Honduras: lo "scudo contro l'aborto"

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  Chiara Andreoli
  20 dicembre 2022
  5 minuti, 27 secondi

Nel gennaio del 2021, il parlamento honduregno, a maggioranza conservatrice, ha approvato una riforma costituzionale che impedisce la legalizzazione dell’aborto ed inasprisce ulteriormente il divieto, rendendo la legge del paese latinoamericano in materia di interruzione di gravidanza una tra le più severe al mondo.

La Costituzione dell’Honduras, all’articolo 67, recitava “il nascituro andrà considerato come nato entro i limiti stabiliti dalla legge” - “Al que está por nacer se le considerará nacido para todo lo que le favorezca dentro de los límites establecidos por la ley”. La riforma aggiunge poi che “si considera proibita ed illegale da parte della madre o di un terzo ogni forma di interruzione della vita del nascituro che deve essere rispettata fin dal concepimento. Questa previsione costituzionale potrà essere modificata solo da una maggioranza di tre quarti del Congresso Nazionale e le sue disposizioni rimarranno in vigore anche in caso di successiva modifica o abrogazione da parte di un’altra riforma costituzionale. Sono nulle e invalide le disposizioni di legge che stabiliscano il contrario”.

Il divieto di aborto non è nuovo nella Costituzione honduregna, ed è infatti presente già dal 1982, ma queste nuove disposizioni rendono praticamente impossibile una riforma dell’articolo, dato che servirebbero 96 voti su 128 in un parlamento a maggioranza conservatrice. Il Paese rimane quindi uno dei pochi Stati del Sudamerica in cui l’aborto è totalmente illegale, anche nei casi di stupro, incesto, gravi malformazioni del feto o di pericolo di vita per la madre. Il codice penale, agli articoli 126 e seguenti, punisce l’aborto con il carcere da tre a sei anni per la donna e fino a dieci anni per l’operatore sanitario che lo pratica. L’Honduras è anche l’unico Paese dell’America Latina ad aver bandito i metodi contraccettivi di emergenza, vietandone il commercio dal 2009 - tramite decreto n.54/2009 - e prevedendo, per chi li assume, la stessa pena prevista per il reato di aborto.

Fin da subito, molte organizzazioni sociali, reti e piattaforme femministe si sono opposte alla riforma costituzionale, con il sostegno del Sistema delle Nazioni Unite, dell’Ufficio in Honduras dell’Alto Commissariato per i diritti umani (Ohchr) e di numerose organizzazioni internazionali.

Nel giugno del 2021, la Corte Costituzionale ha ammesso un ricorso di incostituzionalità presentato dalla piattaforma femminista Somos Muchas, in cui si evidenzia l’incompatibilità delle nuove disposizioni con alcune delle convenzioni internazionali ratificate dall’Honduras, rappresentando una violazione di vari diritti di donne e ragazze. In particolare, le organizzazioni che fanno parte di Somos Muchas chiedono di dichiarare l’invalidità della norma modificata, permettendo la depenalizzazione dell’aborto in almeno tre casi: rischio per la vita della donna/ragazza incinta, malformazione del feto, gravidanza a seguito di una violenza sessuale.

Con l’obiettivo di sostenere il ricorso di incostituzionalità, l'organizzazione internazionale Women’s Link Worldwide ha introdotto presso la Corte Suprema di giustizia un amicus curiae - espressione con cui ci si riferisce a chiunque, che non sia parte in causa, offra informazioni alla corte, su incarico della stessa o volontariamente, su un aspetto della legge o su altre parti del caso, per aiutare la corte a decidere. L’organizzazione è intervenuta ricordando ai magistrati che “il diritto alla salute sessuale e riproduttiva, in particolare all’aborto, fa parte dell’accesso alla salute in condizioni di uguaglianza e non discriminazione”, affermando inoltre che la criminalizzazione assoluta dell’aborto in Honduras e la relativa elevazione a rango Costituzionale costituiscono misure che aumentano i rischi e pericoli per le donne, lasciate senza protezione di fronte ad un sistema che non riconosce pienamente i loro diritti.

Come sostiene Maria Aguiluz, avvocato di Women’s Link Worldwide, considerare l’aborto come un crimine non è una misura che lo previene, ma che al contrario impedisce a donne e ragazze di usufruire di servizi sanitari sicuri, costringendole a ricorrere a procedure illegali e pericolose per la propria vita.

L'Honduras è uno dei Paesi con il tasso di gravidanze adolescenziali più alto dell’America Latina. Le Nazioni Unite riportano infatti che almeno una donna su quattro è rimasta incinta prima dei diciannove anni e quasi la metà di queste gravidanza sono il risultato di violenza sessuale. Nel 2021 si è registrato un aumento del 36% dei casi di violenza sessuale rispetto agli anni precedenti. Il 65% delle aggressioni è stato perpetrato contro ragazze e donne di età compresa tra 0 e 19 anni. L’aumento delle aggressioni a ragazze e adolescenti tra i 10 e i 19 anni è stato del 32%.

Questi dati sono inevitabilmente collegati al crescente numero di aborti clandestini nel Paese ed all’aumento dei rischi per la vita di donne e ragazze. Secondo i registri degli ospedali pubblici, tra il 2014 e il 2019, il 30% delle donne morte per complicazioni durante la gravidanza e il parto avrebbe potuto essere salvato da un’interruzione tempestiva della gravidanza. Oltre a questo, l’ONG dell’Honduras per i diritti delle donne stima che ogni anno vengano praticati tra i 51.000 e gli 82.000 aborti clandestini, con un tasso di mortalità materna del 5%. I dati raccolti dal ministero della sanità dell’Honduras dimostrano che più di 15.000 donne sono state ricoverate in un anno a causa di aborti clandestini.

La depenalizzazione dell’aborto in Honduras costituirebbe un grande progresso verso la garanzia del diritto alla salute sessuale e riproduttiva per le donne. Nonostante, dopo un anno, non vi sia stata alcuna risposta all’ammissione del ricorso di incostituzionalità, le attiviste dei movimenti femministi continuano a sperare che il ricorso venga preso in considerazione davanti alla Corte di Cassazione, come afferma Jennifer Osorto, attivista dell’organizzazione Optio.

Se la pratica dell’aborto venisse depenalizzata donne e ragazze avrebbero la possibilità di non sottoporsi a una gravidanza derivante da stupro e si ridurrebbero i tassi di mortalità materna, senza costringere nessuna, se non per propria decisione, ad interrompere la gestazione. Si tratta di una grande esigenza, di una questione di salute pubblica, di una battaglia che le donne e le organizzazioni internazionali dovranno continuare a combattere. Infatti, come dichiarato dall’ONU fin dai giorni successivi all’approvazione dello scudo contro l’aborto, si tratta di una misura che costituisce l’interruzione di ogni possibile progresso nei diritti riproduttivi di donne e bambine in Honduras.”


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Le fonti utilizzate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

https://masterx.iulm.it/today/honduras-riforma-proibisce-aborto/

https://www.laiga194.it/aborto-in-america-latina-cosa-sta-accadendo-in-cile-e-in-honduras/

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2021/01/22/hondurasinasprito-divieto-di-abortotra-piu-severi-al-mondo_84227b7e-b88b-4af1-a9ae-bd4b14b30483.html

https://www.biodiritto.org/Biolaw-pedia/Normativa/Honduras-Legge-35-494-modifica-costituzionale-contro-la-legalizzazione-dell-aborto

https://www.pressenza.com/it/2022/09/honduras-depenalizzare-laborto-e-necessario/

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