Ingannati a combattere: come la Russia recluta le sue truppe

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  Angela Sartori
  08 aprile 2024
  5 minuti, 34 secondi

Negli ultimi mesi molti uomini di nazionalità indiana e nepalese si sono trovati, a loro insaputa, a dover combattere per la Federazione Russa sul fronte ucraino. Le persone, tramite internet, sono cadute vittime di truffe che promettevano loro un posto di lavoro all’estero. Si stima che gli indiani in guerra siano centinaia mentre i nepalesi migliaia.

Come funziona la truffa

Tutto inizia grazie a promettenti offerte di lavoro sponsorizzate da alcuni canali Youtube e da altri social media in India e in Nepal e che offrono la possibilità di andare a lavorare in Russia come supporto per le Forze Armate russe, con la rassicurazione che non ci sarebbe nessun coinvolgimento con il conflitto in corso. Altre offerte invece prevedono un lavoro in Germania e perfino a Dubai, ma con la necessità di dover fare scalo a Mosca per raggiungere queste destinazioni. Molti, ignari di un possibile inganno, ne vedono l’opportunità di andare all’estero. Gli agenti responsabili di questi annunci chiedono una somma a carico del richiedente che si aggira intorno ai 3000$ (un agente con sede a Dubai, Faisal Khan, che operava in India, chiedeva 3600$, mentre in Nepal le cifre sono arrivate perfino a 8500$), che a detta loro servirebbe per coprire le spese del visto e di altri documenti. Una volta a Mosca, viene dato loro da firmare un contratto stilato solamente in russo e tradotto oralmente in modo approssimativo e viene omesso il fatto che verrebbero arruolati o mandati subito a combattere. Dopo il lungo viaggio e i soldi versati la maggior parte delle persone alla fine firma. Successivamente, viene tolto loro il passaporto e vengono portati in campi di addestramento ed è qui che si rendono veramente conto della situazione in cui si trovano. Molti di loro sono costretti ad usare le armi per la prima volta. Dopo solo un periodo di due o tre settimane questi “neo-soldati” vengono mandati direttamente in prima linea in Ucraina. Purtroppo, una volta firmato il contratto che prevede un impegno di un anno, non è possibile rescinderlo altrimenti si finisce in prigione per anni. Alcuni hanno la fortuna di scappare e mettersi in salvo, pur con difficoltà, mentre altri rimangono feriti al fronte e trasportati in ospedali russi. Molti invece perdono la vita nel conflitto.

I motivi

Le persone che si lasciano ingannare sono principalmente giovani di circa vent’anni che colgono l’occasione di andare all’estero per aiutare la propria famiglia e per avere uno stipendio maggiore rispetto a quello che guadagnerebbero nel loro paese d’origine: le paghe offerte vanno dai 1200$ ai 3500$ al mese. Sia in India che in Nepal la disoccupazione è un grosso problema e milioni di giovani sono senza lavoro. Molti di loro vedono, quindi, nella possibilità di andare in Russia, il primo passo per potersi poi spostare nei paesi europei o negli Stati Uniti. Inoltre, se si lavora per un anno in Russia si ha la possibilità di ricevere la residenza permanente e prendere in seguito la cittadinanza (sono necessari almeno cinque anni di residenza in Russia per poterla ottenere).

Inoltre, secondo un emendamento della legge sulla cittadinanza entrato in vigore nel settembre del 2022, aver servito per un anno le forze armate russe dà diritto ad una procedura semplificata per l’acquisizione della cittadinanza russa. La possibilità di acquisire la cittadinanza in questo modo veloce è particolarmente rilevante per il Nepal, se viene considerato il fatto che per i cittadini di questo paese è abbastanza comune essere coinvolti in conflitti terzi. Infatti, in passato molti nepalesi hanno combattuto a fianco di Inglesi e Indiani e hanno preso parte nelle guerre in Iraq e Afghanistan. Sebbene una parte sia consapevole della propria scelta di arruolarsi volontariamente per l’esercito russo, molti nepalesi arrivano al fronte con la promessa di un lavoro “normale” in Russia.

A causa di un numero di morti molto elevato i cittadini indiani e nepalesi hanno chiesto ai rispettivi governi di intervenire.

I provvedimenti del governo indiano e nepalese

L'India e il Nepal si sono dimostrati reattivi all’accaduto. Dopo che la popolazione ha manifestato la sua preoccupazione per la quantità di vittime che la guerra ha provocato, il governo nepalese ha bandito i permessi di lavoro per la Russia e l’Ucraina (in Nepal è il governo che dà il permesso di lavoro con il quale poter emigrare), dato che secondo le stime circa 14.000-15.000 uomini si trovano in zone di guerra. Inoltre, nel dicembre del 2023 è stato arrestato un gruppo di 12 persone responsabili dell’organizzazione di queste truffe. Il problema però non è ancora stato risolto dato che molti viaggiano in paesi terzi e poi da lì partono per la Russia.

Il governo nepalese è accusato dai suoi cittadini di non mobilitarsi a sufficienza per rimpatriare i soldati nepalesi che si trovano ancora sul fronte di guerra e per questo hanno chiesto aiuto al governo indiano, vista la vicinanza diplomatica tra Nuova Delhi e Mosca: il presidente indiano è stato uno dei pochi ad essersi congratulato con il presidente russo per la sua vittoria alle elezioni di marzo 2024.

In India il caso è esploso grazie all’inchiesta svolta dal Central Bureau of Investigation (l’Fbi indiana) che ha portato a galla una rete di truffe che ingannano i cittadini relativamente alle offerte di lavoro in Russia. Grazie ad un intervento con le autorità russe, alcuni dei reclutati sono stati liberati e riportati in India, e, secondo il ministro degli affari esteri indiano V. Muraleedharan, le trattative per rimpatriare tutti i cittadini sono ancora in corso, anche se comunque il governo continua ad essere accusato dalla popolazione di non stare facendo abbastanza.

Non è la prima volta che la Russia è nel mirino per un caso del genere. Circa un anno fa, sono stati messi in pratica a Cuba dei meccanismi simili, che hanno portato molti giovani cubani sul fronte ucraino. Tuttavia, non è una cosa nuova per la Russia reclutare (anche se in questo caso in modo trasparente) soldati stranieri: la maggior parte arriva dall’Asia Centrale, dalla Serbia e da svariati paesi africani. A causa della lunga durata del conflitto, infatti, sia Mosca che Kyiv stanno registrando una carenza di personale militare e appoggiarsi al reclutamento di soldati stranieri si sta dimostrando una veloce soluzione a breve termine.

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L'Autore

Angela Sartori

Angela Sartori si è laureata in Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe (MIREES) presso l'Università di Bologna. Le tematiche che ha affrontato durante il suo corso di studi si sono concentrate principalmente sui fenomeni migratori e sulle problematiche legate alle minoranze etniche, nonché sulle relazioni lasciate dall'eredità sovietica in particolare in Ucraina, nella Federazione Russa e negli stati del Caucaso meridionale.

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India Nepal Federazione Russa guerra russia-ucraina disoccupazione