I disturbi alimentari: l'eredità del Covid 19

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  Maria Pol
  11 ottobre 2023
  2 minuti, 43 secondi

Il periodo vissuto con il Covid 19 sembra un incubo ormai giunto alla fine, ma ad oggi ci troviamo a combattere con quello che esso ha lasciato.

Infatti, questo virus ha colpito vari settori e ambiti della società: uno più di tutti, la salute mentale. Sarebbero infatti aumentati del 40% i casi di disturbi del comportamento alimentare nei primi sei mesi di pandemia.

Ma cosa si intende per “disturbi del comportamento alimentare”, o per abbreviare, “DCA e per quale motivo assistiamo ad un imponente aumento di questi casi? Prima di tutto sono definiti come dei “Comportamenti patologici di tipo ossessivo nei confronti del cibo, con gravi ripercussioni organiche”.

I casi più allarmanti e purtroppo diffusi dei “DCA” sono: l’anoressia nervosa, che consiste in una forte restrizione alimentare con l’obiettivo da parte del soggetto di perdere una forte quantità di peso; il binge eating (alimentazione incontrollata) che si basa su un comportamento da parte dell’individuo che sente la necessità di mangiare per poi sentire un forte senso di colpa poco dopo, e purtroppo molto spesso questo disturbo è accompagnato da un altro, la bulimia nervosa che comporta la volontà di espellere tutto quello che si è mangiato in queste “abbuffate”. E’ facile rendersi conto che questi problemi sono molto pericolosi se i malati non vengono aiutati e sostenuti nei giusti modi.

La domanda che sorge quindi è: come nascono questi disturbi?

La semplice risposta è che non esiste una specifica ragione per cui qualcuno soffra di questo disturbo, ma ne esistono molteplici e varie: si tratta di un sistema complesso che si innesca per varie ragioni differenti a seconda della storia del singolo individuo. E’ giusto però sottolineare che chi sembra soffrirne maggiormente sono gli adolescenti e i giovani adulti, in particolare le donne, anche se non è da sottovalutare la problematica che ne costituisce per gli uomini. Infatti, in Italia è il 5% della popolazione a soffrire di questi disturbi: 3 milioni di italiani, che si distribuiscono al 59% tra i ragazzi di età compresa 13-25 anni.

L’aumento dei casi di questo disturbo è stato fortemente influenzato da una semplice combinazione: il Covid ci ha portato a chiuderci in casa e ad utilizzare un unico strumento per rapportarci con il mondo, i social media.

Se da una parte, i social sono stati una piacevole distrazione durante questo periodo, dall’altra parte sono stati sicuramente un'arma pericolosa. E’ una verità che non ha dovuto mostrare il Covid: quello che si trova su internet non sempre è reale. Le immagini che si presentano sotto i nostri occhi ogni giorno hanno un impatto sulla nostra immagine di “bello” e “reale” che può portare a queste problematiche che hanno un peso ben importante non solo sui giovani, ma sulla società in senso largo.

Questa è solo una delle innumerevoli eredità che la pandemia ci ha lasciato: un nodo che sarà difficile da sciogliere.

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L'Autore

Maria Pol

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