La Turchia al voto: la fine di un'era (?)

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  Michele Magistretti
  07 May 2023
  5 minutes, 20 seconds

Il 14 maggio i cittadini turchi saranno chiamati alle urne per il rinnovo del parlamento e per determinare il futuro capo di stato del proprio paese. Il dominus della politica turca, il presidente Erdoğan, appare indebolito e rischia la prima sconfitta alle elezioni nazionali dopo venti anni, ma non è detta l’ultima parola. Vi sono vari fattori che suggeriscono cautela nell’analisi di quello che sarà l’effettivo responso delle urne.

Vediamo quindi quale sia il clima politico interno e le plausibili prospettive all’alba di quello che potrà essere uno dei grandi turning point della storia politica del paese anatolico.

La campagna elettorale

I temi principali su cui verte la campagna elettorale sono: la crisi economica, con l’inflazione che erode il potere d’acquisto, la corruzione endemica e il ritorno dei rifugiati siriani. Il presidente e il suo partito vogliono presentarsi come coloro con maggiori capacità di gestione della cosa pubblica, pur essendo tra le principali cause dei tre scottanti temi precedentemente menzionati.

I sei partiti dell’Alleanza Nazionale, hanno temporaneamente messo da parte le rispettive divergenze e puntano ad una campagna inclusiva. Il leader del partito repubblicano (CHP) e candidato alle presidenziali, Kemal Kılıçdaroğlu, è riuscito anche a sancire un accordo informale con il principale partito curdo, Il Partito Democratico dei Popoli (HDP), il quale ha rinunciato a presentare un proprio candidato, in modo da far convergere i propri voti verso il candidato kemalista. Per le presidenziali invece il partito curdo si presenta con una coalizione minore di altri partiti di sinistra e presenta i propri candidati sotto le insegne del Partito della Sinistra Verde. Questa scelta è stata presa onde evitare inconvenienti qualora il partito venisse sciolto dalla Corte Suprema del paese. Parallelamente, con l’intento di trattenere almeno parte del voto conservatore della comunità curda, Erdoğan ha stretto un accordo elettorale con HUDA-PAR, un partito religioso estremamente reazionario.

La campagna elettorale è stata costellata di momenti di tensione e sorprese. A fine marzo, la sede di Istanbul del Buon Partito (İYİ) ha subito un attacco con armi da fuoco. L’aggressione è avvenuta mentre nella sede non erano presenti membri del partito e la polizia continua ad indagare al riguardo.

Durante un evento televisivo a fine aprile, il leader dell’AKP ha sofferto un malore, probabilmente collegato ai suoi problemi di salute intestinali. Erdoğan ha dovuto interrompere per qualche giorno la corsa elettorale e tutti i leader delle opposizioni hanno espresso solidarietà al presidente.

Nonostante la contingenza politico-economica sfavorevole per la coalizione di governo, sembra difficile ipotizzare una vittoria netta del leader kemalista al primo turno, anche perché un altro candidato kemalista ed ex front runner alle scorse presidenziali, Muharrem İnce, ha scelto di scendere in campo. La sua presenza nella competizione per la presidenza potrebbe sottrarre alcuni voti determinanti a Kılıçdaroğlu, che non raggiungerebbe quindi il 50% dei voti. Vi è inoltre l’incognita riguardo il voto della diaspora turca, che consiste in un bacino di circa tre milioni di elettori. Di questi, circa la metà è rappresentata dalla comunità turca in Germania, che negli scorsi cicli elettorali ha premiato l’attuale presidente. Il grado di affluenza di questa sezione dell’elettorato potrebbe rilevarsi determinante in una competizione che si gioca sul filo del rasoio.

Nelle ultime settimane di competizione elettorale, la dialettica si è fatta decisamente più accesa ed aggressiva, in particolare da parte delle principali figure dell’AKP.

Il ministro dell’interno, Süleyman Soylu, ha ripetutamente accusato le opposizioni di essere burattini eterodiretti dalle potenze occidentali e da Washington in particolare. Inoltre, ha accusato le opposizioni e gli USA di volere un “colpo di stato politico” tramite le elezioni.

Il presidente Erdoğan ha cercato di delegittimare e denigrare gli avversari prima ridicolizzando la fede alevita del suo principale oppositore e leader del CHP e accusando le opposizioni di essere promotori dell’agenda LGBT.

Gli scenari post-voto: tra continuità ed incognite

La legge elettorale turca per le elezioni parlamentari rende ancora più incerto il risultato delle urne. Nessuno dei due blocchi è sicuro di poter ottenere una maggioranza solida per poter governare. Vi è la possibilità in cui l’Alleanza Nazionale riesca ad ottenere la presidenza, ma fallisca ad assicurarsi una maggioranza in parlamento. L’estrema eterogeneità ideologica e la matematica dei seggi potrebbero incentivare defezioni nella coalizione e frizioni al suo interno, due eventualità che il leader dell’AKP proverà a sfruttare a proprio favore secondo il classico divide et impera. Nel caso in cui le opposizioni dovessero ottenere la maggioranza dei seggi è comunque difficile ipotizzare una piena armonia nell’indirizzo politico di governo. È plausibile ipotizzare uno “scenario israeliano” in cui l’eterogenea coalizione di governo collassa entro i primi due anni di legislatura, portando a nuove elezioni che finiscono per rafforzare la coalizione precedentemente sconfitta.

Nel caso di vittoria della coalizione capitanata dal leader del CHP, la Turchia potrebbe imprimere una svolta alla propria politica estera su alcuni dossier. Sicuramente cambierebbe in parte l’approccio di Ankara nei confronti della UE e di Washington, anche se questa eventualità non deve creare illusioni di piena convergenza da parte delle potenze occidentali. Mentre i rapporti con la Grecia, l’Armenia e i curdi della Siria settentrionale continueranno a vedere il ciclo di tensioni e tregue sperimentato anche sotto la presidenza dell’AKP.

La maggiore incognita rimane il comportamento immediatamente successivo alle elezioni di Erdoğan, qualora dovesse perdere entrambe le competizioni. Dopo venti anni alla guida del paese, avendo instaurato una profonda e capillare rete clientelare, che permea gli apparati pubblici e di partito, potrebbe non avere molti incentivi per cedere pacificamente il potere. 

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Fonti utilizzate per il presente articolo: 

İYİ Party’s building in Istanbul attacked , Hürriyet Daily News, 31 marzo 2023, https://www.hurriyetdailynews.com/iyi-partys-building-in-istanbul-attacked-182031

Ragıp Soylu ,Turkey elections: Votes from overseas may tilt the balance in a tight race, MEE, 27 aprile 2023, https://www.middleeasteye.net/news/turkey-elections-votes-overseas-may-tilt-balance-tight-race?utm_source=twitter&utm_medium=social&utm_campaign=Social_Traffic&utm_content=ap_c9ae9x2am3

Nazlan Ertan, Turkey’s Kilicdaroglu pulls ahead of Erdogan in latest polls as campaign heats up, Al-Monitor, 1 maggio 2023 ,https://www.al-monitor.com/originals/2023/05/turkeys-kilicdaroglu-pulls-ahead-erdogan-latest-polls-campaign-heats

Soner Cagaptay, Turkey’s Pivotal 2023 Elections: Issues, Potential Outcomes, and What Comes After, WINEP, Policy notes aprile 2023 no. 132, https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/turkeys-pivotal-2023-elections-issues-potential-outcomes-and-what-comes-after

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