Violazioni dei diritti umani in Siria

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  Alessia Cominotti
  27 November 2022
  4 minutes, 14 seconds

La guerra civile siriana ha avuto inizio nel 2011 in Siria e i poli contrapposti sono quello delle milizie armate definite ribelli e le forze governative che supportano il governo Bashad al-Assad. Le proteste,che in un primo momento mantengono un carattere pacifico, hanno l’obiettivo di portare alle dimissioni del presidente per eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba’th. Con lo svilupparsi del conflitto,si aggiunge una componente estremista di stampo salafita che diventa il 75% del totale dei ribelli antigovernativi e che ha come obiettivo l’instaurazione della Shari’a in Siria. Da uno scontro di carattere interno,la posizione strategica del paese e il perdurare del conflitto lo trasformano in una realtà vicina all’intera comunità internazionale. Lo scontro ha portato luce su una situazione complessa già da tempo. In Siria le organizzazioni internazionali hanno accertato violazioni di diritti umani che sembrano trovare origine già nel 1963,ben prima della rivolta. Le forze di sicurezza detengono nel paese forte potere di arresto e detenzione e,anche in periodi di pace del governo Bashar al-Assad, il rapporto dell’Human Rights Watch ha rivelato situazioni di forte oppressione.

Dopo oltre dieci anni dall’inizio del conflitto civile,la Siria è ancora in gran parte un luogo pericoloso per il ritorno dei rifugiati. Lo si comprende da un’inchiesta svolta da un gruppo di esperti di crimini di guerra delle Nazioni Unite che dichiara un peggioramento delle violenze e delle violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza. Le truppe governative hanno compiuto attacchi diretti verso la popolazione e verso le infrastrutture civili. Hanno inoltre tenuto sotto assedio civili nel sud della Siria e limitato l’accesso dei civili agli aiuti umanitari. L’esercito nazionale siriano ha sottoposto i civili a tortura,maltrattamenti e rapimenti. Le Nazioni Unite accertano che all’inizio del 2021 il governo Siriano ha lanciato missili e colpi di artiglieria contro un ospedale nell’area rurale di Aleppo. Il rapporto aggiungeva che, nello stesso giorno, il governo ha lanciato raid aerei su un impianto di gas,distruggendo 18 autoarticolati parcheggiati al confine,obbligando le organizzazioni umanitarie che operavano nel territorio a sospendere le loro attività temporaneamente. Le forze governative hanno messo sotto assedio i civili bloccando l’accesso a risorse quali acqua,cibo e servizi essenziali,continuando inoltre ad ostacolare l’intervento delle Nazioni Unite nel sud e nord del paese.

A fine anno le persone sfollate nel territorio siriano erano 7 milioni mentre quelle che cercavano rifugio fuori dal paese ben 5 milioni. Molti rifugiati sono stati costretti a fare ritorno in Siria a causa della problematicità delle condizioni umanitarie negli Stati limitrofi che rendevano difficile ottenere un permesso di soggiorno. Al loro rientro hanno dovuto subire detenzioni,torture e maltrattamenti,oltre che sparizioni forzate. Per tutte le persone dislocate nei territori siriani la pandemia ha avuto un impatto ben maggiore. Il rischio di contrarre la malattia é aumentato notevolmente a causa della mancanza di precauzioni quali distanziamento fisico,servizi tra cui acqua e medicinali e servizi igienici sufficienti. Operatori umanitari hanno dichiarato che le ONG non erano in grado di assicurare una fornitura salvavita per curare infezioni,malattie cardiovascolari e diabete e che,nella maggior parte dei casi, si doveva scegliere quali pazienti curare in base ai medicinali disponibili. Nonostante il Consiglio di Sicurezza delle nazioni Unite non sia riuscito a denunciare la situazione siriana,quattro stati europei hanno iniziato ad indagare presso i propri tribunali nazionali le violazioni commesse riconducibili a crimini di guerra. Tra gli stati appena menzionati si trova la Germania che ha condannato un funzionario dei servizi di sicurezza siriani a quattro anni di carcere per favoreggiamento di crimini di guerra,oltre che torture ai danni di diversi manifestanti.

In un rapporto, Amnesty International ha documentato le violazioni dei diritti umani inferte a 66 rifugiati rientrati in patria,tra questi 5 sono deceduti e 17 risultano scomparsi. L’aver lasciato la Siria infatti,viene considerato dal governo come un atto di tradimento o terrorismo. Questo giustifica,nella mente di chi sta al potere,che coloro che fanno rientro in Siria siano sottoposti a torture e trattamenti degradanti. Amnesty International ha documentato altrettanti casi di violenza sessuale,a danni di donne e bambine ed una testimone rivela di essere stata minacciata per aver lasciato il paese: “non dimenticherai il modo in cui ti abbiamo umiliata” sono le parole riserbate al suo rientro. La gravità della situazione è acuita dal fatto che nessuna zona della Siria al momento sia realmente sicura. Negli anni l’intensità dei combattimenti è diminuita notevolmente,lasciando i territori liberi al comando delle forze governative che controllano il settanta percento del paese. Gli abitanti siriani si trovano perciò in una strada senza uscita: rimanere in Siria sotto il controllo repressivo delle forze governative o cercare un possibile asilo in altri stati,rischiando trattamenti degradanti una volta tornati nel proprio paese.

le fonti impiegate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_siriana

https://www.repubblica.it/solidarieta/diritti-umani/2021/09/15/news/siria_onu_la_siria_e_un_luogo_insicuro_per_il_ritorno_dei_rifugiati-317898511/

https://www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2021-2022/medio-oriente-e-africa-del-nord/siria/

https://www.amnesty.it/siria-rapporto-di-amnesty-international-ex-rifugiati-torturati-stuprati-e-fatti-sparire-al-rientro-in-patria/

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Alessia Cominotti

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#CivilWar Siria violazione Medio Oriente