La
biodiversità rappresenta una risorsa per il nostro pianeta. Può contribuire a soddisfare tutti i nostri bisogni - anche quelli delle
generazioni future -, ma che noi esseri umani stiamo pian piano
modificando allo scopo di adottare un modello di crescita che si rivela essere assolutamente sbagliato. La biodiversità è quindi minacciata dai nostri comportamenti, alimentati da tutte quelle azioni quotidiane che, senza rendercene conto, danneggiano il pianeta che abitiamo.
Come
dicono gli esperti, “La
crescita della popolazione umana, i consumi e la trasformazione degli
habitat naturali stanno rapidamente devastando il vibrante tessuto
vitale della Terra, in una crisi di estinzioni
che minaccia di diventare la più durevole eredità dell’uomo”. Insomma, si tratta di un
richiamo molto forte che invita ad assumere comportamenti
più responsabili, tenendo
conto non solo del benessere della specie umana ma anche di quello del
pianeta, perché non ci sarà un pianeta B dove andare se il nostro
diventasse invivibile, e proprio per colpa nostra. Infatti, siamo
di fronte alla vera e propria crisi irreversibile di un pianeta che
mostra una ridotta percentuale della fauna - meno insetti e meno mammiferi -, un’agricoltura a
rischio e maggiori specie infestanti capaci di mettere a repentaglio gli sforzi dei coltivatori e la maturazione dei prodotti che si suppongono diventare fonte del nostro
sostentamento. In tal senso, non possiamo permetterci di girarci dall’altra
parte come se tutto ciò non ci riguardasse.
Le cause di questa profonda crisi della biodiversità sono molteplici, tra queste l’invasione delle specie esotiche, che contribuiscono a un pericolosissimo disequilibrio, poiché mettono a rischio la flora e la
fauna autoctone di un luogo. Basti pensare all'enorme impatto che il
granchio blu sta avendo sulla nostra industria ittica. Si aggiungono anche
l’inquinamento del suolo e dell'acqua. Sono entrambi due elementi fondamentali e metterli in pericolo significa provocare gravi conseguenze per la catena alimentare e la nostra capacità di sopravvivenza. D'altronde, le attività produttive portate avanti dall'uomo sono numerose e sono proprio queste che stanno pian
piano erodendo l’ambiente naturale; i suoli sono meno
fertili ed eccessivamente sfruttati, così non riescono più a rigenerarsi e ad essere nuovamente produttivi per il prossimo raccolto. Esiste anche una concreta e preoccupante riduzione delle capacità di adattamento degli agrosistemi che ci espone ancora di più ad eventuali carestie, oltre che a causa di eventi
meteorologici estremi.
In un certo senso, la
biodiversità ci protegge proprio dagli eventi naturali più
estremi; ci consente di avere sempre suoli adatti alla coltivazione, alberi per frenare l’erosione dei terreni, neve a sufficienza per una adeguata irrigazione d’estate, e quindi di godere di una diversità
naturale che garantisce la nostra sopravvivenza sul pianeta.
Da
più parti viene sottolineato che “i
governi non hanno
una sufficiente determinazione per arrivare a prendere decisioni
all'altezza della gravità del momento. Occorrerebbe infatti un
deciso passo in avanti per ridurre le emissioni e l'impronta di
carbonio entro i prossimi anni ad un livello che prevenga il rischio
di effetti catastrofici”. In
una lettera aperta scritta da 15mila esperti di biodiverstà e
questioni ambientali durante la recente COP28, viene fatto presente
che “cambiamento
climatico e perdita di biodiversità sono minacce interdipendenti e
sinergiche, e che gli sforzi attuali per affrontarle non sono
sufficienti”. Inoltre, gli stessi esperti ricordano che per fermare il degrado del nostro
pianeta, bisogna “proteggere
i paesaggi naturali e limitare la deforestazione, ripristinare
ecosistemi chiave come le torbiere, aumentare la diversità biologica
degli ambienti degradati, rinaturalizzare i fiumi modificati
dall'azione dell'uomo, migliorare le pratiche agricole e di
allevamento verso forme più sostenibili sono tutte azioni che
possono arrestare la perdita di biodiversità e al contempo ridurre
le emissioni, massimizzare il sequestro di CO2 e contrastare gli
effetti dei cambiamenti climatici come le inondazioni e l'erosione”.
Il nostro sistema alimentare sta causando circa l’80% della perdita di biodiversità: è un dato che fa riflettere, dimostrando chiaramente che il modo di alimentarci deve in qualche modo cambiare se vogliamo salvare la biodiversità, noi stessi e la salute del nostro pianeta. “Il pianeta vive se vive la biodiversità”, ci ricorda Slow Food, e proteggere la biodiversità vuole dire proteggere tutte le culture, le storie che sul nostro pianeta si sono sviluppate in migliaia di anni e questo non dovremo mai dimenticarlo.
Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023
Condividi il post
L'Autore
Valeria Fraquelli
Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.
Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.
La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.
La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.
Categorie
Ambiente e Sviluppo Sconfiggere la povertà Sconfiggere la fame Salute e Benessere Lavoro dignitoso e crescita economica Città e comunità sostenibili Consumo e produzione responsabili Lotta contro il cambiamento climatico
Tag
biodiversità cambiamento climatico sostenibilità crisi della biodiversità COP28 natura estinzione agricoltura sistema alimentare