Gli ambientalisti portano il Regno Unito in tribunale

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  Leonardo Di Girolamo
  30 novembre 2023
  3 minuti, 25 secondi

La scelta del governo britannico di investire miliardi di sterline nella BECCS (Bioenergy with Carbon Capture and Storage), ovvero la 'biomassa con cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica', ha scatenato le proteste dei gruppi ambientalisti al punto da portare, lunedì 13 novembre, il governo britannico in tribunale.

Innanzitutto, cerchiamo di capire che cosa il governo britannico stia promuovendo. La BECCS è una tecnologia che mira alla rimozione della CO₂ (anidride carbonica, o diossido di carbonio) dall’atmosfera ed è - tra l'altro - promossa anche dall’Unione Europea. Al momento, non esiste una definizione unica e precisa della BECCS poiché essa può includere una grande varietà di processi industriali, materie prime e metodi di conversione dell’energia. Sostanzialmente, l’idea di base della tecnologia è semplice: sequestrare la CO₂ dalla biomassa, ad esempio, durante il processo di generazione di elettricità o durante la produzione di biocarburanti. Nonostante la semplicità concettuale e l’invito della Commissione Europea a spingere su soluzioni CCS, non vi sono ancora gli elementi necessari per puntare su questa tecnologia su larga scala, almeno qualora la si interpreti come uno strumento utile per raggiungere l’Accordo di Parigi.

Ed è proprio questo Accordo il motivo per cui gruppi di ambientalisti hanno deciso di portare il governo britannico in tribunale: a detta del governo, il carbonio catturato dalla combustione del legno tramite la tecnologia BECCS viene considerato come un’emissione negativa -  ovvero, va a ridurre il bilancio delle emissioni -, ma in realtà tale processo può essere definito al massimo neutro. In una dichiarazione di The Lifescape Project e di Partnership for Policy Integrity, i gruppi ambientalisti querelanti hanno dichiarato come “la giustificazione del governo riguardo la BECCS intesa come fonte di emissioni negative violi i protocolli internazionali sull'amministrazione del carbonio alla base dell’Accordo di Parigi, del quale il Regno Unito è firmatario”.

Infatti, uno dei problemi principali della BECCS - intesa come tecnologia in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi  di decarbonizzazione al 2050 - risiede nella quantità di tempo necessaria all'osservazione di risultati rilevanti, soprattutto quando questa è applicata in relazione alla combustione della biomassa. Mentre i tempi tipici di compensazione del carbonio per l’energia solare ed eolica equivalgono a pochi anni, nel caso della biomassa i tempi sono altamente incerti e dipendenti più che altro dal tipo di biomassa utilizzata.

Inoltre, fra i sostenitori della BECCS si registrano numerose critiche alle limitazioni di questa tecnologia allo stato attuale, specialmente in riferimento ai piani del governo britannico. Una delle fonti spesso citate sono le regole di contabilizzazione delle Nazioni Unite, secondo cui il legno deve essere considerato una fonte di carbonio che incrementa la quantità di CO₂ in atmosfera; pertanto, viene trattata come uno zero nel settore dell’energia, appunto per evitare la doppia contabilizzazione della riduzione. Secondo Mary Booth, direttrice di Partnership for Policy Integrity, contare nuovamente le emissioni quando la biomassa in questione viene bruciata può essere dovuto a un errore matematico o un trucco contabile del governo britannico.

Secondo The Lifescape Project e Partnership for Policy Integrity, il caso legale che sta interessando il Regno Unito potrebbe avere ripercussioni anche in Unione Europea, la quale sta promuovendo la BECCS in quanto tecnologia in grado di ottenere emissioni negative. L’Unione Europea aveva già precedentemente messo sul tavolo anche circa 180 milioni di euro di finanziamenti per un progetto di riconversione di un impianto di biomassa svedese già esistente, allo scopo di trasformarlo in una struttura BECCS. Tuttavia, secondo Mary Booth, il progetto produrrà - nelle migliori condizioni - emissioni zero, e non emissioni negative.

Vedremo quindi quale sarà l’esito di questo caso portato avanti dai gruppi ambientalisti nel Regno Unito, e che rappresenta un ottimo esempio della difficoltà di conciliare possibili soluzioni “semplici” al complesso problema della decarbonizzazione con la dura realtà: il tempo per ottenere la neutralità è sempre meno, e non possiamo certamente perderlo rincorrendo a soluzioni incerte quando già esistono metodi efficaci per risolvere il problema.

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