L’IRAN BLOCCA I SOCIAL MEDIA PER FERMARE LA PROTESTA

In risposta alle proteste contro l'uccisione di Mahsa Amini, le autorità iraniane hanno interrotto la connessione internet, bloccando anche WhatsApp ed Instagram.

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  Wiam Kessab
  07 December 2022
  4 minutes, 58 seconds

CASO MAHSA AMINI, IRAN

Il 13 settembre 2022, mentre era con la famiglia a Teheran, la 22enne Mahsa Amini è stata fermata e arrestata dalla polizia locale, perché non indossava correttamente l’hijab. Poco dopo l’arresto, la ragazza è entrata in coma ed è deceduta all’ospedale di Teheran, dove era stata ricoverata. La sua tragica scomparsa ha sollevato diverse proteste in Iran che sono sfociate in manifestazioni a livello mondiale, la morte di Amini ha suscitato grande indignazione in tutto il mondo. L’ONU è intervenuta sulla vicenda, condannando i fatti di Teheran. "La tragica morte di Mahsa Amini e le accuse di tortura e maltrattamenti devono essere indagate in modo rapido, imparziale ed efficace da un'autorità indipendente competente, assicurando, in particolare, che la sua famiglia abbia accesso alla giustizia e alla verità", si legge nel comunicato firmato da Al-Nashif, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

PROTESTE

In Iran, le proteste non sono tardate ad arrivare e la reazione alla morte di Mahsa Amini é stata sentita a livello internazionale. Sono scoppiate violente proteste e in particolare nella città di Shahrud, due donne, circondate da centinaia di manifestanti, sono salite su una piattaforma e hanno sventolato in segno di sfida il loro hijab sopra la testa. In almeno 50 città le proteste sono state guidate spesso da gruppi di donne che si sono tagliate i capelli in pubblico e hanno dato fuoco ai propri hijab per manifestare il dissenso contro le politiche sempre più repressive della repubblica islamica. La polizia fa largo uso di violenza per soffocare i cittadini insorti e fin da subito video e immagini della brutalità della repressione diventano virali sui social media, soprattutto su Instagram, social molto utilizzato in Iran. Il profilo instagram 1500tasvir ha pubblicato decine di video girati in diverse città dell'Iran. Il membro del team di 1500tasvir interpellato da Wired UK sostiene che l'account instagram, gestito da un gruppo di circa dieci persone da dentro e fuori l'Iran, pubblica video per documentare le proteste. Le persone sul posto inviano i video che vengono poi controllati prima della pubblicazione. Inoltre il membro del team spiega che bloccare internet può avere un impatto enorme sulle proteste, in quanto le persone non hanno la possibilità di vedere che altri stanno protestando ed è probabile che si fermino a loro volta.

BLOCCO SOCIAL MEDIA

Il 19 Settembre, le autorità iraniane hanno iniziato a spegnere internet nel momento in cui le proteste per la morte di Amini hanno iniziato a crescere. La repressione contro Instagram e WhatsApp è iniziata invece il 21 settembre, i due social media in questione vengono bloccati. La denuncia del blocco della rete internet mobile arriva da Netblock, uno tra i più autorevoli osservatori della rete internet mondiale capace di individuare blocchi e problemi ai network in tempo reale. Doug Madory, direttore dell'analisi internet della società di monitoraggio Kentik, che ha seguito i blocchi nel paese, spiega che l'interruzione dei servizi mobili di internet è diventata un'abitudine per il governo iraniano quando si verificano disordini civili. Gli operatori di rete mobile, tra cui i maggiori fornitori del paese, Irancell, Rightel e Mci, sono stati oggetto di continui blackout. Felicia Anthonio, responsabile dell'impegno contro l'interruzione di internet della ong Access Now riporta che i partner del gruppo hanno riferito che i messaggi di testo contenenti il nome di Amini sono stati bloccati. Mahsa Alimardani, accademica dell’Oxford Internet Institute e ricercatrice senior presso il gruppo per i diritti digitali Article 19 afferma che si sta prendendo di mira queste piattaforme che sono l’ancora di salvezza per l’informazione e la comunicazione che tiene in vita le proteste. La repressione digitale di questa ondata di proteste è più violenta del solito. Sembra che i blocchi contro WhatsApp abbiano avuto un impatto anche su soggetti al di fuori dell’Iran. Le persone che utilizzano i numeri di telefono iraniani +98 si sono lamentate del fatto che WhatsApp ha funzionato a rilento o non ha funzionato affatto.

COME VENGONO AGGIRATE LE RESTRIZIONI?

A seguito del blocco di internet da parte del governo iraniano, molti attivisti hanno cercato metodi alternativi per tornare online, ma con scarsi risultati. Ogni approccio sembra infatti presentare dei limiti, nonostante l’aiuto proveniente da parte di persone e organizzazioni di diversi Paesi del mondo. Alcuni gruppi che operano per tutelare i diritti digitali degli utenti stanno cercando di aiutare la popolazione iraniana inviando strumenti e consigli tecnici per eludere le restrizioni poste dal Governo.

Diverse pressioni sono state esercitate dagli attivisti nei confronti di aziende tecnologiche estere, affinché queste si mobilitino in favore degli iraniani. Tra le manovre effettuate per accedere ad internet e stabilire una comunicazione alternativa verso l’esterno vi è l’utilizzo delle VPN le quali permettono di navigare online in maniera sicura e anonima. Per quanto riguarda le applicazioni di messaggistica WhatsApp e Signal, a seguito delle restrizioni imposte, si sono prontamente adoperate per garantire agli utenti la fruibilità attraverso soluzioni alternative. Signal, ad esempio, dà agli utenti la possibilità di impostare server proxy che indirizzano in modo sicuro il traffico dell’applicazione. Un’altra possibilità è quella di dar vita a connessioni alternative, nello specifico attraverso i servizi satellitari. Secondo quanto affermato però da Amir Rashidi, direttore della sicurezza internet e dei diritti digitali presso l’organizzazione per i diritti umani Miaan Group, questa volta le restrizioni governative risulterebbero essere molto più stringenti, in quanto tentano di colpire ogni possibile canale di comunicazione.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/09/22/amini-liran-blocca-i-social-per-fermare-la-protesta_480540ee-8c55-4f84-b213-8732cc9a727c.html

iran_blocco_internet_social_proteste-366787169

mahsa-amini-morte

https://tg24.sky.it/mondo/2022/09/20/rabbia-e-proteste-per-mahsa-amini-morta-perche-indossava-male-il-velo

https://www.wired.it/article/iran-proteste-blocco-internet-abusi/

https://lagazzettadelpubblicitario.it/digital/social-media/iran/

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/iran-senza-internet-e-loccidente-e-incapace-di-aiutare-i-cittadini/



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L'Autore

Wiam Kessab

IT

Wiam Kessab, classe 2001, ha conseguito la laurea triennale presso la Fondazione UniverMantova in mediazione linguistica; lingue per le relazioni internazionali.

Attualmente sta frequentando il corso di laurea magistrale in relazioni internazionali e diplomazia, curriculum in diritto internazionale ed economia presso l’Università degli studi di Padova.

Durante i suoi studi ha sviluppato un forte interesse sia per le relazioni internazionali che per le lingue.

Attualmente è autrice di Mondo internazionale Post per "Società e Legge".

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Wiam Kessab, born in 2001, graduated from the Fondazione UniverMantova in language mediation; languages for international relations.

She is currently attending the Master's degree course in international relations and diplomacy, curriculum in international law and economy at the University of Padua.

During her studies, she developed a strong interest for the international relations and languages.

She is currently author of International World Post for 'Society and Law'.



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