Il sostegno offerto ai profughi ucraini dall'oratorio Don Bosco di Chişinău: interviste - Parte 2

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  Valentina Ruaro
  01 ottobre 2022
  7 minuti, 9 secondi

Gli effetti dell’invasione Ucraina sulle persone sono stati e continuano ad essere devastanti. I dati forniti da UNHCR contano 4,8 milioni di rifugiati dall’Ucraina registrati in tutta Europa. Gli Stati situati al confine dell’Ucraina si sono organizzati per fornire aiuti alle famiglie che scappano dalla guerra. Questo è il caso dei salesiani dell’Oratorio Don Bosco di Chişinău, capitale della Moldavia, che dallo scoppio del conflitto russo-ucraino si sono organizzati per offrire svariati posti letto ai rifugiati in fuga. Dal 16 al 26 agosto ho intrapreso un’esperienza di volontariato presso l’Oratorio di Chişinău. Durante la mia permanenza ho avuto l’opportunità di intervistare Nadia, donna rifugiata ucraina che, insieme alla sua famiglia, ha trovato alloggio presso la casa salesiana di Chişinău.

Intervista a Nadia, profuga ucraina

Si presenti:

Sono Nadia, ho 72 anni e sono nata a Kiev ma sono cresciuta a Vinnytsya, una città situata sulle rive del fiume Buh Meridionale nell’Ucraina centrale, nonché vittima di feroci bombardamenti da parte dell’esercito russo avvenuti a metà luglio che hanno provocato la morte di svariati civili. L’attacco era inaspettato, la notizia è andata su tutti i giornali e il centro della città è stato fortemente rovinato. Ho iniziato i miei studi a Vinnytsya, trasferendomi poi a Kiev successivamente ad essere stata ammessa all’Istituto Pedagogico di Lingue Straniere di Kiev. Adesso vivo a Kiev con mio marito ed ho una figlia, Rina. Ho lavorato come interprete ma principalmente ho insegnato ed insegno ancora la lingua inglese presso l’istituto Politecnico di Kiev.

Come ha percepito lo scoppio della guerra?

È successo tutto accidentalmente. Avevo compreso che la situazione fosse fragile, in quanto, eravamo bombardati dalle notizie sui piani dei russi ma era impossibile credere che i nostri fratelli e sorelle avrebbero iniziato una guerra contro di noi. Io cercavo di evadere dalla realtà, vivevo nella mia bolla con la mia famiglia ed il mio lavoro.

Erano le quattro di mattina del 24 febbraio, mio marito mi ha svegliata dicendomi “Nadia stanno bombardando Kiev”, ha immediatamente chiamato nostra figlia Rina avvisandola di andare al riparo alla fermata della metro che è situata a pochi metri da casa nostra. Abbiamo preso i nostri documenti, ci siamo vestiti e ci siamo riparati alla stazione metropolitana. Dopo qualche ora, ci è stato comunicato che i bombardamenti fossero finiti, siamo ritornati nel nostro appartamento per prendere degli indumenti che ci tenessero al caldo e qualcosa da mangiare. La stazione della metro era piena, c’era molta confusione. Siamo rimasti in quella fermata per circa due settimane, dal 24 febbraio al 7 di marzo se non erro. Inizialmente, nella stazione della metro non c’era neanche da mangiare, ma in due giorni i volontari ci hanno portato molti alimenti. I primi giorni abbiamo sofferto molto il freddo, in quanto, eravamo sdraiati sulla piattaforma della metro. Successivamente il transito dei treni è stato bloccato, c’era anche un treno fermo sulle rotaie e potevamo utilizzarlo per sdraiarci e stare al caldo. La stazione era molto trafficata, c’erano persone che arrivavano e persone che lasciavano l’Ucraina. Ci stavano bombardando tutti i giorni, si poteva sentire il rumore delle bombe dalla piattaforma della metro.

