Chi sono gli Houthi? Il legame con l'Iran e l'importanza della risposta occidentale

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  Redazione
  17 January 2024
  11 minutes, 31 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

La crisi nel Mar Rosso potrebbe essere l’ultima opportunità per gli Stati Uniti e tutto l’Occidente di dimostrare la propria capacità di sostenere una coalizione, mostrare una leadership di valenza internazionale e una forte risolutezza nella tutela del traffico mercantile attraverso il mar Rosso e lo stretto di Hormuz. L’operazione “Prosperity Guardian”, iniziata a dicembre scorso per garantire la libertà di navigazione dei beni comuni globali in quest’area, è entrata in una nuova fase ultimamente caratterizzata dall’attacco aereo anglo-americano delle basi degli Houthi in Yemen. Nella realtà, si tratta di uno dei punti di svolta nella lotta guidata dall’Iran e sostenuta da Russia e Cina per spingere gli Stati Uniti fuori dalla propria area d’influenza mediorientale.

L’importanza del mar Rosso

Sotto il profilo geoeconomico e geostrategico, fa parte di un confronto globale che vede Mosca, Pechino e Teheran, sostenute da Caracas e Pyongyang, che sfidano apertamente tutte le potenze occidentali e i loro alleati. Si configura anche come un altro test geostrategico per l’amministrazione Biden – e pertanto per il mondo intero - nell’anno cruciale del 2024, quando le elezioni presidenziali decideranno la futura politica estera degli Stati Uniti.

E’ bene sottolineare che il successo occidentale è vitale per la salvaguardia della prosperità del sistema economico internazionale contro le potenze contrarie allo status quo attuale, che esse vorrebbero mettere a repentaglio nella libertà di movimento delle merci provenienti da e per l’Europa da e per la vastissima area dell’ indo-pacifico. Il Mar Rosso, attraverso il Canale di Suez, non è solo una delle rotte commerciali più trafficate al mondo, ma è anche la rotta marittima più veloce e più breve tra Asia più industrializzata e l'Europa. Il canale è una componente essenziale di una delle cinque rotte marittime più importanti nel mondo, seconda solo alla Manica e terza dopo il Canale di Panama. Lo Stretto di Danimarca e lo Stretto di Malacca, invece, sono rispettivamente la quarta e la quinta rotta più trafficata. Sebbene il Mar Rosso sia ampiamente riconosciuto come un passaggio marittimo e una regione strategicamente significativi, il suo contesto geopolitico aggrava la natura pericolosa di questo punto di strozzatura.

Chi sono gli Houthi?

Gli Houthi sono un gruppo ribelle sostenuto dall’Iran che controlla manu militari gran parte dello Yemen. Non sono una nuova versione di pirati somali disperati in cerca di saccheggio. Essi agiscono per volontà del governo iraniano. Sono addestrati, equipaggiati e sostenuti militarmente dalla dittatura teocratica sciita. Mentre Mosca e Pechino forniscono sostegno più che altro retorico attraverso i media. Gli Hezbollah libanesi, anch’essi sostenuti e finanziati dall’Iran, hanno fornito competenze e addestramento militare mentre, secondo fonti degli apparati d’informazione degli Stati Uniti, l'Iran ha fornito intelligence, armi e coordinamento operativo.

I paramilitari libanesi e yemeniti sono naturalmente attratti verso l’Iran a causa della condivisa identità settaria islamica e sciita, del massiccio sostegno finanziario e di una profonda inimicizia condivisa verso gli USA e l’Arabia Saudita. Quest’ultimo come portabandiera del mondo sunnita. Lo scopo degli Houthi non è solo quello di “punire” Israele per le sue operazioni a Gaza, ma anche di negare all’Egitto filoamericano le entrate vitali provenienti dal Canale di Suez, un punto di strozzatura vitale nel sistema di trasporto marittimo globale. E non per ultimo di ostacolare oppure interrompere le catene di approvvigionamento verso l’Europa e il Nord Africa.

