Il vero problema della NATO è l’Europa, non gli Stati Uniti

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  Redazione
  01 maggio 2024
  10 minuti, 32 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Il potere politico-militare americano è messo a dura prova e il futuro della NATO e dell’Europa stessa dipende dalla capacità di adattamento del vecchio continente. Dopo il settantacinquesimo anniversario dell’organizzazione, l’opinione comune sulla NATO è che essa sia minacciata dal crescente “isolazionismo” professato da alcuni ambienti di Washington. I critici sostengono che l’ex presidente Trump potrebbe ritirare gli Stati Uniti dalla NATO se venisse rieletto. Tale controversia al Congresso USA ha ritardato la fornitura di 60 miliardi di dollari in ulteriori aiuti militari all'Ucraina. Trump ha detto addirittura che “incoraggerebbe” i russi “a fare quello che diavolo vogliono” nei confronti degli alleati della NATO che non rispettano l’impegno di spesa per la difesa pari al 2% del PIL nazionale. Alcuni addirittura temono ossessivamente che gli Stati Uniti possano ritirare il loro ombrello nucleare sull’Europa.

In questo contesto, vale anche ricordare che gli atteggiamenti degli alleati europei nei confronti della protezione offerta alla NATO e verso gli Stati Uniti sono sempre stati variabili. Appena tre anni dopo la fondazione della NATO, nel 1949, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Germania stipularono un trattato separato sulla Comunità europea di difesa. L'iniziativa rifletteva la visione di Jean Monnet – uno dei fondatori della Unione europea - il quale desiderava fortemente creare un'organizzazione sovranazionale per la difesa militare europea.

L’esercito integrato

L’idea di formare un esercito europeo integrato, guidato da un ministro della difesa europeo, morì già nel 1954 allorché il parlamento francese rifiutò anche solo di prendere in considerazione il concetto – si trattò chiaramente di un presagio di mero gollismo e di sciovinismo misto a scetticismo anche qui tutto francese relativamente alla cessione di qualsivoglia potestà e responsabilità di difesa verso un’organizzazione sovranazionale, foss’anche un raggruppamento europeo e atlantista. Nonostante la visione di un’alleanza di difesa europea indipendente come la NATO sia stata in seguito il vero e più efficace pilastro della sicurezza strategica dell’Europa occidentale per oltre settantacinque anni. Durante gli stessi decenni, gli alleati hanno fatto sempre affidamento sugli Stati Uniti in qualità di leader dell’alleanza atlantica e come contribuente finanziario dominante.

Qualche dato rende più esplicita la situazione

Tutti i comandanti supremi alleati dalla fondazione della NATO nel 1949 fino ad oggi sono stati generali e ammiragli americani. La popolazione totale degli alleati della NATO in Europa supera attualmente i 447 milioni. L’Unione Europea, composta principalmente da alleati della NATO, costituisce il più grande e prospero blocco commerciale e militare del mondo. Gli Stati Uniti sono rimasti, tuttavia, la spina dorsale militare dell’alleanza, nonostante il vasto e poderoso accumulo europeo di ricchezza e risorse di tutti i tipi a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. La dipendenza dell’Europa dall’esercito americano è diventata ancora maggiore dalla fine della Guerra Fredda nel 1989. Negli anni successivi gli alleati hanno ridotto i propri bilanci per la difesa, spostando i fondi verso il finanziamento dei programmi sociali, quello definito eufemisticamente come il “dividendo della pace”.

Il risultato

Nel corso degli ultimi due decenni, l’Europa ha tagliato il 35% delle sue finanze e capacità militari. Nel frattempo, gli alleati sono rimasti incredibilmente ottimisti sul fatto che gli Stati Uniti avrebbero comunque continuato a fornire la maggior parte della protezione di sicurezza alle democrazie europee. Un presupposto che, confrontato con la realtà dei fatti storici, si è rivelato preciso ed accurato.

Fino ad oggi i bilanci della difesa degli Stati Uniti sono rimasti costantemente molto più elevati, se valutati in termini di percentuale del PIL, rispetto a quelli della maggior parte degli alleati europei dopo il crollo del blocco sovietico avvenuto il 26 dicembre 1991. Di conseguenza, quando scoppiarono i sanguinosi conflitti armati in Bosnia e in Kosovo negli anni ’90, gli Stati Uniti furono costretti ad assumere la guida militare delle operazioni NATO.

