Viaggio verso la trincea

Da Cuba fino in Ucraina: come la Russia recluta dall’Avana

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  Giorgio Giardino
  18 ottobre 2023
  4 minuti, 29 secondi

Da Cuba fino in Ucraina: come la Russia recluta dall’Avana

Questo contributo è disponibile anche al seguente link: https://www.giornalediplomatico.it/da-cuba-fino-in-ucraina-come-la-russia-recluta-dallaavana.htm

Il 31 agosto scorso, Alain Lambert, un influencer cubano-americano meglio noto come Alain Paparazzi Cubano, ha pubblicato un nuovo video sul proprio canale YouTube. Si tratta di un’intervista a due giovani ragazzi cubani, Alex Rolando Vegas Dìaz e Andorra Antonio Velàzquez Garcìa, entrambi diciannovenni. La storia che raccontano è una delle prime testimonianze di un caso più ampio, che come le indagini delle autorità e diverse inchieste giornalistiche dimostrano, coinvolge la Russia. I due ragazzi infatti hanno lasciato Cuba per raggiungere il suolo russo dopo aver firmato un contratto, credendo di aver accettato un lavoro nel campo delle costruzioni. Quello che non sapevano è che sarebbero stati mandati in Ucraina, sul fronte di guerra.

Reclutati dal Cremlino, anche con l’inganno

Dopo la testimonianza dei due giovani cubani, sono iniziate ad emergere altre storie simili, rendendo evidente che non si trattava di un caso. Con il passare dei giorni, inchieste giornalistiche e un’indagine della magistratura cubana hanno dimostrato l’esistenza di una vera e propria rete che si occupa del reclutamento di civili cubani per combattere nella guerra in Ucraina. Molti di loro lo avrebbero fatto consapevolmente, ma in alcuni casi il reclutamento sarebbe avvenuto con l’inganno. 

Da giugno, nei gruppi Facebook cubani in cui si cerca lavoro, sono apparsi diversi post in cui si offrivano contratti di lavoro in Russia. In alcuni di essi era chiaro che firmando il contratto ci si sarebbe arruolati all’interno dell’esercito russo, mentre in altri si faceva riferimento ad impieghi non pericolosi, e lontani dalle linee di combattimento. Questo è il caso dei due diciannovenni. 

Nell’intervista i due infatti affermano di essere arrivati a luglio in Russia, ed entrambi avrebbero firmato un contratto, in russo, pensando di accettare un lavoro nel campo delle costruzioni, sempre per l’esercito di Mosca. Non credevano però che avrebbero dovuto imbracciare le armi ed essere inviati in prima linea contro l’esercito ucraino.

Nessun posto dove scappare

Una volta arrivati in Russia, con un viaggio organizzato da intermediari, avviene la firma del contratto. In molti casi sembrerebbe che ai cubani sia stato fatto visionare una copia solo in lingua russa, senza che quindi potesse essere chiaro cosa ci fosse scritto. Delle persone ne sintetizzavano il contenuto in spagnolo.

Oltre al denaro, alle persone reclutate viene offerta anche la cittadinanza russa. Nel novembre del 2022 infatti, Vladimir Putin ha firmato un decreto che permette la naturalizzazione, tramite un percorso accelerato, a tutti gli stranieri che decidono di arruolarsi con l’esercito russo. 

Dopo aver firmato, tentare di sottrarsi o di scappare significa tradimento. Anche tornare a Cuba non è più una strada percorribile: combattere come mercenari per un esercito straniero è un reato per il quale si può ottenere una condanna a 30 anni di carcere.

Perché?

Perché accettare un lavoro offerto dall’esercito russo? Alcuni sembrano averlo fatto per questioni ideologiche, o almeno così traspare dalla loro attività sui social media. Il 5 settembre un gruppo di hacker vicino al governo ucraino, “Cyber Resistance”, ha iniziato a pubblicare una serie di documenti tramite i propri canali Telegram. Affermano di essere riusciti ad entrare nella casella email di un ufficiale dell’esercito russo, il maggiore Anton Valentinovich Perevochikov, e lì hanno individuato una serie di riferimenti al reclutamento dei civili cubani. Fra i vari documenti vi sarebbero anche centinaia di passaporti. 

Il Time ne ha visionati alcuni, riuscendo ad individuare i profili social di alcuni di questi uomini, che pubblicavano video e foto dalla Russia. Uno di loro, Pedro Soto Hernandez, si vede ritratto in una foto con l’uniforme russa, e nella descrizione si legge “por la madre patria”. 

Ma la motivazione principale potrebbe essere un’altra: 2.000 dollari circa al momento della firma, ed altrettanti mensilmente. Può sembrare poco per rischiare la propria vita, ma è necessario tenere in considerazione che lo stipendio medio mensile a Cuba è di circa 170 dollari.

“Cuba non fa parte della guerra in Ucraina”

Pochi giorni dopo la pubblicazione del video, il ministro degli Esteri cubano Bruno Rodriguez ha rilasciato un comunicato sul proprio sito, affermando che le autorità cubane avevano individuato una rete che si occupava del reclutamento di civili cubani per combattere nella guerra in Ucraina al fianco dei soldati russi. L’8 settembre, sono arrivati i primi arresti: 17 persone, accusate di traffico di esseri umani. 

Ma poteva il governo cubano essere all’oscuro del reclutamento? Secondo Chris Simmons, esperto di spionaggio cubano ed ufficiale del controspionaggio della Defense Intelligence Agency americana sentito dal Time, è altamente improbabile. E anche dall’Ucraina sembrano credere poco a questa possibilità.

La risposta cubana è stata contraddittoria: se da un lato il ministro degli Esteri è stato molto duro, affermando che “Cuba non fa parte della guerra in Ucraina” di star lavorando per smantellare la rete, l’ambasciatore cubano in Russia ha invece affermato di non aver nulla in contrario rispetto a questa pratica.

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Fonti utilizzate per la stesura dell’articolo:

https://time.com/6314093/russia-recruiting-cubans-ukraine-war/

https://theintercept.com/2023/09/06/cuban-mercenaries-russia-ukraine-war/

https://www.politico.eu/article/cuban-mercenaries-join-russian-army-ukraine-war/

https://www.ilpost.it/2023/09/30/russia-reclutamento-cubani-guerra-ucraina-mercenari/

https://meduza.io/en/feature/2023/09/09/trapped-in-the-trenches

Foto: https://www.pexels.com/it-it/foto/bandiera-blu-e-bianca-sul-palo-3687918/

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L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

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Diritti Umani

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