Febbre dengue, il 2024 potrebbe segnare un nuovo record di casi in Sudamerica

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  Alessandro Dowlatshahi
  05 marzo 2024
  4 minuti, 36 secondi

Negli ultimi vent’anni l’incidenza globale della febbre dengue è incrementata notevolmente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) calcola che dal 2000 a oggi il numero dei contagi sia aumentato dieci volte tanto. La regione più colpita da questo virus è il Sudamerica, dove si registra l’80 per cento dei casi complessivi.

Preoccupazioni relative alla diffusione di questa malattia erano già circolate durante lo scorso anno, quando i contagi erano stati circa 5,5 milioni in tutto il globo, di cui 4,56 milioni in America Latina e nei Caraibi. Un record assoluto, che ha staccato di 1,74 milioni di unità le infezioni segnalate nel 2022 nel continente sudamericano. Parabola ascendente anche per quanto riguarda i decessi: 2.341 nel 2023, contro le 1.290 dei dodici mesi precedenti.

L’espansione della dengue in America Latina e nei Caraibi potrebbe farsi ancora più grave nel corso di quest’anno: secondo i dati forniti dalla Pan American Health Organization (PAHO), nei primi due mesi del 2024 i casi in Sudamerica sono stati oltre 1,5 milioni, mentre il numero dei decessi per cause connesse a tale virus è stato pari a 315.

Che cos’è la dengue

Diffusa soprattutto nei climi tropicali e subtropicali, la febbre dengue è una malattia virale trasmessa principalmente attraverso la puntura delle zanzare Aedes Egypti (conosciuta anche come “zanzara della febbre gialla”) e Aedes Albopictus (nota come “zanzara tigre”), mentre non si ha contagio diretto tra esseri umani. Come avviene la circolazione? Il virus rimane nel sangue della persona che lo contrae per un periodo compreso tra i due e i sette giorni; ed è in questo lasso di tempo che può essere prelevato da una zanzara e trasferito nel corpo di un altro individuo tramite puntura. La dengue esiste in cinque diversi sierotipi (DENV-1, DENV-2, DENV-3, DENV-4, DENV-5). L’infezione di uno di questi tipi virali non garantisce all’individuo l’immunità dagli altri.

La contrazione della dengue può innescare sintomi come febbre, mal di testa, dolori muscolari e intorno agli occhi. In casi molto rari, si possono sviluppare emorragie interne all’individuo, con conseguenze come lo shock circolatorio ed eventualmente la morte (la mortalità è dell’1-5 per cento).

Per far fronte alla malattia non c’è una vera e propria terapia. Di fatto, si lascia che le difese immunitarie presenti all’interno dell’organismo infettato agiscano sul virus. Cure mediche possono essere funzionali a ridurre l’entità di sintomi e lenire il dolore. Tuttavia, visto il crescente numero di casi, sono stati realizzati dei vaccini per prevenire l’infezione. Il prodotto più recente è stato sviluppato dall’azienda farmaceutica Takeda, che sta facendo grandi affari in Brasile e in Argentina, dove è in atto una situazione emergenziale in fase avanzata.

Punture sudamericane

E proprio in Brasile è stato registrato un record di contagi da dengue nel 2024. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, i brasiliani che hanno contratto il virus nelle prime sei settimane dell’anno sono stati 455.255, un dato che segna uno scarto del 218 per cento rispetto allo stesso periodo negli ultimi cinque anni. E che, secondo gli esperti, potrebbe quintuplicare entro la fine dell’anno. In rialzo anche il computo dei morti per cause connesse alla malattia, relativamente ai mesi di gennaio e febbraio: 258 quest’anno, 205 lo scorso. In questi giorni il Paese è corso ai ripari. Il governo Lula ha organizzato per la giornata di sabato 2 marzo il “D-Day” al fine di sensibilizzare la popolazione in merito alla prevenzione dalla malattia. In pratica, le autorità sanitarie brasiliane manderanno degli operatori nelle diverse località per comunicare ai cittadini dei consigli utili per contenere l’epidemia. Uno di questi, ad esempio, è quello di controllare la presenza di accumuli d’acqua stagnate, in cui la zanzara può deporre le uova.

La situazione è grave non solo in Brasile. Tutta l’area tropicale latinoamericana è interessata dalla dengue. In Perù a fine febbraio è stato decretato lo stato d’emergenza sanitaria: ben 18 mila contagi certificati e 32 morti dall’inizio dell’anno in tutto il Paese. Il provvedimento era già stato preso dall’Argentina, che negli ultimi giorni di dicembre aveva preso delle precauzioni su scala nazionale per rinforzare le misure di protezione, a fronte di 135.676 infezioni e 68 decessi in tutto il 2023. Non va meglio al Paraguay, dove i contagi registrati nelle prime sei settimane del 2024 sono stati oltre 95 mila, cifra che rappresenta un incremento pari al 425 per cento rispetto al quinquennio precedente.

I fattori della diffusione

Tale crescita dei casi nell’area è dovuta a condizioni climatiche che hanno favorito la proliferazione delle zanzare che fanno da vettore per la diffusione del virus. L’aumento delle temperature connesso al cambiamento climatico ha giocato un ruolo decisivo. Così come il fenomeno meteorologico denominato El Niño che, tra dicembre e gennaio, ha generato un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico, con conseguenze sul grado di umidità dell’aria e la frequenza delle precipitazioni atmosferiche.

Accanto a questi fattori, è possibile ricondurre l’aumento del numero dei casi a fattori sociali e politici che riguardano il nostro tempo, come la fragilità dei sistemi sanitari nel mezzo della pandemia di Covid-19 e le difficoltà che i governi di vari Paesi hanno nella gestione di crisi umanitarie e movimenti di masse di popolazione.

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Alessandro Dowlatshahi

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