Giornalismo e intelligenza artificiale: amici o nemici?

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  Valeria Fraquelli
  24 maggio 2024
  4 minuti, 37 secondi

La rivoluzione avviata dai nuovi media e dall’intelligenza artificiale sta investendo anche il mondo del giornalismo, che pare non essere ancora pronto a tale cambiamento. Con i social media si è già assistito ad un radicale mutamento delle modalità di ricerca dell'informazione del pubblico: le notizie vengono lette sui social, le contaminazioni tra mondo dell’informazione e intrattenimento sono continue; insomma, le persone preferiscono leggere le notizie sul proprio smartphone e in tempo reale - insieme a brevi video - anche per effetto di uno stile di vita frenetico e del poco tempo da dedicare all'informazione.

Tra l'altro, negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale e il machine learning si stanno diffondendo a macchia d'olio. Ad esempio, ne si vedono gli effetti nella selezione di contenuti automatizzata poiché affidata ad un logaritmo, così come la creazione di newsletter personalizzate per ogni utente, che ormai è sempre più un cliente con gusti e desideri ben precisi da individuare. Anche i podcast vengono affidati all’intelligenza artificiale al fine di ottimizzarli e renderli di facile fruizione da parte di un vasto pubblico.

È comunque innegabile che il lavoro del giornalista negli ultimi anni sia cambiato. In passato, si occupava di cercare le fonti e di scrivere articoli, mentre oggi chi fa informazione deve pensare a scrivere un articolo che sia appetibile per lettori sempre più disattenti - con una soglia dell’attenzione sempre più bassa - senza dimenticare di usare la scrittura SEO per posizionare l'articolo nei primi posti dei motori di ricerca; un articolo che vada bene per i social network, abbastanza accattivante e accompagnato da fotografie che attirino il lettore e lo spingano a cliccarlo; accoppiare uno o più video interessanti e coinvolgenti per fare sì che anche i più impegnati abbiano voglia di informarsi. Inoltre, conta anche l'utilizzo che si fa dell’intelligenza artificiale in questo ambito: questa tecnologia può sicuramente aiutare, a patto che non se ne abusi e non diventi per i giornalisti una sorta di scorciatoia per facilitarsi nella scrittura di più articoli e in minor tempo.

Ma se “i film ci hanno abituati a pensare all’Intelligenza Artificiale come a una macchina che può di fatto sostituire un essere umano - spesso anche nelle fattezze - si tratta, per l’appunto, solo di una finzione cinematografica”, l’intelligenza artificiale non è di fatto umana: non può sostituirsi ai veri giornalisti né fare il loro lavoro, rassicurano gli esperti. Quindi, siamo di fronte a una sfida, quella di capire come conciliare il giornalismo e il ruolo del giornalista di fianco all’intelligenza artificiale e alle sue molteplici sfaccettature. 

Tuttavia, negli ultimi anni, sono nati nuovi progetti che potrebbero rivelarsi ottimali. Un esempio sono “I progetti SMART Journalism e SMART Radio, finanziati con i fondi Digital News Innovation di Google, per creare contenuti pensati appositamente per il singolo lettore. Nel caso dello Smart Journalism, ha spiegato ampiamente l’esperto di giornalismo e intelligenza artificiale David Graus, “attraverso l'invio di una newsletter con i cinque articoli più apprezzati della settimana, si è riusciti a raccogliere le preferenze dei lettori, a cui successivamente è arrivata solo una lista di contenuti selezionati per interesse. Per quanto riguarda la radio, invece, è stato messo a punto uno strumento capace di scegliere automaticamente, tagliare ed etichettare interventi radiofonici cercati dal giornalista o dall'ascoltatore: pensare di farlo manualmente a ogni ora, tutti i giorni, è impossibile. Per questo motivo, il progetto è risultato vincitore del Marconi Online Award 2019 per l'innovazione della radio del futuro”.

Certo, non mancano le paure e i difetti ancora legati all’intelligenza artificiale. Alcuni pensano che questa nuova tecnologia prenderà il sopravvento e rischierà seriamente di cancellare il lavoro del giornalista. Ci sono anche coloro che, per buone ragioni, si rifanno all’etica perché scrivere un articolo è molto più di un insieme di parole: è tecnica, scrematura delle fonti, è porre la firma in calce ad un articolo, una cosa che l’intelligenza artificiale non può fare. Un altro problema molto sentito dai giornalisti è il pericolo delle fake news e dei plagi. A causa dell’intelligenza artificiale, la violazione del copyright diventa la regola, con la copia di articoli che hanno richiesto numerose ore di lavoro e che sono frutto di anni di esperienza maturata sul campo. Viene quindi a mancare il rispetto per il giornalista e per la sua opera. Si vengono anche creare dal nulla notizie palesemente false, al solo scopo di ottenere qualche like in più. Di fronte a tale scenario, gli entusiasti dell’intelligenza artificiale credono - e anche loro hanno ragione sotto alcuni punti di vista - che questa tecnologia riuscirà in qualche modo ad agevolare il lavoro del giornalista, ad aiutarlo e a fargli risparmiare tempo prezioso.

In conclusione, si può dire che l’intelligenza artificiale, come tutte le tecnologie del resto, funziona bene se la sappiamo usare correttamente e se impediamo che prenda il sopravvento. Non ci sono tecnologie buone o cattive: tutto dipende da come le si usa.

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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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