La geopolitica è sempre più citata anche dove è macroscopicamente assente

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  Redazione
  15 December 2023
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Geopolitica, quali le origini e quali sono le approvazioni alla sua base?

Come ha potuto una disciplina intellettuale così celebre e ambita da conquistare progressivamente l'America, notoriamente isolazionista, e tutto l’Occidente, nel XX secolo. E quale evoluzione ha avuto e subito questo concetto così poco accessibile?

Quali sono i preconcetti che alcuni riservano alla geopolitica, tra quelli che sembrano i più discutibili?

Al giorno d’oggi sono riscontrabili fondamentalmente due idee preconcette, antitetiche tra loro, che appaiono ugualmente dannose. Da un lato, l’idea che oggi la geopolitica stia spopolando e che venga citata un po’ dovunque, anche dove è visibilmente assente. A volte sembrerebbe che la geopolitica sia ovunque mentre dall’altro lato non ce ne sarebbe invece da nessuna parte.

Il preconcetto più problematico, ma anche più ostico da rimuovere è dovuto all’uso superficiale e fin troppo impreciso che viene fatto oggi del concetto stesso di “geopolitica”. Pertanto si è diffusa l’idea, sostanzialmente erronea, che la materia geopolitica abbia la capacità, persino logica, di spiegare sempre tutto di tutto, e che pertanto si possa esercitare un’analisi geopolitica credibile su qualsivoglia proposito e/o fenomeno che riguardi i decisivi rapporti di forza tra le potenze mondiali.

Nel mondo d’oggi, essa viene mobilitata su tutto ma purtroppo anche su niente: non a caso si parla e si discute di geopolitica nell’arte, sulle serie televisive, di amore, di videogiochi, e persino di cartoni animati, ecc. Alcuni pensano che la società trarrebbe vantaggio dall'adottare una concezione più precisa e quindi anche un suo utilizzo più ristretto e centrato, esattamente come indica l’etimologia del nome, applicata tuttavia allo studio delle diverse interazioni che quasi fatalmente incorrono tra la geografia sensu strictu e la variabilità dei fenomeni politici che ivi avvengono, che con essa interagiscono intensamente e il più delle volte in maniera determinante.

Un secondo preconcetto che merita di essere precisato è quello col significato opposto, secondo il quale la geopolitica (solo per alcuni) sarebbe oggi superata (senza specificare da che cosa…!) e pertanto intellettualmente inutile, in quanto il mondo sarebbe diventato “piatto”, inteso in senso sia figurato che a-geografico, in un’era così “avanzata” dominata dall’aviazione supersonica senza pilota, dal digitale, dall’universo di internet e quant’altro di altamente tecnologico.

Tuttavia, le cose non stanno esattamente in termini così superficiali e semplicistici: va da sé, invece, che fino a quando i conflitti continueranno a verificarsi e svolgersi su questa terra, le materie che poi risultano sintetizzate e si completano nella geopolitica continueranno ad esistere, prosperare e continuare ad essere, in maniera ancora più complessa, una continua fonte sia dialettica che di crescita nelle deliberazioni politiche finali e intermedie, anche se non soprattutto, a livello internazionale. Ma in un modo nuovo, aggiornato ed esteso.

Dunque, la geopolitica è ancora ben lontana da pronunciare la sua ultima parola.

L’antropocene

L'Antropocene, cioè l'interazione tra l'umanità e il suo "ambiente naturale", ricorda a tutti gli esseri umani della Terra che nessun popolo, fossero anche le numerose microsocietà che la popolano, agiscono in un quadro geografico tecnicamente neutrale, magari privo di asperità e di influenze su di noi.

Un tempo l’umanità credeva di poter superare più o meno agevolmente i limiti e/o vincoli geografici, ma oggi si confronta con i limiti di un mondo (anche geografico) che non può utilizzare questi parametri a suo piacimento e impunemente.

