COP28: stop ai combustibili fossili, nuovi obiettivi per le rinnovabili e l’efficienza energetica

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  Federica Luise
  15 December 2023
  5 minutes, 58 seconds

Dubai, una delle città più importanti degli Emirati Arabi Uniti, ha ospitato la Ventottesima Conferenza delle Parti, accogliendo un ingente numero di Capi di Stato provenienti da tutto il mondo per affrontare scrupolosamente la questione del cambiamento climatico in corso.

Quest’anno la Conferenza delle Parti ha voluto attirare il più possibile l’attenzione globale per sensibilizzare sulla preoccupante situazione in cui riversa il nostro Pianeta, partendo fin dalla scelta di riunirsi negli Emirati Arabi Uniti, uno dei produttori di petrolio; scelta che al pubblico non è passata inosservata. Così come il color verde, ripreso in tutto il padiglione della COP28, richiama l’ambiente; l’utilizzo di vestiti tradizionali per ogni Capo di Stato rappresenta un richiamo alla salvaguardia del Pianeta e alla sua diversità; la presenza di diverse generazioni che sono accorse a Dubai per discutere del futuro simboleggia l’interesse verso l’eredità da lasciare ai nostri figli e nipoti. Infatti, quest’anno, per la prima volta, è stata portata alla Conferenza delle Parti la Dichiarazione Globale della Gioventù, a cui hanno partecipato 750 mila giovani, per dimostrare l’importanza di salvaguardare il Pianeta in un futuro che sembra essere solo apparentemente lontano.

Il Presidente della COP28, Sultan Ahmed Al Jaber, nel suo discorso di apertura alla COP, si rivolge ai Capi di Stato con l’appellativo di “Friends”, amici, o asdiqa’ in arabo (أصدقاء), per accantonare momentaneamente il contesto geopolitico attuale per guardare verso il futuro e comprendere quale siano le sfide da affrontare per contenere e limitare le conseguenze del cambiamento climatico. Infatti, il Ministro dell’Industria emiratino ha sottolineato più volte la necessità di una collaborazione tra gli Stati: cooperazione energetica, tecnica, economica e soprattutto umanitaria affinché la transizione energetica sia un passo compiuto all’unisono.

Il Presidente pone l’accento sulla possibilità di completare gli obiettivi imposti dall’Accordo di Parigi, tramite una frase molto chiara “We have the power to do something unprecedented” (abbiamo il potere di fare qualcosa senza precedenti). Il Mondo attuale ha la possibilità di porre fine all’aumento del riscaldamento globale e di essere capace di mantenerlo sotto l’1.5°C, obiettivo che è stato definito da Al Jaber come la Stella Polare da seguire, quell’obiettivo che si muove di meno nel cielo rispetto a tutti gli altri.

La necessità di una cooperazione multilaterale è vitale per affrontare il cambiamento climatico, accelerare la transizione energetica globale e salvaguardare la sicurezza energetica internazionale, promuovendo, tra l’altro, la crescita economica sostenibile e l’industrializzazione verde. Gli obiettivi imposti dalla COP per quanto riguarda le energie rinnovabili includono, primo tra tutti, il taglio graduale dei combustibili fossili entro il 2030, accompagnandolo alla velocizzazione della mobilitazione dei finanziamenti necessari per implementare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Indubbiamente cruciale è la cessazione dell'utilizzo del carbone e la tempestiva chiusura delle relative industrie. Questa decisione risulta essenziale poiché è ormai evidente che continuare a fare affidamento sul carbone e a permettere la produzione delle sue dannose emissioni rappresenterebbe un ostacolo insormontabile per il raggiungimento degli obiettivi ambientali prefissati.

Inoltre, la COP28 ha richiesto un ulteriore sforzo ai Paesi membri per sviluppare le energie rinnovabili e per dare maggiore importanza all’efficienza energetica, ovvero la capacità di ottenere un risultato sfruttando meno quantità di energia ma aumentandone il rendimento. Il tasso medio annuo dell’efficienza energetica dovrebbe passare dal 2% al 4% entro il 2030, e diventare il nuovo primo combustibile al mondo.

