Adolescenti condannati ai lavori forzati in Corea del Nord

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  Flora Stanziola
  26 gennaio 2024
  3 minuti, 44 secondi

Il 18 gennaio l’istituto sudcoreano di ricerca per lo Sviluppo del Sud e del Nord (SAND), ha diffuso un filmato proveniente dalla Corea del Nord in cui viene mostrata la condanna pubblica di due adolescenti davanti ai loro compagni di scuola. Secondo il video, i due sedicenni sono stati condannati per aver guardato e diffuso film e video musicali sudcoreani, vietati dal governo nordcoreano, e per questo i due adolescenti sono stati condannati a 12 anni di lavori forzati.

Alla fine della sentenza viene poi mostrato un testo che spiega le leggi della Corea del Nord sull'importazione o la distribuzione di media sudcoreani e un ultimo segmento in cui vengono criticate le donne nordcoreane per l'adozione di “usanze straniere” tra cui tingersi i capelli, indossare pantaloncini o abiti aderenti.

Il divieto dei film, serie TV, e tutto ciò che sia legato alla cultura sudcoreana in Corea del Nord è stato imposto dal governo di Pyongyang come parte della sua strategia di controllo delle informazioni e di promozione dell’ideologia del regime che ruota intorno al culto di Kim. È molto raro ottenere filmati del genere dalla Corea del Nord in quanto foto video e qualunque testimonianza della vita del paese sono vietate.

Il filmato sembra essere stato girato nel 2022, per poi essere proposto all’interno del paese da diverse organizzazioni per impartire le regole dell’educazione ideologica di Kim e mettere in guardia dalle apparenti minacce che la distribuzione e visione di questi prodotti comporta. In un’intervista alla presidente del SAND riportata da Reuters la disertrice nordcoreana sostiene che Kim stia irrigidendo ancora di più le pene e i controlli, per contenere il rischio che con la diffusione dei telefoni cellulari, in particolare tra i giovani, la popolazione possa esporsi a idee e valori diversi da quelli promossi dal governo nordcoreano, imponendo ancora di più un controllo sui diritti e le libertà della popolazione. Nel video, la voce narrante ripete in maniera propagandistica come la cultura del nemico, la Corea del Sud, si stia diffondendo tra gli adolescenti affermando che i due condannati hanno rovinato il proprio futuro.

In passato, i minori che infrangevano la legge in questo modo venivano mandati nei campi di lavoro giovanile con una pena di solito inferiore a cinque anni.

Nel 2020, tuttavia, Pyongyang ha promulgato una legge per rendere punibile con la morte la visione o la distribuzione di intrattenimento sudcoreano come atto contro il socialismo.

Da quando è entrata in vigore la “legge sul pensiero anti-reazionario” le limitazioni alla libertà civile si sono aggravate con numerose condanne di questo tipo e pubbliche esecuzioni nei confronti di chi sia sospettato svolgere attività di divergenza ideologica e contro il regime in cui vengono inserite anche le attività che hanno a che fare con la cultura occidentale. In questo modo Kim Jong Un continua a reprimere la popolazione e in particolare i giovani per “fermare il diffondersi di linguaggio straniero”, antisocialista e consumista considerato pericoloso per la società nordcoreana. La legge stabilisce che a seconda della gravità, lo Stato può applicare persino la pena di morte contro chiunque introduca, visualizzi e distribuisca ideologia e cultura reazionaria. La sanzione, per chi sia sorpreso in possesso di grandi quantità di prodotti audiovisivi da Corea del Sud, Usa e Giappone, potrebbe essere la pena di morte, mentre per la visione è la detenzione nei campi di lavoro forzato fino a 15 anni.

Già lo scorso agosto oltre 50 paesi in un Consiglio ONU a New York hanno fortemente condannato le violazioni dei diritti umani nella Repubblica Democratica Popolare di Corea denunciando le uccisioni arbitrarie, le detenzioni forzate e le punizioni inferte per presunti reati commessi ma secondo il leader nordcoreano sarebbe una strumentalizzazione dei diritti umani per favorire gli obiettivi di dominio occidentali. Questa narrativa è la stessa che viene diffusa dal governo, proprio attraverso filmati di questo tipo, per indottrinare la popolazione con il concetto di “nemico”; tuttavia, farsi un quadro accurato di quello che accade all'interno del paese isolato governato da Kim Jong Un è estremamente difficile. Le autorità controllano tutti i flussi di informazioni e presentano al mondo la propaganda di stato.

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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