Sorgono altri due quesiti fondamentali:

Perché oggi si parla più facilmente di geopolitica piuttosto che di geografia pura?

Questo potrebbe essere accettabile e corretto, foss’anche sotto il profilo metodologico, ma nulla di più ?

Molte opere che si presentano dall’inizio come comprese nell'ambito della “geopolitica” si manifestano nella realtà solo come testi di geografia pura o, tutt’al più, di scienze politiche. La spiegazione sta nel fatto che il termine “geopolitica” è indubbiamente più commerciale sia perché per un po’ è vago sia perché “suona meglio”. In una parola, che “riempie più facilmente” la bocca.

Questo elemento costituisce un ulteriore problema per la comprensione degli argomenti; perché la geopolitica, poiché analizza e studia le interazioni attive tra geografia intesa in senso lato e politica, costituisce solo una componente delle discipline più ampie e comprensive che fanno parte sia della geografia che delle scienze politiche.

Ecco perché materialmente e contro ogni logica, la geopolitica propriamente detta occupa generalmente solo alcune sezioni dei testi che ad essa fanno riferimento.

A parte le disquisizioni logico-analitiche, quali differenze esistono tra la percezione del termine “geopolitica” della prim’ora e quella attuale?

L’esistenza di diverse concezioni della geopolitica non è solo una questione di cronologia (es. quella del passato vs l’attuale) o di collocazione geografica.

E’ necessario formulare l’ipotesi o di un uso distorto della geografia posta al servizio delle proprie opinioni personali e/o di altrui egoistiche ambizioni politiche.

Queste importanti distinzioni, tuttavia, sfuggono a lungo ai commentatori stranieri, tanto che il solo fatto che la geopolitica si sia sviluppata in Europa tra le due guerre, desta immediatamente sospetto.

Di conseguenza, in tutti i paesi, specie in quelli ostili a Hitler e al nazismo, l’accoglienza della geopolitica è stata piuttosto scarsa e critica perché si sospettava che, anche se aveva un’innegabile dimensione scientifica, essa avesse anche una dimensione di stampo polemico e di non minore impronta politica.

Gli Stati Uniti e la geopolitica

Nel 1942, l’utilizzo della geopolitica nelle valutazioni di stato degli Stati Uniti contribuì a ottenere la piena accettazione da parte del governo e della popolazione dell’imponente sforzo bellico che si sarebbe presentato.

Perché è sorto il desiderio americano di normalizzare e adottare la geopolitica come strumento di analisi ? Semplicemente perché nel 1942 gli americani pensavano che questa scienza li avrebbe aiutati nella loro lotta poiché a loro sembrava che la stessa fosse all’origine degli strabilianti successi militari iniziali dell'Asse nazi-fascista.

Si trattava, però, di una visione di tipo esclusivamente intellettuale con i macroscopici limiti che questo comportava: infatti, la geopolitica non è stata la fonte dei successi nazisti e non lo è quindi a maggior ragione di quelli successivamente ottenuti dagli Stati Uniti.

Tuttavia, ha aiutato gli USA a capire, stavolta analiticamente, e ancor meglio a far comprendere al grande pubblico la dimensione globale della guerra, la sua complessità e a razionalizzare l’interazione tra diversi teatri operativi, spesso molto distanti tra loro.

Nel 1942 abbiamo assistito allo sviluppo negli Stati Uniti di una geopolitica popolare che, attraverso libri, articoli, mappe geoeconomiche, trasmissioni radiofoniche o film, ha contribuito a far accettare lo sforzo bellico insegnando una guerra mondiale che richiedeva pertanto lo schieramento di numerose truppe in territori molto lontani dal continente americano di casa.

Il comportamento politico è sempre multifattoriale.

Oggi tendiamo spesso a leggere qualsiasi intervento americano sul suolo eurasiatico attraverso il prisma della dottrina di Zbigniew Brzezinski, pregiato consigliere per la sicurezza nazionale durante la presidenza di Jimmy Carter, dal 1977 al 1981.

