Il contrasto agli Hate speech

L'importanza della lotta ai discorsi d'odio

  Articoli (Articles)
  Arianna Amodio
  08 febbraio 2023
  3 minuti, 51 secondi

Lieve e opaco è il confine tra libertà di espressione ed il rispetto della dignità e dell'identità di una persona. Spesso è difficile riuscire a comprendere quale dei due diritti prevalga, come bilanciare le libertà e le garanzie fondamentali. Spesso l’interpretazione sacrifica i diritti umani di chi forse andrebbe maggiormente tutelato, mentre altre volte si tende a censurare la libertà di parola ed espressione per proteggere la reputazione e la privacy di chi invece non se lo meriterebbe. Difficile è anche comprendere dove e quando commenti e giudizi sfocino in vere espressioni di odio, denominate come “hate speech”. Il Consiglio d’Europa pone ogni anno grande attenzione a questa tematica e si è prodigato per lo sviluppo di manuali e documenti volti a definire il fenomeno e le possibili azioni di contrasto.

Il Comitato dei Ministri ha definito precisamente gli hate speech come “tutte le forme di espressione miranti a diffondere, fomentare, promuovere o giustificare l’odio razziale, la xenofobia, l’antisemitismo o altre forme di odio fondate sull’intolleranza, tra cui l’intolleranza espressa sotto forma di nazionalismo aggressivo e di etnocentrismo, la discriminazione e l’ostilità nei confronti delle minoranze, dei migranti e delle persone di origine immigrata. Altre forme di discriminazione e pregiudizio, come l’antiziganismo, la cristianofobia, l’islamofobia, la misoginia, il sessismo, il pregiudizio basato sull’orientamento sessuale e l’identità di genere rientrano chiaramente nell’ambito dell’incitamento all’odio su cui si basa la Campagna”. L’articolo 30 della Dichiarazione dei diritti umani fa poi implicitamente riferimento a ciò in quanto vieta ad ognuno, stato, gruppo o individuo, di usare uno dei diritti umani per andare a ledere quello di altri. In particolare nel caso specifico, il divieto riguarda la libertà di espressione e di parola, che non può essere usata quale difesa o giustificazione nel pronunciare discorsi o espressioni che incitano all’odio.

Il Consiglio d’Europa, in collaborazione con associazioni ed organizzazioni nazionali, organizza campagne, soprattutto attraverso i social media, volte ad evitare la diffusione di un odio che, attraverso internet e canali di comunicazione online, rischia di crescere e diffondersi. Il rischio principale è che da discorsi e parole si passi ad azioni concrete, spesso anche violente ed aggressive. L’obiettivo è evitare la risalita della "piramide dell'odio", che partendo da stereotipi arriva attraverso pregiudizi razzisti, discriminazione e proprio discorsi d'odio, ai crimini d'odio, come omicidi, genocidi o stupri etnici. Eventi tremendi, e purtroppo troppo frequenti, che vanno appunto contrastati dalle origini. Il caso italiano in questo senso è particolare ed interessante in quanto offre spunti di riflessione in merito ai principali pregiudizi di carattere razzista e alle più frequenti e diffuse manifestazioni d’odio. Nel nostro paese la maggior parte di tali discorsi sono rivolti alla minoranza Rom e agli immigrati, soprattutto se musulmani, i quali vengono spesso additati come "terroristi" o "ladri". 

Una delle campagne più importanti e impattanti che ha interessato i discorsi d’odio presenti in Italia in senso generale, in grado di attirare l'attenzione, è stata quella proposta da testate giornalistiche cattoliche, patrocinata poi dalla camera dei deputati e dal senato della repubblica, dal nome “le parole possono uccidere”. La campagna ha deciso di sfruttare in modo molto forte delle fotografie di persone, chiaramente appartenenti ai gruppi sopra detti, i cui volti sono stati deformati dal foro di un proiettile, la cui scia è formata da insulti e giudizi.

La parola come un proiettile, la parola come un’arma potente tanto quelle vere. La parola come un modo per annientare non solo fisicamente ma anche psicologicamente l’identità di una persona o di un gruppo. Il desiderio di questa campagna, così come dell’impegno del consiglio d’Europa, è infatti quello di far capire gli effetti di ciò che spesso si sminuisce e si ritenga essere “solo” un commento, una battuta, o un semplice stereotipo. L’obiettivo è de-costruire tali costrutti artificiali, etichette sedimentate ormai da tempo nella cultura di ognuno, che non permettono il superamento di barriere ed ostacoli quali la xenofobia e il razzismo.

No hate speech è la priorità e l’obiettivo principale che si vuole raggiungere soprattutto attraverso i giovani, attraverso narrazioni alternative, che sfruttano i vari metodi di comunicazione ed espressione, dalla scrittura alla fotografia, dal disegno alla musica, per trasformare messaggi razzisti in parole di inclusione.


Copyright © 2023 - Mondo Internazionale APS - Tutti i diritti riservati

Le fonti impiegate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

https://rm.coe.int/bookmarks-ita-ed-rev-2016/16808b7527

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/schede/Articolo-30-Non-violateli-piu/34

https://www.famigliacristiana.it/speciali/migliorisipuo/

Fonte immagine:

https://pixabay.com/it/photos/...

Condividi il post

L'Autore

Arianna Amodio

Arianna Amodio, classe 2001, iscritta al terzo anno della Triennale di Scienze delle Relazioni Internazionali dell'Università Statale di Milano, é autrice per la sezione di Diritti Umani del MIPost. Interessata a questioni inerenti in particolare alla tutela dei diritti umani e a progetti di peace building, aspira ad una carriera giornalistica.

Categorie

Diritti Umani

Tag

odio consiglio d'Europa