Venezuela: rielezione o rivoluzione?

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  Serena Basso
  31 marzo 2024
  5 minuti, 26 secondi

Le elezioni presidenziali 2024

28 luglio 2024, questa la data delle elezioni presidenziali venezuelane, comunicata ufficialmente da Elvis Amoroso, Presidente del Consiglio Nazionale elettorale (CNE). Data non casuale poiché coincide con la data di nascita dell’ex Presidente, ormai defunto, Hugo Chavez, portatore della rivoluzione chiavista. Ma chi ha continuato questa rivoluzione fino ad oggi? La risposta è nel nome dell’attuale Presidente, Nicolás Maduro, Presidente che sembra non voler lasciare il suo posto di Capo di Stato all’interno del Paese.

Ma chi è Nicolás Maduro e quel’è la sua strategia?

Nicolás Maduro appartiene al Partido Socialista Unico de Venezuela (PVSU). Egli si definisce come l’erede e il portatore del Chiavismo inteso come azione e ideologia politica iniziati dal precedente Presidente Hugo Chavez il quale portò il socialismo democratico.

Da anni però, Maduro è accusato dall’opposizione e della comunità internazionale per le sue politiche repressive e autoritarie. Infatti durante i suoi mandati sono state diverse le strategie addottate tramite cui è riuscito ad accrescere il suo potere. 

Tra queste vi è la proclamazione di uno Stato d’emergenza per via della crisi climatica ed energetica nel 2015, elemento che ha portato ad una maggior concertazione dei poteri a sé. Mentre nel 2016 sono state attuate delle politiche pubbliche alquanto limitanti per la libertà della popolazione, il Carnet de la Patria e il Clap. Il primo consiste in una misura di supporto popolare in termini di assistenza economica, sanitaria, alimentare e sociale, politica che emerse a seguito di una collaborazione sino-venezuelana e che ricorda molto, effettivamente, le politiche di controllo implicite cinesi. Il Clap invece è il sistema di distribuzione controllato dall’organo militare. Infatti il controllo di Maduro vede una stretta relazione tra governo e forze armate. Non a caso su 34 Ministri ben 11 sono generali. Inoltre l’utilizzo della forza è fuori controllo poiché le violenze delle forze armate, la repressione della dissidenza e dell’opposizione sono all’ordine del giorno. Le modalità tramite cui questa forza viene esercitata ruotano attorno alla narrativa utilizzata dal Presidente che pone la questione in termini di sicurezza visto il rischio di un suo assassinio o di un possibile Colpo di Stato. La retorica utilizzata vede in realtà anche altri punti cardine, tra cui la necessità di continuità della rivoluzione Bolivariana iniziata da Chavez negli anni ’90 quando la popolazione visse un grande momento di insoddisfazione a livello politico-economico rivendicando una rivoluzione democratica. Non meno importante è la spinta nazionalista che Maduro utilizza nella sua comunicazione politica odierna, dove cerca di trovare cause comuni a livello sociale, privilegiando il nazionalismo e la connessione governo/popolo, in questo caso facendo leva sulla questione dell’Essequibo, attualmente in atto con la Guyana.

Qual è il possibile scenario della situazione politica del Venezuela?

Delle prospettive positive sembravano essere giunte il 17 ottobre scorso presso le Isole Barbados. Infatti l’invasione della Russia dell’Ucraina ha permesso ai giacimenti di petrolio venezuelani di riacquisire un’importanza fondamentale a livello geo-strategico. Importanza rivendicata dalla Casa Bianca la quale ha proposto, l’ottobre scorso un accordo per ridurre le sanzioni di esportazione della materia prima. L’accordo prevedeva la riduzione delle sanzioni in cambio di elezioni future libere e democratiche. Naturalmente, la possibilità di riottenere un accesso al mercato internazionale fu subito accolta dal Venezuela che verge in una situazione di estrema crisi economica dal 2014. Effettivamente il PIL del Paese è diminuito del 75% tra il 2013 e il 2021 e il 90% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà. Inoltre, la corruzione, il crimine, l’inflazione e il contesto politico hanno portato all’emigrazione di ben 8 milioni di persone negli ultimi 10 anni, equivalenti a più del 25% della popolazione. Ad ottobre scorso, la ratificazione dell’accordo convenne ad entrambe le parti e le prospettive di elezioni più trasparenti si aprirono. 

Ma in realtà, ad oggi, la situazione elettorale continua a rimanere critica. Infatti gli altri candidati alle urne o non hanno possibilità di vittoria, poiché avrebbero troppo poco consenso, oppure sono troppo vicini all’attuale presidente. 

L’unica candidata possibile era Corina Yoris, proposta dal partito oppositore e dalla sua leader Maria Corina Machado. Nonostante la sua crescente popolarità quest’ultima è stata scartata dalla tornata elettorale per via di un processo in corso che le impedisce di acquisire cariche politiche per ben 15 anni. Strategia alquanto efficace per escluderla ma elemento che non le ha impedito di fare la sua proposta. Infatti Corina Yoris, rispetto agli altri candidati, è un personaggio la cui fedina penale è pulita e pertanto non è perseguibile penalmente. Inoltre trattandosi di un ex accademica e filosofa con il suo ricco bagaglio di vita, visti i suoi 80 anni, appare come una figura intellettuale dalle potenziali capacità. La corsa a questa possibilità si è però fermata quando improvvisamente il sistema per l’accesso alle candidature elettorali del Consiglio Nazionale Elettorale ha presentato dei guasti tecnici impedendo alla candidata di sottoporsi in lista. Quest’elemento è risultato sospetto agli occhi della popolazione ma non solo, anche la comunità internazionale e una parte dell’America Latina tra cui: Argentina, Uruguay, Paraguay, Guatemala, Costarica, Ecuador e Perù, hanno mostrato il loro dissenso nei confronti di questo evento improvviso e “casuale”. 

Pur non avendo la certezza che Maduro sarà, nuovamente, il prossimo Presidente fino al 2031, bisogna tener conto delle sue strategie e dell’appoggio di Stati come la Colombia, il Brasile e il Messico. Negli studi condotti da autori come Corrales e Hidalgo si afferma che il Venezuela sia un regime ibrido, definizione che secondo Karl indica un regime politico con caratteristiche sia democratiche che autoritarie. La speranza, della comunità internazionale e del popolo stesso, è che tale regime ibrido non acquisisca con il tempo sempre più caratteristiche autoritarie e meno democratiche. Queste elezioni potrebbero esserne concludersi in una rielezione, anche se ciò che servirebbe è una rivoluzione. Questa potrebbe essere portata dalla candidatura inaspettata dell’ultimo minuti di Manuel Rosales, leader di Un Nuevo tempo.

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Serena Basso

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America del Sud

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