Zbigniew Brzezinski ha prestato il suo nome a una dottrina – che successivamente ha fatto scuola - sull’uso sapientemente coniugato di soft e hard power al fine di minare fino alla frammentazione definitiva l’ordine geopolitico sovietico e poi isolare politicamente la Russia, fino a renderla una potenza locale e comunque di secondaria importanza sul piano internazionale.

Da questo punto di vista, sia intervenendo nel teatro geopolitico coreano che in Ucraina, Washington punta in realtà ad un solo obiettivo: impedire l’emergere di una potenza troppo grande e potente in Eurasia - in Germania e dopo in Unione Sovietica in passato – nella Cina Popolare e nella Federazione Russa oggi.

In ogni caso, gli Stati Uniti cercherebbero di mantenere una forma di divisione geopolitica dell’Eurasia per neutralizzare il suo importante potenziale di potere.

Questa analisi ha qualcosa di vero ma da sola non può spiegare in toto la politica eurasiatica degli Stati Uniti, proprio perché la geopolitica da sola non può spiegare tutte e tutto delle varie relazioni internazionali: essa fornisce spiegazioni che devono sempre essere bilanciati da altri fattori di diversa natura (economica, demografica, sociologica, ecc.) perché il comportamento politico è sempre e da sempre geneticamente multifattoriale. Ecco perché le analisi monocorde sono quasi sempre inesatte e alla fine inaffidabili.

E la geopolitica da parte russa ?

In realtà, si sa sempre poco (e talvolta nulla) della storia delle idee geopolitiche russe e ancora meno di quelle sovietiche del passato, sulle quali finora è stato intrapreso e concluso pochissimo lavoro scientifico.

Durante la Guerra Fredda, gli americani accusavano i sovietici di fare geopolitica sostenendo che Stalin voleva dominare il mondo attraverso la conquista dell'Eurasia: un mod preciso per far intendere per similitudine che aveva adottato il piano del nazista Adolf Hitler, e che quindi non sarebbe stato migliore del suo.

Per quanto riguarda sapere se le classiche griglie tipiche dell’ analisi geopolitica abbiano un ruolo nel processo decisionale di Putin oggi, è nuovamente complesso dirlo con un minimo di rigore scientifico.

Fu alla fine del 1941 che gli americani, trascinati contro la loro volontà nella seconda guerra mondiale, scoprirono, tra il fascino e la preoccupazione che suscitava, l'esistenza di una nuova scienza nell'esercizio della quale i tedeschi sarebbero stati maestri e che spiegherebbe il loro spettacolare successo: la geopolitica.

Iniziò allora un vivace ma attento dibattito internazionale, basato fondamentalmente su due quesiti cruciali: la geopolitica doveva essere respinta tout court sulla base del fatto che sarebbe stata la conoscenza nazista ad essere dannosa in linea di principio? Oppure, al contrario, bisognava assumerne il controllo e la sua ulteriore elaborazione per meglio perfezionarla e poi rivoltarla in forma potenziata contro i suoi stessi creatori?

Nonostante le recriminazioni di chi vede la geopolitica solo come una pseudo-scienza intesa a giustificare l’imperialismo tedesco nella sua storica evoluzione, essa ha piuttosto trovato rapidamente terreno fertile in tutto l’Occidente.

In particolare, già dalle prime ore della Guerra Fredda, ha fornito a piene mani il quadro teorico per le dottrine strategiche di contenimento dell’Unione Sovietica.

Tra la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda, tra la Germania e gli Stati Uniti, si consuma un episodio cruciale nella storia di questa disciplina, la cui occidentalizzazione rende possibile la normalizzazione e che getta nuova luce sulla genesi di visioni, idee e di realizzazioni in tutto il mondo del XX secolo.

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