Era accaduto che le forze armate dell’Europa occidentale non erano all’altezza di questo compito, anche se contro nemici molto meno potenti e pericolosi di quelli dell’ex Unione Sovietica. Persino per esercitare la loro funzione di comando in seno alla coalizione militare della NATO, i diplomatici statunitensi hanno dovuto preventivamente lottare con le riserve politiche e d’intervento presentate da parte degli alleati europei, con in testa la Francia. Essi hanno esitato a far intervenire sul terreno qualsiasi forza armata in un conflitto nel cuore balcanico dell’Europa senza ricevere preventivamente una risoluzione deliberativa del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ordinasse e autorizzasse l’azione militare della NATO.

La storia e le responsabilità

Nella misura in cui l’Europa occidentale ha mostrato un genuino interesse ad affrontare le proprie responsabilità militari dopo la Guerra Fredda dell’età moderna, lo ha fatto più attraverso l’Unione Europea che attraverso la NATO. Nel 1992, i membri dell’UE hanno ritenuto necessario, in base all’importante Trattato di Maastricht, di definire e successivamente istituire una chiara politica estera e di sicurezza comune. Le sue missioni includevano testualmente “l’eventuale definizione di una politica di difesa comune, che potrebbe nel tempo portare ad una difesa comune”.

Nel 1999, gli Stati membri del Consiglio Europeo hanno rilasciato una dichiarazione in cui chiedono una politica europea comune e indipendente in materia di sicurezza e difesa al di fuori della NATO. Inoltre, lo spagnolo Javier Solan è diventato il primo Alto Rappresentante dell'Unione Europea responsabile per la Politica Estera e di Sicurezza Comune.

A loro merito ed in alcuni momenti, gli alleati europei sono stati all’altezza della situazione specie dopo l’11 settembre, invocando l’Articolo 5 della NATO e fornendo equipaggi AWACs per operare il controllo radar lungo tutta la costa atlantica degli Stati Uniti subito dopo l’attacco.

La NATO gestisce una flotta di aeromobili Boeing E-3A - Airborne Warning & Control System (AWACS) - riconoscibili dalle sue caratteristiche “cupole radar” montate sopra la fusoliera, che forniscono all'Alleanza Atlantica sorveglianza aerea, comando e controllo, gestione dell'ambiente operativo e comunicazioni su un raggio di alcune migliaia di chilometri. Quando, però, si è trattato di combattere contro i terroristi di Al Qaeda e i talebani in Afghanistan, gli alleati della NATO hanno protetto l’entità del loro sostegno armato con indefinite “avvertenze ”, per lo più rifiutando di impegnarsi in un’azione di natura maggiormente offensiva contro i talebani insieme alle forze armate statunitensi. L'allontanamento europeo dalla NATO ha avuto un’accelerazione alla fine del XX secolo, quando Bruxelles ha istituito sia il Comitato Politico e di Sicurezza dell'UE che il Comitato Militare dell'UE . Questi due cruciali enti ed iniziative dell’Unione Europea, che prevedono una relazione precisa di difesa separata dalla NATO, sono iniziate ben prima che il presidente Trump entrasse sulla scena della sicurezza nazionale.

La nuova cooperazione

Mentre Bruxelles istituiva una nuova struttura istituzionale di cooperazione in materia di difesa continentale sotto la bandiera dell’UE, Washington sperava che queste iniziative di valenza strategica potessero contribuire ad accelerare il raggiungimento di una maggiore autosufficienza europea in merito alla propria difesa. Purtroppo ciò è accaduto solo in piccola parte: nel 2023, la maggioranza degli alleati non aveva ancora raggiunto l’obiettivo concordato dalla NATO di spendere almeno il 2% del PIL reale per la difesa.

Anche se è probabile che molti di essi raggiungeranno tale traguardo nel 2024, la realtà è che la maggior parte di questi paesi saranno quelli provenienti dall’Europa dell’Est ovvero tra gli ex aderenti al patto di Varsavia, non, ad esempio, la Germania, la Spagna o l’Italia.

I nuovi obiettivi

Ciò che ha stimolato lo slancio della NATO verso il raggiungimento del 2% del PIL non è stato il presidente Trump quanto piuttosto la guerra in Ucraina. Prescindendo dal fatto che Donald Trump possa o meno ritornare alla Casa Bianca, gli alleati europei sono rimasti sorpresi e scossi dall’invasione armata convenzionale di Mosca nei confronti di un paese sovrano e strettamente confinante con la NATO.

L’Europa sta finalmente iniziando ad acquisire la realtà che Washington dispone di risorse finanziarie limitate mentre deve far fronte anche alle crescenti richieste politiche e militari in tutto il mondo, tra cui Cina, Taiwan, Filippine, Corea, Iran, Iraq, Israele, Siria e Mar Rosso, ecc., ma, anche senza Trump al comando della Casa Bianca, non ci si può realisticamente aspettare che gli Stati Uniti possano svolgere in futuro un ruolo ancora così significativo in Europa come lo hanno avuto negli ultimi settantacinque anni.