Le conseguenze

Le assicurazioni marittime, i costi del carburante e le tariffe dei trasporti sono già aumentati di un valore medio di circa il 10%, contribuendo ad alimentare l’inflazione globale. Secondo i dati del WTO, il Mar Rosso è un punto di passaggio vitale nel quale si muove il 15% del commercio globale per mare, per un totale di circa 1 trilione di dollari all’anno. Questa enorme ricchezza di beni è attualmente sotto attacco da parte degli Houthi che hanno affermato di aver iniziato ad attaccare le navi internazionali come sostegno della guerra di Hamas contro Israele a Gaza.

Le reazioni internazionali

Sono quarantaquattro i paesi che hanno espresso preoccupazione per gli attacchi, spingendo gli Stati Uniti e altre tredici nazioni a firmare una dichiarazione che condanna questi attacchi. Le ostilità di lunga data tra l'Arabia Saudita e l'Iran e i suoi alleati Houthi sono state evidenziate nel modo più drammatico dal raid di droni attribuito che ha danneggiato il complesso di lavorazione del petrolio di Abqaiq nel 2019 e ha disabilitato temporaneamente la più grande raffineria di petrolio dell'Arabia Saudita nel 2022. Attacco che è stato attribuito agli Houthi.

L’intervento militare nello Yemen settentrionale si è interrotto negli ultimi due anni a causa della pressione dell’amministrazione Biden. Decisa a migliorare le relazioni internazionali con l’Iran, la Casa Bianca aveva anche rimosso gli Houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere nel 2021. Inutile aggiungere che ciò non ha aiutato. Nonostante la profonda rivalità vigente tra Iran (sciita) e Arabia Saudita (sunnita), i due paesi traggono vantaggio dai disordini in corso nel Mar Rosso perché sono destinati a continuare a spingere al rialzo i prezzi del petrolio. Mentre l’Iran favorisce il disordine politico, l’Arabia Saudita rifiuta di unirsi pienamente alla coalizione occidentale e si è in parte discostata da tempo dal suo precedente status di pietra angolare dell’architettura della politica di sicurezza americana in Medio Oriente.

E’ stato sufficiente considerare il viaggio di Biden nel 2022 in Arabia Saudita per ottenere un aumento della produzione di petrolio, il quale si è poi miseramente concluso con un nulla di fatto in quanto è stato superato dalla normalizzazione dei rapporti, se non altro commerciale, saudita-iraniana mediata da Pechino. Valga ancora il peso rivestito oggi da Pechino che acquista quattro volte la quantità di petrolio saudita rispetto agli Stati Uniti.

L’acquisto di carburante diesel dalla Russia da parte dell’Arabia Saudita per aiutare validamente Mosca a eludere le sanzioni americane in cambio del sostegno russo, non sembra aver aiutato molto Riad, bruciando di conseguenza molti dei ponti relazionali che aveva a disposizione. Anche l’ambizioso piano “Vision 2030” dell’Arabia Saudita inteso a riformare virtuosamente la propria economia attraverso una vasta e innovativa privatizzazione sembra essere in una fase di esaurimento.

A differenza del regno saudita, la posizione antiamericana dell’Iran raggiunge toni veementi ed è vecchia di decenni. Teheran ha aderito all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ed è disposta a sconvolgere profondamente il Medio Oriente pur di ottenere la soddisfazione (in cambio dell’appoggio) di Mosca e di Pechino. La produzione petrolifera iraniana nel 2023 è aumentata grazie al crescente e notevole consumo da parte della Cina e all’aumento del commercio “illecito” attraverso l’attivazione delle “terze parti” per l’acquisto, e la sua economia in generale è cresciuta al doppio del ritmo di altri stati del Medio Oriente e del Nord Africa.

