La persecuzione del genere femminile in Iran sta sensibilizzando sempre più l’opinione pubblica internazionale

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  Redazione
  20 September 2023
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A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Nell'ultimo anno, la situazione persecutoria delle donne in Iran si è progressivamente aggravata e sanzioni più mirate nei confronti dei persecutori sarebbero vicine ad essere introdotte.

Pochi giorni fa cadeva l’anniversario (settembre 2022) della morte di Mahsa Amini, una donna curdo-iraniana, deceduta a seguito delle ferite e torture inferte dalla polizia “morale" del regime degli Ayatollah, innescando un movimento di protesta, diffuso a tutta la società iraniana, guidato soprattutto dalle donne, che è rapidamente passato dalle manifestazioni di piazza - andando contro le regole poste come obbligatorie dell'hijab (una sorta di Codice penale islamico) - alla palese protesta politica contro la Repubblica teocratica instaurata dagli Ayatollah. Da allora, oltre cinquecento manifestanti sono stati uccisi e più di ventimila arrestati, tra cui numerose giornaliste.

Sono faticosamente venuti alla luce anche allarmanti crimini di genere, tra i quali abusi sessuali e altre sevizie fisiche nei riguardi delle manifestanti per mano delle forze di sicurezza iraniane. Come hanno descritto i reportages della giornalista e attivista Masih Alinejad e di altri, le donne iraniane vivono sotto una forma severa e sistematica oppressione quotidiana, simile ad un vero '"apartheid di genere".

Ora, le studentesse di tutto il paese sono ulteriormente afflitte in quello che molti credono siano provvedimenti governativi intesi a chiudere le scuole femminili come rappresaglia per la loro partecipazione alle proteste.

Il temuto SCCR

Il principale strumento di repressione in mano al governo di Teheran è il Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale (SCCR), un organo non eletto che risponde esclusivamente al leader supremo, Ali Khamenei.

In effetti, è stato il SCCR, sotto il suo fondatore, l'ex presidente Mahmoud Ahmadinejad, che ha creato la struttura operativa della polizia “morale”.

Mesi prima della morte di Amini, il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, a sua volta sanzionato dagli Stati Uniti nel 2019 e che ora dirige l'SCCR, ha ordinato alla polizia “morale” e alle istituzioni governative di tutto il paese di applicare ancora più rigorosamente le regole per portare il velo sul capo (hijab).

Nonostante le crescenti prove sugli abusi nel contesto delle proteste, l'SCCR ha ribadito il suo sostegno all'hijab, reso legislativamente obbligatorio a gennaio 2023. Nello stesso mese, è stato nominato anche un nuovo segretario dell'SCCR.

Purtroppo, non è facile incriminare l'SCCR.

Secondo il dettato del Diritto Internazionale, l’ SCCR si configura come un organo non eletto in un paese sovrano, quindi al di fuori della portata dei tradizionali meccanismi di responsabilità passanti sotto la competenza ed egida dei tribunali internazionali.

Non basta, esso rifiuta sistematicamente ogni tentativo di cooperare nell’ambito dei meccanismi giuridici internazionali, ordinariamente previsti per la tutela dei diritti umani nel mondo.

Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha recentemente istituito una missione di accertamento dei fatti così brutali che avvengono in Iran con il preciso mandato di raccogliere, consolidare e analizzare i riscontri delle violazioni dei diritti umani derivanti dalle legittime proteste delle donne iraniane. Purtroppo lo stesso non ha il potere di avviare alcun efficace procedimento giuridico.

Date queste limitazioni, non è rimasto che emanare provvedimenti sanzionatori – specie quelli mirati – che offrono un percorso giuridico iniziale realizzabile, capace di affrontare con un minimo di efficacia questa persecuzione di genere tuttora in corso.

In pratica, vengono applicate sanzioni che congelano i beni dei funzionari e decisori iraniani e vietano loro la concessione di ogni visto d’ingresso negli USA. Le sanzioni vengono utilizzate principalmente come strumento per modificare il loro comportamento secondo la teoria per la quale saranno costretti a farlo per poter recuperare e disporre dei loro beni materiali e finanziari (bloccati) insieme alla libertà di viaggiare liberamente.

Il ruolo dell’Occidente

Idealmente, gli Stati Uniti, i paesi con le medesime intenzioni in politica estera e le alleanze regionali come l'Unione Europea accusano penalmente sia l'SCCR che i suoi membri. Mentre gli enti statali come il SCCR spesso non hanno propri beni all'estero e, naturalmente, non possono ricevere visti, i loro membri sovente hanno corposi legami internazionali. Va da sé che gli atti d’accusa nei confronti degli enti non comportano automaticamente l’incriminazione dei loro membri.

