La rivoluzione avviata dai nuovi media e dall’intelligenza
artificiale sta investendo anche il mondo del
giornalismo, che pare non essere ancora pronto a tale cambiamento. Con i social media si è già assistito ad un radicale mutamento delle modalità di ricerca dell'informazione del pubblico: le notizie vengono lette sui social, le contaminazioni tra mondo dell’informazione e intrattenimento sono continue; insomma, le persone preferiscono leggere le notizie
sul proprio smartphone e in tempo reale - insieme a brevi video - anche per effetto di uno stile di vita frenetico e del poco tempo da dedicare all'informazione.
Tra l'altro, negli
ultimi anni, l’intelligenza artificiale e il machine learning si stanno diffondendo a macchia d'olio. Ad esempio, ne si vedono gli effetti nella selezione di contenuti automatizzata poiché affidata
ad un logaritmo, così come la creazione di newsletter personalizzate per ogni
utente, che ormai è sempre più un cliente
con gusti e desideri ben precisi da individuare. Anche i podcast vengono affidati
all’intelligenza artificiale al fine di ottimizzarli e renderli di facile
fruizione da parte di un vasto pubblico.
È comunque innegabile che il lavoro del giornalista negli ultimi anni sia cambiato. In passato, si occupava di cercare le fonti e di scrivere articoli, mentre oggi chi fa informazione deve pensare
a scrivere un articolo che sia appetibile per lettori sempre più
disattenti - con una soglia dell’attenzione sempre più bassa - senza dimenticare di usare la scrittura SEO per posizionare l'articolo nei primi posti dei motori di ricerca; un
articolo che vada bene per i social network, abbastanza accattivante e accompagnato da fotografie che attirino il lettore e lo spingano a cliccarlo; accoppiare uno o più video
interessanti e coinvolgenti per fare sì che anche i più impegnati
abbiano voglia di informarsi. Inoltre, conta anche l'utilizzo che si fa dell’intelligenza artificiale in questo ambito: questa tecnologia può sicuramente aiutare, a patto
che non se ne abusi e non diventi per i giornalisti una sorta di
scorciatoia per facilitarsi nella scrittura di più articoli e in minor tempo.
Ma se “i film ci hanno abituati a pensare all’Intelligenza Artificiale come a una macchina che può di fatto sostituire un essere umano - spesso anche nelle fattezze - si tratta, per l’appunto, solo di una finzione cinematografica”, l’intelligenza artificiale non è di fatto umana: non può sostituirsi ai veri giornalisti né fare il loro lavoro, rassicurano gli esperti. Quindi, siamo di fronte a una sfida, quella di capire come conciliare il giornalismo e il ruolo del giornalista di fianco all’intelligenza artificiale e alle sue molteplici sfaccettature.
Tuttavia, negli ultimi anni, sono nati nuovi progetti che potrebbero rivelarsi ottimali. Un esempio
sono “I
progetti SMART Journalism e
SMART Radio,
finanziati con i fondi Digital News Innovation di Google, per creare contenuti pensati appositamente per il singolo lettore. Nel caso
dello Smart
Journalism”,
ha spiegato ampiamente
l’esperto di giornalismo e intelligenza artificiale David
Graus, “attraverso l'invio di una newsletter con i cinque articoli
più apprezzati della settimana, si è riusciti a raccogliere le
preferenze dei lettori, a cui successivamente è arrivata solo una
lista di contenuti selezionati per interesse. Per quanto riguarda la
radio, invece, è stato messo a punto uno strumento capace di
scegliere automaticamente, tagliare ed etichettare interventi
radiofonici cercati dal giornalista o dall'ascoltatore: pensare di
farlo manualmente a ogni ora, tutti i giorni, è impossibile. Per
questo motivo, il progetto è risultato vincitore del Marconi Online Award
2019 per l'innovazione della radio del futuro”.
Certo, non mancano le paure e i difetti ancora legati all’intelligenza artificiale. Alcuni pensano che questa nuova tecnologia prenderà il
sopravvento e rischierà seriamente di cancellare il lavoro del
giornalista. Ci
sono anche coloro che, per buone ragioni, si rifanno all’etica
perché scrivere un articolo è molto più di un insieme di
parole: è tecnica, scrematura delle fonti, è porre la firma in calce ad un articolo, una cosa che l’intelligenza artificiale non può fare. Un
altro problema molto sentito dai giornalisti è il pericolo delle fake
news e dei plagi. A causa dell’intelligenza artificiale, la violazione del copyright diventa la regola, con la copia di articoli che hanno richiesto numerose ore di lavoro e che sono frutto di anni di
esperienza maturata sul campo. Viene quindi a mancare il rispetto per il
giornalista e per la sua opera. Si vengono anche creare dal nulla
notizie palesemente false, al solo scopo di ottenere qualche like in
più. Di fronte a tale scenario, gli entusiasti dell’intelligenza artificiale credono - e anche loro hanno ragione sotto alcuni punti di vista - che questa tecnologia riuscirà in qualche modo ad agevolare il lavoro del giornalista, ad aiutarlo e a fargli risparmiare tempo prezioso.
In conclusione, si può dire che l’intelligenza artificiale, come tutte le tecnologie del resto, funziona bene se la sappiamo usare correttamente e se impediamo che prenda il sopravvento. Non ci sono tecnologie buone o cattive: tutto dipende da come le si usa.
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L'Autore
Valeria Fraquelli
Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.
Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.
La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.
La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.
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