La reazione dell’argentina al maxi decreto legge di Milei

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  Serena Basso
  23 gennaio 2024
  6 minuti, 28 secondi

La “nuova era” dell’Argentina inizia il 20 Novembre scorso quando l’ultra liberista ed estremista di destra Javier Milei vince le elezioni presidenziali con un 55,96% al ballottaggio con il suo avversario, il peronista Sergio Massa. Il suo mandato inizia ufficialmente il 10 dicembre, data che simboleggia anche il quarantesimo anniversario della democrazia in Argentina. Durante il suo discorso d’apertura Milei parla al popolo della volontà di instaurare una “nuova era” per lottare contro la decadenza del Paese. L’Argentina, infatti, si trova attualmente in una situazione di forte fragilità, sia economicamente che socialmente. Il contesto ereditato dal nuovo presidente vede un Paese abbattuto dall’iperinflazione e con un tasso di povertà del 40%. I dati del Fondo Monetario Internazionale ci segnalano che l’economia argentina, negli ultimi dodici anni circa, non ha visto una crescita. Ad oggi un’economia in stagnazione, la contrazione di alti debiti in assenza di crediti e la poca apertura al commercio internazionale hanno creato uno stato di forte instabilità che necessita misure di intervento su più fronti.

Gli obiettivi di Milei

L’obiettivo del leader è proprio quello di adottare misure rivoluzionarie per risollevare il paese. Ma cosa prevede questa “nuova era” decantata dal nuovo Presidente? Il 20 dicembre 2023 Milei ha presentato il “Decreto di necessità e urgenza” (DNU) ponendolo come “base per la ricostruzione”. Si tratta di un maxi decreto legge entrato in vigore nei giorni successivi. Esso consiste in ampie misure in materia di finanza, economia, cultura, sport e lavoro, con l’obiettivo di liberalizzare l’economia per porre fine al sistema di caste che portano i corrotti ad incatenare nella miseria il popolo argentino. Il DNU prevede più di 300 abrogazioni e modifiche di leggi. Ad aggiungersi a tale proposta, a fine dicembre viene presentata una integrazione, intitolata ufficialmente “Legge sulle basi e i punti di partenza per la libertà degli argentini”, o anche “legge-omnibus” che prevede delle grandi riforme statali ed elettorali. Il tentativo è quello di riportare il Paese nel modello di democrazia di stampo liberale e nell’economia di mercato sancite all’interno della Costituzione del 1853. Il pacchetto di disegni legge, a conti fatti prevede circa 664 articoli e verrà sottoposto alle Camere in Parlamento in una sessione straordinaria iniziata già il 9 gennaio scorso.

Ma concretamente quali mozioni vengono avanzate?

Nello specifico nel primo articolo proposto vi è l’istituzione della situazione d’emergenza del Paese fino al 2025, elemento che conferirebbe all’esecutivo molte più facoltà e potere in termini legislativi. Nel secondo articolo, invece, Milei punta sull’ideale di libertà, proponendo una deregolamentazione sia del commercio sia dei servizi dell’industria con una privatizzazione di ben 40 aziende pubbliche, tra cui quelle energetiche e dei trasporti. Inoltre viene proposta un’incentivazione del mercato interno con un aumento della tassazione delle esportazioni e vengono aumentate anche le tassazioni universitarie. Per di più, vi è una norma a favore della modifica di leggi in termini di tutela ambientale a loro sfavore. Vi sono anche articoli che disconoscono l’identità di persone non binarie e altre che cercano di modificare la legislazione in materia di maternità, incentivando la vita al momento del concepimento e soffocando il diritto e l’accesso all’aborto. Punto fondamentale tra questi è il tentativo di riformare il sistema PASO, abrogandolo ed eliminando così le primarie obbligatorie, mentre si cerca di restringere il campo di azione e di diritto degli scioperanti immettendo delle restrizioni nella definizione di manifestazione e sciopero. Altro punto saliente è il taglio sugli occupati pubblici poiché nel nuovo anno ben 7 mila contratti non saranno rinnovati. Il pacchetto quindi presenta e solleva una varietà di tematiche ampie, di estrema importanza e delicatezza.

L’immediata reazione dell’opinione pubblica

L’annuncio del decreto è avvenuto televisivamente in meno di 15 minuti, minuti in cui lo stesso Presidente senza nemmeno entrarne nei dettagli ha tentato di far leva sui programmi fallimentari dei governi precedenti. Il popolo si è immediatamente smosso. In migliaia sono scesi nelle piazze di Buenos Aires, Santa Fe, Rosario e Mar del Plata e ovunque ci sono stati arresti, scontri e violenze con i corpi di polizia. Il popolo sostiene l’incostituzionalità di tale proposta, cercando di rivendicare i diritti sociali e civici che vengono schiacciati. Infatti il decreto è uno strumento di legge che solitamente viene applicato quando vi è l’impedizione dell’iter classico di emanazione stabilito dalla Costituzione. In questo caso l’applicazione del decreto e le sue norme non presentano totalmente i criteri di necessità ed urgenza e per di più altre norme anziché abbattere il sistema delle caste le favorisce incentivando i grandi capitali a discapito delle classi medie e fragili. Il tentativo del presidente è quindi quello di raggirare le procedure e governare tramite decreti legge anche perché l’articolo 99 della Costituzione argentina prevede che l’esecutivo non possa in nessun caso avere potere in termini legislativi. In altre parole vi è un tentativo di scavalcamento delle prassi democratiche, infrangendole e ledendone i principi poiché nega apertamente i diritti civili. A confermare il malcontento della popolazione vi è lo studio del Centro de Estudios de Opinión Publica che attraverso un sondaggio stima che più della metà della popolazione stessa si oppone. Milei in queste prime settimane vede un calo del tasso di popolarità che passa da un 61% a un 55% in nemmeno 12 giorni. L’opposizione si manifesta anche nelle prese di posizioni dei sindacati come la Confederazione Generale del Lavoro (Cgt), federazione sindacale che ha già indetto un’immensa manifestazione lo scorso 27 Dicembre e che ne ha prevista un’altra per il prossimo 24 gennaio. La Cgt definisce il programma come un “oltraggio irrazionale e dannoso” e ha permesso tramite ricorso di sospendere momentaneamente l’applicazione di alcune norme. Inoltre in prima linea vi è il partito peronista che cercherà di dimostrarne l’incostituzionalità, ma ad aggiungersi vi sono anche i provvedimenti dei singoli come quello di un giudice federale argentino che ha raccolto le istanze pubbliche per denunciare e fare ricorso al tentativo di abuso di potere in corso. Ciò che accadrà sarà visibile nelle prossime settimane, ma ciò che è certo è che per risollevare il Paese e il popolo c’è bisogno di un drastico cambiamento che però non leda i valori costituzionali e le libertà fondamentali dei cittadini argentini.


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Serena Basso

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