Certi funzionari del regime iraniano sono noti per possedere una notevole ricchezza all'estero, così come anche legami internazionali rappresentati dai loro familiari stretti che vivono all'estero. Dunque si presume che abbiano il notevole desiderio di mantenere la capacità di spendere soldi e ottenere visti di viaggio per quei luoghi siti nell’ “odiato” Occidente. I figli di funzionari di alto rango sono spesso commentati per i loro stili di vita, tutti all’insegna dell’agiatezza.

Le sanzioni mirate congelerebbero tutti i beni posti a nome dei funzionari e, in generale, impedirebbero loro di interagire con i sistemi bancari con sede nei paesi sanzionatori (ad esempio, per inviare denaro ai familiari) o di ottenere un visto d’ingresso (ad esempio, per visitare i familiari).

Soprattutto alla luce delle notizie di dimissioni di massa tra alcuni funzionari del regime e membri delle forze di sicurezza, le sanzioni potrebbero incentivare i membri del SCCR a dimettersi almeno dalle posizioni governative. Anche se eseguite alla perfezione, alla luce della radicalità del regime teocratico iraniano, le sanzioni mirate non porranno fine alla persecuzione di genere.

Nonostante le sanzioni globali esistenti (mirate e non), il regime iraniano non ha ancora cambiato significativamente il proprio comportamento verso il genere femminile. L’accusa penale verso un'istituzione come l'SCCR priva di attività all’estero riconoscibili e senza designare i singoli membri responsabili avrebbe un effetto procedurale materiale parecchio limitato.

Tuttavia, come viene riconosciuto anche dalla Corte Internazionale di L’Aia dei Paesi Bassi, il valore simbolico dei suoi deliberati giuridici mantengono la propria validità e non deve essere misconosciuto. Comunque, i benefici anche se limitati valgono lo sforzo comune, specialmente ora quando si è di fronte a crimini così efferati e di genere.

Le motivazioni

In primis, pone i membri del SCCR severamente sull'avviso che la comunità internazionale è consapevole della loro partecipe complicità e sta prestando loro l’attenzione che meritano.

In secundis, offre sostegno alle vittime delle politiche violente applicate dall'SCCR nei confronti delle donne.

Tale sostegno è stato carente in sanzioni mirate fino ad oggi, e gruppi di valenza etica come “Human Rights First” hanno analizzato le accuse scoprendo che nella maggior parte dei casi le giurisdizioni poste in atto non riconoscevano il genere maschile o femminile delle vittime, e quando lo facevano, erano più propensi incredibilmente a identificare gli uomini piuttosto che le donne.

Gli Stati Uniti hanno accusato centinaia di funzionari iraniani con più di una dozzina di regimi sanzionatori nei confronti dell'Iran.

Finora, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, l'Australia e l'Unione Europea hanno imposto sanzioni mirate alla polizia morale e alle forze di sicurezza, ma non ancora all'SCCR come ente istituzione.

Mentre le azioni giudiziarie finora sono state un passo positivo e gradito per affrontare i comportamenti derivanti dalle politiche criminali dell'SCCR, non riescono ancora a riconoscere i danni specifici, traducibili anche in termini giuridici, che l'SCCR ha commesso nell'architettura dell'apartheid di genere che sta logorando fortemente la sana convivenza nella società iraniana.

Gli esperti del progetto “Strategic Litigation Project” hanno precedentemente raccomandato alle autorità di designare l'SCCR nell'ambito di un regime di sanzioni mirate e hanno presentato numerose prove a sostegno e valide argomentazioni giuridiche.

Per quanto importante sia stata l’accusa di importanti istituzioni iraniane che violano i diritti umani delle donne come la polizia “morale”, la messa in stato d’accusa dell'SCCR è fondamentale per stabilire un procedimento giudiziario anche per identificare e condannare i singoli funzionari responsabili come complici nel commettere atti criminali di genere come quelli in corso.

La “Giornata internazionale della donna” offre l'opportunità ai paesi e ad altre giurisdizioni con regime sanzionatorio sui diritti umani di accusare i responsabili del sostegno del regime degli Ayatollah (e non solo) che discriminano violentemente le donne e di attuare le politiche volte a violare i loro diritti, comprendendo in primis sia l'SCCR che i suoi aderenti.

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