Ero molto preoccupata per mia figlia e lei ci ha detto che non si sarebbe mai separata da noi. Ho chiesto a mio marito di chiamare qualcuno, di chiedere aiuto per lasciare l’Ucraina, è stata una mia idea. Siccome mio marito è ebreo, ha chiamato la sinagoga di Kiev chiedendo aiuto. Il giorno dopo ci hanno chiamato e ci hanno proposto di andare alla Sinagoga dove partivano svariati pullman che portavano le persone ucraine in diversi Paesi confinanti con l’Ucraina. Ci hanno proposto di lasciare l’Ucraina in tre ore per andare in Polonia ma non eravamo ancora pronti, dovevamo prendere tutti i nostri documenti e qualche indumento, allora non siamo partiti. Il giorno dopo ci hanno chiamato avvisandoci che stava partendo l’ultimo pullman dalla Sinagoga. Siamo partiti dall’Ucraina con solo i nostri documenti. Non sapevamo dove l'autobus ci stesse portando, chiedevamo informazioni ma non ci rispondevano. Durante il tragitto abbiamo compreso che ci stavamo dirigendo verso il sud dell’Ucraina. Abbiamo superato il confine con la Moldavia, alle dogane non abbiamo avuto problemi, abbiamo semplicemente mostrato il nostro passaporto. Il bus è arrivato alla sinagoga di Chisinau, c’erano moltissime persone. Rina ha trovato un hotel dove pernottare ma erano molto costosi, in quanto, gli alberghi erano tutti pieni e non si erano ancora organizzati per l’ondata di profughi. Eravamo molto stanchi e mia figlia ha deciso di pagare l’hotel per una notte. Il giorno dopo l’amministratore dell’hotel ci ha dato il contatto di un suo amico che lavora all’oratorio Don Bosco che stava ospitando i rifugiati. Siamo arrivati alla casa salesiana, c’erano moltissime persone, soprattutto tante mamme con i figli. Ci hanno offerto una camera e gli abbiamo detto che se ci avessero fatti stare qui saremmo stati disposti a pagare in qualsiasi modo, potevamo tradurre, insegnare, fare qualsiasi cosa ci avessero chiesto. A maggio i salesiani hanno organizzato un progetto per i bambini rifugiati e abbiamo lavorato per quattro settimane come insegnanti. Ci hanno proposto di insegnare ai bambini, in quanto, non potevano essere a scuola. Mia figlia Rina insegnava informatica, io inglese e mio marito matematica.

Come vede il futuro dell’Ucraina?

Io penso che riusciremo a sopravvivere a tutto. Non sono una politica, ma ho una percezione positiva perché è difficile immaginare che un Paese con delle radici così solide possa scomparire. Adesso abbiamo in piano di tornare a casa perché mia figlia Rina è andata in Germania dopo aver vinto una borsa di studio per quattro mesi, ma dovrà tornare in Ucraina perché è la direttrice del centro scientifico di Kiev. A settembre tornerà a Kiev e noi la seguiremo anche perché mio marito tornerà al lavoro. Non vediamo l’ora di tornare a casa. Kiev è stata il centro della civilizzazione durante il periodo dell’URSS e non è possibile distruggere il cuore di una grande nazione. Nonostante adesso la Russia sia il nostro nemico, siamo fratelli e sorelle, in Ucraina molte famiglie sono miste, metà russe e metà ucraine.

Pensa che la guerra sia la guerra dei russi o la guerra di Putin?

Penso che ci sia un gruppo di persone molto ricche al di sopra di noi che decide tutto. Putin è il capo, ma un uomo da solo non può scatenare una guerra. Credo che il ruolo della propaganda stia facendo leva sulle menti della popolazione russa ma, come ho già detto, la popolazione russa e quella ucraina hanno una lunga tradizione di legami culturali, sono sempre state molto unite e i nostri parenti russi non ci farebbero mai guerra.

Ha parenti in Ucraina?

