Sport e abusi: non è normale che sia normale

L’ambizione alla medaglia d’oro può compromettere la tutela degli atleti?

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  Chiara Giovannoni
  22 novembre 2022
  4 minuti, 22 secondi

Lo sport contribuisce da sempre alla pace, allo sviluppo fisico e mentale oltre a promuovere uno stile di vita sano. Rappresenta per molti una vera e propria passione, un modo di affrontare la vita. Passione che diventa un vero e proprio lavoro. Crescendo, è innegabile che, se fatto a un determinato livello, lo sport è anche sacrificio, ma spesso la passione che lo accompagna non fa perdere la presa sugli obiettivi da raggiungere. Ma cosa succede se il sacrificio si trasforma, piano piano, in una realtà scomoda in cui la salute stessa è messa a rischio?

Gli abusi nello sport sono emersi e sono stati storicamente accertati, a volte in modo più velato, a volte in modo più evidente. Negli ultimi anni, uno dei casi a fare maggior scalpore a livello internazionale è stato la vicenda di Larry Nassar, storico allenatore della USA Gymnastics. Per anni il Comitato Olimpico degli Stati Uniti aveva nascosto gli abusi da lui perpetrati sulle ginnaste statunitensi, spesso tramite la firma di accordi confidenziali e di non divulgazione in cambio di denaro. Nassar, condannato nel 2018 a più di 100 anni di carcere, ha abusato nel corso della sua carriera, di circa 500 atlete, tra cui la campionessa olimpica Simone Biles, in un clima di omertà generale. Da allora sempre più atleti in tutto il mondo e provenienti da molte discipline, hanno denunciato la tossicità degli ambienti in cui sono cresciuti, dimostrando il coraggio di volerli cambiare, per loro e per le generazioni future.

Nel silenzio che ha circondato queste pratiche, ha giocato un ruolo decisivo il potere nelle mani degli allenatori, soprattutto nelle discipline individuali, dove l’aspetto psicologico è determinante. L’allenatore si sostituisce, in molti casi, ai genitori. È a questa figura che gli atleti e le atlete affidano la realizzazione dei propri successi. La cultura della vittoria e i criteri per avere successo hanno creato un ciclo di continue pratiche abusive, definendole come accettabili e, a volte, in sport come la ginnastica, necessarie.

Ma i casi di abusi, umiliazioni e pedofilia nelle palestre sono un vero e proprio virus, insito anche nel panorama italiano. Infatti, nel corso degli ultimi anni, sono emerse numerose testimonianze da parte di ginnaste che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, abusi da parte dei tecnici. La campionessa olimpica Vanessa Ferrari ha più volte raccontato di aver vissuto si, molte esperienze positive nella ginnastica, ma di averne vissute anche molte negative. “Durante la mia carriera fortunatamente però ho vissuto qualche cambiamento nel mio ambiente" ha dichiarato, chiedendo di non demonizzare un ambiente che, sebbene complesso, è bellissimo. Nelle ultime due settimane, si sono moltiplicate le denunce delle atlete di ginnastica ritmica. Le accuse denunciano pressioni, offese e umiliazioni subite per soddisfare determinati parametri di peso. Nina Corradini, ex farfalla italiana, ha raccontato delle continue umiliazioni subite in seguito all’essere stata pesata, quotidianamente e di fronte a tutti, da un’allenatrice. In seguito a queste dichiarazioni, è stata aperta un’inchiesta da parte della procura di Brescia per quanto riguarda il centro federale di ginnastica ritmica dell’Accademia di Desio, che è stato al centro di molti dei racconti delle atlete.

Nel nostro Paese, secondo i dati forniti dal Coni, i tesserati alle varie federazioni sportive sono circa 4,2 milioni di cui il 28% donne e il 54% minori. Al Comitato Olimpico Nazionale Italiano è stata lamentata la mancanza di una normativa che punisca gli atti di pedofilia o di violenza sessuale. A questo proposito, secondo un’indagine portata avanti dalla giornalista Daniela Simonetti all’interno del suo libro “Impunità di gregge”, tra il 2017 e il 2020 sono stati più di 40 i processi per abusi sessuali per mano di tesserati all’interno dello sport italiano. Non essendo previsto, in questi casi, l’obbligo di radiazione, in seguito alle denunce, è stato compito delle singole federazioni decidere quali comportamenti adottare nei loro confronti.

Chiediamoci se sia normale che a un’atleta salga il panico quando un tecnico si avvicina per mostrarle come fare un esercizio. Chiediamoci se insulti, sminuimenti e danni fisici siano normali e se lo sia anche confondere la rigidità con la cattiveria. Molti di questi comportamenti hanno un impatto duraturo sulla vita degli atleti, non soltanto a livello di prestazione, ma negli aspetti più innocui della vita quotidiana.

Come ha ribadito recentemente Enrico Casella, direttore sportivo della Nazionale Italiana femminile, in seguito agli scandali delle farfalle italiane: “Il sacrificio è parte integrante della disciplina, ma abusi e insulti non possono essere tollerati né tantomeno accettati. La bilancia non può essere strumento di vessazione”. Praticare un’attività sportiva significa crescere come persone, nel rispetto della responsabilità individuale e collettiva. Lo sport ha il grande potere di sviluppare competizione e socializzazione allo stesso tempo. E proprio per l’importanza che esso ricopre nella vita di tutti noi, a partire dai più piccoli, è importante riuscire a creare un ambiente sano dove non esistano paure.

https://www.ultimouomo.com/scandalosa-normalita-abusi-ginnastica-accademia-desio-cosa-ci-dicono/

https://www.kubeagency.com/post/athlete-usa-gymnastics-abusi-sistemici-atlete-larry-nassar

https://www.corrieredellosport.it/news/altri-sport/ginnastica/2022/11/11-99722998/ginnastica_pugno_duro_del_dt_dell_italia_no_ad_abusi_e_insulti_

https://www.corriere.it/sport/22_novembre_09/abusi-ritmica-romana-caruso-6aba33aa-5fa9-11ed-8bc9-4c51e1976893.shtml

https://theconversation.com/winning-at-all-costs-how-abuse-in-sport-has-become-normalised-142739

https://altreconomia.it/gli-abusi-nel-mondo-dello-sport-sono-un-fenomeno-diffuso-non-solo-in-italia/

https://www.rainews.it/articoli/2022/11/ginnastica--artistica-ritmica-vanessa-ferrari-disturbi-alimentari-abusi-08b97411-31e2-48f9-babe-6b8691ee22d8.html

Immagine: https://www.shutterstock.com/it/image-photo/porto-san-giorgio-italy-september-11-358163945

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

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Diritti Umani

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sport abusi Diritti diritti sportivi