Non solo, all’interno del settore delle rinnovabili rientra lo sviluppo impellente delle tecnologie di abbattimento e riduzione delle emissioni carboniche tramite la cattura della CO2 in siti di stoccaggio permanenti (ad esempio, carbon capture and storage CCS) o riutilizzandola per fabbricare altri prodotti contenenti carbonio (carbone capture and utilization CCU).

Infine, la Conferenza delle Parti ha posto l’accento sul timore dell’utilizzo dell’energia nucleare e dell’energia ad idrogeno. Entrambe le tipologie sono state messe in discussione per paura, soprattutto a seguito degli incidenti di Chernobyl e Fukushima, oltre al timore dell’uso di questi elementi per uso militare, come le bombe. Tuttavia, sia il nucleare che l’idrogeno sono delle energie che garantirebbero una delle principali soluzioni per la produzione di energia elettrica a basse emissioni e per la decarbonizzazione. Infatti, si prospetta che entro il 2030 venga assicurato un portafoglio energetico diversificato per il nucleare rendendolo pronto al mercato. Al contempo, è fondamentale sviluppare delle certificazioni ufficiali che assicurino un corretto utilizzo dell’idrogeno e si crei un mercato energetico a lui dedicato.

Tra le risoluzioni per la decarbonizzazione e le rinnovabili, sono state firmate nuove iniziative tra i Paesi e tra le aziende come il pacchetto energetico per accelerare la transizione, che rientra nel Global Decarbonization Accelerator (GDA), un programma che mira a decarbonizzare la maggior parte dei settori facilitando investimenti, infrastrutture e politiche anche nei Paesi meno sviluppati. Con lo stesso obiettivo compaiono anche l’Industrial Transition Accelerator (ITA) per la decarbonizzazione nei settori ad alte emissioni e nei trasporti, e la Carta per la Decarbonizzazione del petrolio e del gas (OGDC), firmata principalmente da società petrolifere, tra cui l’italiana Eni, che garantisce una riduzione delle emissioni carboniche nell’estrazione, produzione e raffinazione dei combustibili fossili.

Nonostante il convincimento del discorso iniziale della 28° Conferenza delle Parti, Al Jaber è caduto in un’enorme polemica durante un’intervista con l’ex presidente irlandese Mary Robinson, in cui pare aver negato l’esistenza di una scienza dietro il taglio dei combustibili fossili per limitare il riscaldamento globale. Al Jaber, oltre ad essere il Ministro dell’Industria degli EAU, è anche il CEO di ADNOC, l’azienda petrolifera emiratina, che ha come slogan “Maximum Energy, Minimum Emissions” (Massima energia, minime emissioni). Infatti, gli Emirati Arabi Uniti, così come gli altri produttori di combustibili fossili, tentano di comprendere come diversificare il proprio settore energetico ed economico per affrontare la transizione energetica. Tuttavia, non tutti i petro-stati si sono ritrovati ad essere d’accordo sul taglio dei combustibili fossili: Cina, Arabia Saudita e Russia si sono opposti, ed è una scelta importante considerando che la prima ha aperto nuove centrali a carbone quest’anno; la seconda è la principale società petrolifera al mondo (Saudi Aramco); e la terza è la principale produttrice di gas al mondo (Gazprom).

Nonostante ciò, a far riflettere sulla questione climatica è António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite che ha chiaramente indicato il 2030 come la data massima per un taglio netto all’utilizzo di combustibili fossili, e non ad una semplice riduzione o rallentamento della produzione di essi. Al Jaber ha sottolineato la necessità di comprendere la gravità della situazione e di accelerare i progressi per garantire alle generazioni future aria e acqua pulite, cibo salutare e opportunità economiche per tutti.

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Federica Luise

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