Si mio marito ha la sua prima famiglia in Ucraina. Ha una figlia di 55 anni e una nipote di 32, entrambe abitano a Kiev. Le abbiamo invitate qui ma non vogliono venire, la figlia di mio marito è una veterinaria ed ha molti animali in casa ai quali è difficile fare attraversare il confine. Sono molto spaventate, sono state per molto tempo in un parcheggio sotterraneo a Kiev ma adesso sono a casa loro. Mi sembra di aver compreso che le persone che sono rimaste in Ucraina si stiano abituando alla situazione, è incredibile, hanno imparato a vivere con le sirene e con il clima della guerra.

Vi siete sentiti supportati da parte della comunità internazionale?

Non avrei mai immaginato di ricevere così tanti aiuti, le persone qui sono incredibili. I salesiani si danno molto da fare, ci hanno fatto sentire a casa nostra. Nelle stanze adibite per i rifugiati siamo l’unica famiglia di Kiev, le altre famiglie vengono da Mykolayiv, città severamente bombardata durante l’estate, l’intera città è stata distrutta. Mykolayiv è una città situata al sud dell’Ucraina e un obbiettivo strategico di Putin, in quanto, permetterebbe l’accesso al mar Nero e alla Crimea.

Cosa ne pensano gli ucraini della leva obbligatoria?

Penso che debbano combattere per la propria patria perché la legge prevede questo e ritengo che sia giusto che tutti gli uomini combattano e non che alcuni riescano a scappare e migrare da qualche altra parte.

Fonti: 

C. Dunmore, I. Odobescu, I rifugiati ucraini trovano una calorosa accoglienza in Moldavia, in UNHCR, 18 maggio 2022.

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L'Autore

Valentina Ruaro

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso l'Università di Bologna e attualmente sto frequentando il corso di laurea magistrale in Studi sulla Sicurezza, l'Intelligence e la gli studi strategici, con un percorso accademico che include prestigiose istituzioni come l'Università di Glasgow, l'Università di Trento e l'Università Karlova di Praga.

Nel campo accademico, collaboro come autrice per Mondo Internazionale, affrontando temi fondamentali sul ruolo delle organizzazioni internazionali, con particolare attenzione all’Unione Europea e alla NATO. Inoltre, per coinvolgere un pubblico più ampio, produco anche contenuti su Instagram per MI Post. Attualmente, sto svolgendo un tirocinio presso il NATO Defense College a Roma, dove approfondisco le mie competenze nell'ambito dell'educazione, della sicurezza e della difesa.

Ho maturato esperienza nel settore della ricerca lavorando per l'European Army Interoperability Centre di Bruxelles, concentrandomi sull'interoperabilità degli stati membri e sul ruolo esterno dell’UE.

I miei interessi ruotano attorno alla geopolitica, alla CSDP dell'UE, alla difesa NATO, con un focus geografico sulla regione Euro-Atlantica e il Medio Oriente, in particolare la Siria.

Motivata dall'empatia e da una determinazione incessante per il cambiamento, sono pronta a continuare a plasmare conversazioni e azioni nel campo della sicurezza internazionale e della difesa.

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I hold a Bachelor's degree in International Relations and Diplomatic Affairs from the University of Bologna, and I am currently pursuing a Master's degree in Security, Intelligence, and Strategic Studies. My academic journey includes esteemed institutions such as the University of Glasgow, the University of Trento, and Charles University in Prague.

Within the academic realm, I collaborate as an author for Mondo Internazionale, addressing pivotal topics concerning the roles of international organisations, particularly focusing on the European Union and NATO. Additionally, I engage a broader audience by creating content on Instagram for MI Post. I am currently interning at the NATO Defense College in Rome, further honing my skills in the education, security, and defence sectors.

I have gained research experience while working at the European Army Interoperability Centre in Brussels, where I focused on member states' interoperability and the EU's external role.

My interests revolve around geopolitics, EU Common Security and Defence Policy (CSDP), and NATO defence, with a geographical focus on the Euro-Atlantic region and the Middle East, specifically Syria.

Driven by empathy and an unwavering determination for positive change, I am prepared to continue shaping discussions and actions in the field of international security and defence.

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guerra russia-ucraina rifugiati salesiani Chişinău