono stati i risultati delle risposte: Edmundo González Urrutia (32,4 per cento), Nicolás Maduro (11,2 per cento), Benjamin Rauseo (1,1 per cento), Antonio Escarri (0,9 per cento), altri (2 per cento); il 33,1 per cento degli intervistati ha dichiarato di non sapere cosa votare, mentre la quota degli astenuti si aggirerebbe intorno al 19,3 per cento.

Se così fosse, si tratterebbe di una vittoria schiacciante del candidato d’opposizione. Ma chi è González Urrutia? Per il 46,8 per cento dei Venezuelani intervistati, è uno sconosciuto. Di fatto, solo poco più della metà dei partecipanti all’inchiesta ha dichiarato di conoscere il candidato d’opposizione. Come si spiega, dunque, l’elevato tasso di gradimento per González Urrutia? Per sciogliere questo nodo, occorre fare un passo indietro.

Negli ultimi anni, a guidare la lista avversa a Maduro, Vente Venezuela, è stata María Corina Machado, leader liberale apprezzata dai suoi elettori e che, però, in vista delle prossime elezioni risulta fuori dai giochi. Una sentenza del Tribunale supremo di giustizia, controllato dal Presidente, nel 2021 l’ha infatti dichiarata incandidabile per 15 anni, a causa della sua partecipazione a un presunto tentato golpe. Per questo motivo, Machado ha proposto González Urrutia al suo posto nel testa a testa con Maduro. Stando al sondaggio, a pesare nella decisione degli elettori d’opposizione sarebbe proprio la fiducia nei confronti di Machado: nel 76,2 per cento dei casi, infatti, coloro che hanno dichiarato di sostenere González Urrutia lo farebbero per corrispondere alla volontà della loro leader.

A quanto pare, il carisma della politica di Vente Venezuela gioca un ruolo importante nelle opinioni di voto dei connazionali. A riguardo, sempre facendo riferimento al sondaggio, la quota degli intervistati che avrebbe votato Machado se avesse potuto candidarsi supera il 75 per cento; in questo scenario, invece, Maduro non avrebbe raggiunto il 9 per cento dei consensi.

Adiós Maduro?

Se le previsioni in merito al duello con González Urrutia dovessero realizzarsi, Maduro non otterrebbe il terzo mandato alla guida del Paese. Presidente del Venezuela dal 2013, il leader del Partido Socialista Unido del Venezuela (Psuv) in questi dodici anni ha portato avanti la linea politica del suo predecessore, Hugo Chávez, uno statista con idee autoritarie. Imperniando il suo governo attorno a un’ideologia accentratrice, Maduro ha indebolito notevolmente le istituzioni democratiche del Paese e ha limitato lo spazio d’azione delle forze d’opposizione. Gli episodi di repressione nei confronti di politici, giornalisti e attivisti sono stati numerosi in questi anni.

Tale soppressione delle libertà repubblicane venne contestata dagli Stati Uniti nel 2019. Sotto il governo di Donald Trump, gli Usa imposero al Venezuela un divieto totale alle esportazioni di gas naturale e petrolio nei mercati internazionali. A causa di queste sanzioni, l’economia del Paese, già in condizioni negative per via della cattiva gestione dell’amministrazione statale, venne pesantemente danneggiata: stando ai dati del 2022, l’inflazione si attestava attorno al 234%, mentre le famiglie con un reddito inferiore alla soglia della povertà rappresentavano l’81% della popolazione.

Licenza scaduta

Lo scorso autunno il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva tolto il divieto alle esportazioni di gas naturale e petrolio venezuelani. Alcuni analisti hanno riconosciuto dietro la scelta di Biden due principali ragioni: da una parte, l’urgenza di far fronte al rialzo del prezzo del petrolio a livello globale; dall’altra, la necessità di contenere la pressione migratoria venezuelana sulla frontiera americana. L’apertura commerciale, di una durata di sei mesi, era stata concessa a condizione che Maduro si impegnasse a ripristinare un ordinamento democratico nel Paese. Giunta a scadenza il 17 aprile scorso, tale licenza non è stata rinnovata, vista l’esclusione di Machado dalle liste dei candidati e considerato il sostanziale mantenimento della linea autoritaria da parte del leader chavista.

Il portavoce del dipartimento di stato americano, Matthew Miller, ha spiegato il motivo della reintroduzione delle sanzioni e ha rivolto un appello al governo di Caracas in un comunicato: «Chiediamo nuovamente a Maduro di permettere a tutti i candidati di partecipare alle elezioni e di rilasciare i prigionieri politici». Poco prima dell’inevitabile decisione di Washington, Pedro Tellechea, Ministro del petrolio e Presidente dell’azienda statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa), aveva dichiarato: «Con o senza le sanzioni statunitensi, l’industria petrolifera venezuelana non si fermerà».

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Alessandro Dowlatshahi

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America del Sud

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