Nonostante ciò, l’inflazione rimane particolarmente elevata e i settori economici dei servizi e dell’industria leggera dell’economia iraniana stanno seriamente oscillando da una crisi all’altra. Per cui , l’aumento dei prezzi del petrolio è visto come una panacea per la propria economia, come ha dichiarato apertamente il governo iraniano (insieme all’Iraq) alla fine del 2023. Politicamente, l’Iran ha subito una serie di battute d’arresto nell’ultimo anno, rendendo auspicabile per se stesso l’attivazione armata degli Houthi. Ma a nord, i partner armeni dell’Iran hanno subito una serie di ostacoli e ora anche l’Iran sembra come impotente nel fermare il processo di riordino del Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbaigian.

I droni iraniani

Le scarse prestazioni dei droni iraniani utilizzati dalla Russia nella guerra contro l’Ucraina ha danneggiato il prestigio di Teheran. Un anno di proteste in patria e il fallimento strategico di Hamas nella sua guerra contro Israele potrebbero incentivare Teheran a intraprendere azioni drastiche per rilanciare l’economia e danneggiare il sistema occidentale. Un aumento dei prezzi del petrolio agisce infatti come una tassa sulle economie occidentali consumatrici di petrolio, rallenta la crescita economica e alimenta l’inflazione.

All’11 gennaio 2024, i prezzi della maggior parte delle partite di petrolio sono aumentati tra il 7% e il 10% dall’inizio della crisi mentre negli ultimi mesi, BP, Equinor, Maersk, Evergreen Line e HMM hanno deciso di reindirizzare o interrompere del tutto le loro operazioni nel Mar Rosso. Anche le principali compagnie di navigazione, tra cui Hapag-Lloyd e Mediterranean Shipping, hanno sospeso la propria attività nell’area.

Finora sono già circa 100 grosse navi ad avere doppiato il Capo di Buona Speranza invece di passare per il Mar Rosso, ritardando di settimane e aumentando notevolmente il conto economico di queste spedizioni. Altre società come Shell, Total Energies, Gunvor, Vitol, Glencore, Neste e Cheniere ed altre di minori dimensioni hanno tutte rifiutato di commentare i loro piani per interrompere o meglio reindirizzare le loro operazioni navali.

L'incertezza e la paura, spinte dalle acute problematiche conflittuali secondarie all’attuale crisi geopolitica e geostrategica del Mar Rosso, sembrano diffondersi sui mercati.

Questa potrebbe essere un’ottima opportunità per gli Stati Uniti di dimostrare la propria capacità di sostenere una coalizione occidentale, mostrare una leadership efficace e risolutezza sufficiente per costringere l’Iran a ritirarsi dal conflitto.

Dato che le linee di comunicazione con Mosca sono in gran parte interrotte mentre quelle con Pechino sono altamente incerte, una guerra più ampia in Medio Oriente – insieme al pericolo di un conflitto globale – può essere evitato a questo punto solo attraverso una forte dimostrazione di forza politico-militare accompagnata da una vigorosa azione diplomatica successiva, affinché siano ripristinate la supremazia sia americana che occidentale nella regione.

Quali paesi sostengono la coalizione del Mar Rosso?

Il Pentagono ha comunicato ufficialmente che più di 20 paesi hanno accettato di partecipare all’operazione militare nel mar Rosso, più nota col nome di “Prosperity Guardian”. Alcuni di loro, tuttavia, non hanno confermato la propria partecipazione, mentre altri hanno affermato che i loro sforzi per proteggere il traffico commerciale del Mar Rosso rientreranno a tutela degli accordi navali già esistenti piuttosto che nella nuova operazione guidata dagli anglo-americani. La mancanza di dettagli e di chiarezza su ciò che stanno facendo tali paesi ha aggiunto confusione alle compagnie di navigazione, alcune delle quali hanno preferito dirottare le navi lontano da quest’area dopo gli attacchi, che secondo gli Houthi sono una risposta all'assalto israeliano alla Striscia di Gaza.

La posizione degli Stati Uniti?