Molto più dell’isolazionismo o dell’istrionismo provocatorio del candidato presidenziale, la vera dinamica che spinge l’Europa a rivalutare le proprie responsabilità della difesa è la fattiva consapevolezza che le capacità militari americane sono divenute sempre più sfruttate.

Che fare ?

Oggi la questione è come la NATO, pur accettando questa realtà in cambiamento, dovrà adattarsi al futuro prossimo e remoto.

Un buon inizio sarebbe quello di avere un generale o un ammiraglio europeo che si alterna regolarmente con un ufficiale americano come comandante supremo alleato.

Un altro passo fondamentale, reso evidente dall’Ucraina, è che l’Europa deve costruire urgentemente un esercito proprio.

Così si apprende subito che uno stanziamento di bilancio per i paesi dell’alleanza pari al 2% del Prodotto Interno Lordo nazionale di ognuno non sarà in alcun modo più sufficiente per soddisfare appieno questo scopo. Nel 2023 gli Stati Uniti hanno speso circa il 3,4 % del loro PIL per la difesa militare. Durante il lungo periodo della Guerra Fredda hanno speso dal 5 al 10 % del loro PIL per la difesa nazionale.

Con la Russia che furoreggia ai confini della NATO in Europa, gli alleati stanno finalmente capendo che devono iniziare quam primum un sostanziale potenziamento della difesa nei tre elementi fondamentali, ovvero contro attacchi dall’aria, marittimi e terrestri. Esattamente come viene richiesto esplicitamente dal Segretario generale della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, nelle ultime sedute dell’Alleanza.

Le sinergie NATO-UE

Infine, gli alleati europei devono decidere come la NATO dovrà entrare in sinergia con l’Unione Europea sulle questioni militari. Con un’importante mossa strategica, l’UE ha appena inviato la propria flotta navale, l'Operazione Aspides, nel Mar Rosso per difendere le navi commerciali dagli attacchi degli Houthi. La task force indipendente dell'UE è comandata da un ammiraglio italiano la cui bandiera è fissata ad Atene. In questo cruciale braccio di mare, il mandato delle forze navali dell’Unione Europea è quello di agire solo per respingere i missili e gli attacchi dei droni degli Houthi, senza però arrivare al punto di attaccare le postazioni degli Houthi nel territorio.

Nel frattempo, una task force guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna, l’ operazione “Poseidon Archer” , non solo difende le navi dagli attacchi degli Houthi, ma lancia anche potenti attacchi offensivi contro i siti territoriali missilistici e le postazioni di lancio dei droni da parte degli Houthi.

La necessaria evoluzione operativa

Se la Comunità Europea vuole evolversi per diventare un'organizzazione militare più solida e potente, il ruolo della NATO dovrà essere adattato per sfruttare questa realtà. Ad esempio, potrebbe essere possibile una sorta di accordo speciale nell’ambito del quale la stessa UE si unisca alla NATO in un partenariato di natura ibrido. Ovvero, man mano che i contributi militari degli Stati Uniti all’Europa diminuiscono nel tempo, gli alleati potrebbero in misura proporzionale allontanarsi dalla NATO, concentrandosi maggiormente su un’alleanza militare dell’UE centrata a livello regionale. Affinché la NATO possa sopravvivere, gli alleati europei devono essere persuasi della vitale necessità di rimanere fedeli all’attuale coalizione composta da trentadue membri. Solo in questo modo il ruolo degli Stati Uniti, pur restando determinante, potrebbe diventare meno dominante senza ledere la difesa europea.

La posizione della Francia

Dimostrare che Macron ha torto e che la NATO non è “ morta cerebralmente” sarà una seconda sfida. Gettando altra legna sul fuoco, il presidente Macron ha semplicemente chiesto una politica di difesa europea più forte e più indipendente, dichiarando che l’Europa non deve più essere un “ vassallo ” degli Stati Uniti. Indipendentemente da ciò, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico deve continuare ad esercitare il suo ruolo stabilizzatore non solo in Europa per contenere la Russia, ma anche come alleanza in grado di affrontare le crisi nelle altre sue periferie, comprese quelle più lontane. Deve essere pronta ad agire collettivamente come ha compiuto in passato in altri teatri conflittuali, compreso il Medio Oriente o addirittura in Asia, come è accaduto in Afghanistan. Le scelte dell’America rappresenteranno una minaccia minore per l’alleanza e per il futuro del continente rispetto al continuo fallimento dell’Europa nell’adattarsi a un mondo che, piaccia o no, è in continuo e profondo cambiamento.

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