Indipendenza “contesa”: Kosovo verso l'adesione al Consiglio d'Europa

Tra tensioni con la Serbia e dialogo con l'Ue, continua sotto la supervisione internazionale il lungo cammino di Priština verso l'indipendenza

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  Giuliana Băruș
  24 aprile 2024
  4 minuti


Accolta dall'Assemblea parlamentare (con 131 voti a favore, 29 contrari e 11 astensioni) la raccomandazione sul via libera alla richiesta di Priština di diventare il 47esimo Paese membro dell'organizzazione internazionale con sede a Strasburgo.

Priština sempre più vicina all'ingresso nel Consiglio d'Europa 

Il 16 aprile, l’Assemblea parlamentare dell’organizzazione internazionale con sede a Strasburgo (che non è tra le istituzioni dell’Unione Europea) ha infatti dato il via libera alla raccomandazione per l'entrata del Kosovo: ciò porterebbe al “rafforzamento degli standard dei diritti umani, garantendo l’accesso alla Corte europea dei diritti dell'uomo  (CEDU) a tutti coloro che sono sotto la giurisdizione di Priština”. E segnerebbe il primo ingresso del Paese balcanico, dalla sua dichiarazione unilaterale di indipendenza nel febbraio 2008, in un’organizzazione internazionale: culmine di un dialogo che si è sviluppato nell'arco degli ultimi due decenni, e che dovrebbe “catalizzare lo slancio per continuare a fare progressi nel rafforzamento dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto”.

Come prevedibile, la Serbia ha già condannato la decisione preliminare del Consiglio d'Europa; di segno opposto, invece, la reazione albanese. Ora la decisione definitiva spetterà al Comitato dei Ministri degli Esteri del Consiglio d'Europa, che si riunirà il 16 e 17 maggio a Strasburgo.


Diritti umani, democrazia, stato di diritto 

Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione internazionale il cui scopo è quello di promuovere la democrazia e i diritti umaniFondato il 5 maggio 1949 a Londra sulle macerie di un'Europa ferita da due guerre mondiali , ha oggi sede a Strasburgo nel Palazzo d'Europa.

Tra i suoi membri ci sono quasi cinquanta Stati europei: sia appartenenti all'Unione Europea che extra Ue come Turchia, Ucraina e, fino al 25 febbraio 2022, Russia (espulsa/uscita dall’organizzazione in seguito all’invasione dei territori di Kyiv).

L'adesione può avvenire solo su invito da parte del Comitato dei Ministri (organo esecutivo dell’organizzazione, composto dai Ministri degli Esteri dei 46 Paesi membri), nei confronti di “ogni Stato europeo che sia ritenuto capace e disposto ad accettare i principi dello Stato di diritto, nonché della tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali.


Tensioni tra Kosovo e Serbia: 16 anni di indipendenza “contesa” 


Nel frattempo, le massime autorità politiche di Belgrado hanno già minacciato che l'eventuale ingresso del Kosovo nel Consiglio d’Europa potrebbe implicare l’uscita della Serbia. Un ricatto del governo di Vučić che, ancora una volta, è in aperta violazione dell’Accordo di Bruxelles sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi (“La Serbia non si opporrà all’adesione del Kosovo a nessuna organizzazione internazionale).

Per la futura adesione di Priština al Consiglio d’Europa, restano dunque da risolvere le decennali sfide e le questioni in sospeso, come l’Associazione delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo, a cui dovrebbe essere garantita autonomia amministrativa come impegno post-adesione.

Tutto ciò a conclusione di uno degli anni più difficili e violenti per le relazioni tra i governi di Priština e Belgrado. Mentre il mondo è ancora diviso sullo status ufficiale del Kosovo che la Serbia continua a considerare una sua provincia, di cui ha però perso il controllo nel 1999, al termine di una sanguinosa guerra durata un'anno e mezzo –, la sua indipendenza è riconosciuta da 101 Stati membri dell'ONU su 193. E cinque Paesi Ue non lo riconoscono ancora come Stato indipendente e sovrano: Spagna, Grecia, Cipro, Slovacchia e Romania. Un'indipendenza eternamente sospesa in un limbo diplomatico.


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L'Autore

Giuliana Băruș

Studi in Giurisprudenza e Diritto Internazionale a Trieste.
Oltre che di Diritto (e di diritti), appassionata di geopolitica, giornalismo – quello lento, narrativo, che racconta storie ed esplora mondi fotoreportage, musica underground e cinema indipendente.

Da sempre “permanently dislocated un voyageur sur la terreabita i confini, fisici e metaforici, quelle patrie elettive di chi si sente a casa solo nell'intersezionalità di sovrapposizioni identitarie: la realtà in divenire si vede meglio agli estremi che dal centro. Viaggiare per scrivere soprattutto di migrazioni, conflitti e diritti e scrivere per viaggiare, alla ricerca di geografie interiori per esplorarne l’ambiguità e i punti d’ombra creati dalla luce.

Nel 2023, ha viaggiato e vissuto in quattro paesi diversi: Romania, sua terra d'origine, Albania, Georgia e Turchia.
Affascinata, quindi, dallo spazio post-sovietico dell'Europa centro-orientale; dalla cultura millenaria del Mediterraneo; e dalle sfaccettate complessità del Medio Oriente.

In Mondo Internazionale Post è autrice per la sezione Organizzazioni Internazionali”.

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