Ucraina: la guerra è anche ambientale e alimentare

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  Alessia Bernardi
  10 aprile 2024
  5 minuti, 14 secondi

Da quando la Russia ha avviato l'invasione dell'Ucraina, si stima che siano stati rilasciati in atmosfera circa 150 milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra. Questa quantità equivale, secondo il rapporto "Climate damage caused by Russia’s war in Ukraine", alle emissioni annue di CO2 di un Paese fortemente industrializzato come il Belgio. Oltre alle drammatiche conseguenze umane, la guerra russo-ucraina sta infliggendo gravi danni all'ecosistema e le sue implicazioni a lungo termine sono tuttora difficili da valutare.

Le diverse emissioni riguardano diversi elementi e sono state calcolate prendendo in analisi diversi fattori. La causa primaria dell’inquinamento, con una percentuale pari circa al 25% è data dalle operazioni militari, che comportano un altissimo consumo di carburante. In effetti, le operazioni militari durante i conflitti possono causare danni ambientali significativi. Le emissioni di gas serra derivanti dall'uso di veicoli e macchinari militari contribuiscono al cambiamento climatico. Gli incendi causati dalle esplosioni rilasciano fumo e sostanze tossiche nell'aria, compromettendo la qualità di quest’ultima e, di conseguenza, della salute umana. Lo sversamento di carburanti e altre sostanze chimiche nelle risorse idriche danneggia gli ecosistemi acquatici e minaccia la sicurezza idrica. La distruzione diretta degli habitat naturali e il deposito di munizioni non esplose compromettono la biodiversità e creano rischi persistenti per l'ambiente e la popolazione locale. Un altro alto tasso di inquinamento, pari al 36%, è dato dalla ricostruzione postbellica delle infrastrutture civili danneggiate e distrutte. Inoltre, si aggiunge anche la chiusura dello spazio aereo siberiano da parte della Russia a molti vettori e la chiusura dello spazio aereo dell’Ucraina al traffico commerciale, i quali hanno provocato deviazioni e tempi di volo più lunghi che si sono tradotti in 18 milioni di emissioni di tonnellate di CO2 (il 12%).

In seconda battuta, la guerra tra Russia e Ucraina porta con sé una serie di rischi ambientali per le risorse idriche e per l’agricoltura, che sono di importanza cruciale per entrambi i paesi coinvolti. Le operazioni militari possono provocare lo sversamento di carburanti, oli lubrificanti, sostanze chimiche e munizioni nelle risorse idriche, come fiumi, laghi e bacini idrici. Questo inquinamento minaccia la qualità dell'acqua destinata al consumo umano e agricolo, danneggia gli ecosistemi acquatici e, come già accennato, mette a rischio la sicurezza idrica a lungo termine. Inoltre, come già accaduto, le infrastrutture idriche, quali dighe, canali e impianti di trattamento delle acque, possono essere direttamente colpite dai combattimenti o danneggiate a causa dell'abbandono e della mancanza di manutenzione durante il conflitto. Ciò può portare a interruzioni nell'approvvigionamento idrico per la popolazione civile e per l'irrigazione agricola, con conseguenze devastanti sulla produzione alimentare e sulle condizioni di vita. Un altro aspetto critico riguarda la competizione per le risorse idriche, specialmente in regioni contestate come la Crimea, che è strategicamente importante per il suo accesso al Mar Nero. Il controllo dei fiumi che attraversano la regione, come il fiume Dnepr, rappresenta un ulteriore nodo cruciale con entrambi i paesi che cercano di garantire l'accesso alle risorse idriche essenziali per l'agricoltura e la popolazione locale. Le terre agricole sono anch'esse vulnerabili durante la guerra, a causa della distruzione diretta causata dai combattimenti o dall'inquinamento derivante dall'uso di munizioni e sostanze chimiche. Questo danneggiamento può ridurre la capacità di produzione agricola della regione, aumentando la pressione sulla sicurezza alimentare e contribuendo alle crisi umanitarie. Ulteriore danno è dato dal verificarsi di fughe di risorse naturali, come acqua e suolo fertile, da parte di gruppi armati o attori non statali, alimentando tensioni locali e internazionali e creando instabilità a lungo termine nella gestione delle risorse naturali. Inoltre, le poche terre ancora coltivabili sono ora irrigate da acque contaminate dai residui bellici, mettendo ulteriormente a rischio la sicurezza alimentare e l'ambiente.

Ulteriore inquinamento causato dal conflitto è legato alla distruzione del paesaggio, ai bombardamenti, agli incendi boschivi e alla deforestazione di circa il 30% delle aree protette dell'Ucraina. La centrale nucleare di Zaporizhzhia occupata dalla Russia e la distruzione della diga di Kakhovka possono già rappresentare una catastrofe ecologica su larga scala. L’acqua e l’aria in Ucraina sono in uno stato pessimo a causa di una grande disseminazione di mine e ordigni inesplosi. In particolare, tra gli elementi più pericolosi presenti nelle munizioni, ci sono alcuni metalli pesanti come il Tnt, il mercurio, l’arsenico e il cadmio che sono cancerogeni.

Tutto questo ha avuto e continua ad avere anche numerose ripercussioni sul piano internazionale, nonché italiano. In particolare, la rovina dell’agricoltura in Ucraina a seguito dell'invasione russa sta portando a squilibri seri. Un primo fattore è stato l’aumento dei prezzi alimentari, in quanto l’Ucraina è uno dei principali produttori agricoli mondiali, specialmente di grano e mais e la distruzione agricola ha ridotto drasticamente la disponibilità di tali prodotti sul mercato internazionale, causando un aumento dei prezzi alimentari a livello globale. Questa stessa riduzione della produzione agricola ha provocato fluttuazioni significative nei prezzi del grano, del mais e di altri prodotti agricoli, influenzando le decisioni degli investitori e causando instabilità economica a livello mondiale. Le diverse imprese agricole internazionali hanno preferito ridurre o ritirare i loro investimenti a causa dell'instabilità politica e delle incertezze economiche, compromettendo lo sviluppo e la modernizzazione del settore agricolo ucraino. L’Italia è stata una delle prime nazioni a risentirne dal punto di vista economico sul suo mercato nazionale: vedendo una notevole impennata dei prezzi su beni primari come pane e pasta e non solo. Inoltre è stato significativo anche l’aumento dell’inflazione successivamente alla sospensione delle forniture di materie prime energetiche dalla Russia all'Europa.

In conclusione, la guerra tra Russia e Ucraina presenta gravi rischi ambientali per le risorse idriche e l'agricoltura, con impatti devastanti sulla popolazione civile, sull'economia e sull'ecosistema regionale e mondiale. È essenziale un impegno per la protezione e la gestione sostenibile delle risorse ambientali durante e dopo il conflitto, al fine di mitigare gli impatti negativi e promuovere la stabilità e la ripresa a lungo termine.

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Alessia Bernardi

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Ucraina guerra ambiente e sviluppo