Il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha annunciato di creare una coalizione multinazionale per salvaguardare la navigazione nel Mar Rosso chiamata Operazione Prosperity Guardian.

Durante un viaggio in Medio Oriente, ha annunciato che a tali operazioni si uniranno pienamente Gran Bretagna, Bahrein, Canada, Francia, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Seychelles e Spagna.

Austin ha poi aggiunto che anche la Grecia e l'Australia si sono unite al gruppo, portandolo a un totale di 20, ma ha aggiunto che almeno otto altri paesi partecipanti hanno rifiutato di essere nominati pubblicamente.

E le altre nazioni?

- FRANCIA

Il Ministero della Difesa francese ha affermato di sostenere gli sforzi per garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso e nell'area circostante e di aver già operato nella regione. Ma ha detto che le sue navi rimarranno sotto il comando francese e non ha detto se schiererà ulteriori forze navali a quelle già operanti.

La Francia ha una base navale negli Emirati Arabi Uniti e 1.500 soldati – per lo più della Legione Straniera - a Gibuti. La sua fregata operativa “Languedoc” è ora nel Mar Rosso.

- ITALIA

Il Ministero della Difesa italiano ha dichiarato che invierà la fregata navale “Virginio Fasan” nel Mar Rosso per proteggere i propri interessi nazionali in risposta a specifiche richieste avanzate dagli armatori italiani.

Ha detto che questo faceva parte delle sue operazioni esistenti e non faceva parte dell’operazione Prosperity Guardian.

- SPAGNA

Il ministero della Difesa spagnolo ha affermato che parteciperà solo a missioni guidate dalla NATO o ad operazioni coordinate dall'UE. Non parteciperanno invece unilateralmente all'operazione sul Mar Rosso.

- GRAN BRETAGNA

La Gran Bretagna ha affermato che il cacciatorpediniere HMS “Diamond” si unirà all'operazione Prosperity Guardian. Il ministero della Difesa britannico ha affermato che la coalizione opererà come parte dell’operazione principale guidata dagli Stati Uniti.

- GRECIA

La Grecia ha dichiarato che invierà una fregata navale nel Mar Rosso e che questa parteciperà all'operazione Prosperity Guardian.

- Altri paesi

I Paesi Bassi hanno detto che invieranno due ufficiali di stato maggiore e la Norvegia ha detto che invierà 10 ufficiali di marina in Bahrein, quartier generale della coalizione.

La Danimarca ha dichiarato ufficialmente che prenderà parte all'operazione, inviando un ufficiale.

QUALI COALIZIONI NAVALI ESISTENTI OPERANO NELLA ZONA?

Diverse marine militari partecipano già ad operazioni internazionali per proteggere le rotte marittime nella regione, inclusa la protezione delle navi dai pirati che per diversi anni hanno ostacolato la navigazione al largo delle coste della Somalia.

Oltre alla operazione “Prosperity Guardian” le altre missioni internazionali includono:

- L'operazione “Atalanta”, organizzata dalla Forza navale dell'Unione Europea Somalia (EUNAVFOR), operante al largo del Corno d'Africa e nell'Oceano Indiano occidentale per sostenere le risoluzioni delle Nazioni Unite a tutela di quei mari dalla pirateria. La sua sede è in Spagna.

- L'Operazione “Agenor” è un'operazione a totale guida europea che mira a garantire la libertà di navigazione limitatamente allo Stretto di Hormuz, un'importante rotta marittima per le esportazioni di petrolio dagli Stati del Golfo.

- “Combined Maritime Forces” (CMF) è una partnership marittima multinazionale guidata dagli Stati Uniti dal Bahrein, base anche logistica per la Quinta Flotta della Marina statunitense.

Oggi, la CMF conta 39 membri, tra cui la NATO e gli stati europei, i paesi regionali e altre nazioni.

Una delle sue missioni è la potente Combined Task Force 153 (CTF 153), che opera nel Mar Rosso.

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