La pedofilia

Un disturbo antisociale

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  Redazione
  05 maggio 2019
  18 minuti, 36 secondi

1. La pedofilia: un disturbo antisociale.

La globalizzazione ha portato diverse conseguenze e cambiamenti nella società, alcuni di questi estremamente negativi. I media hanno dato grande risalto ad abusi domestici, prostituzione e alla diffusione di materiale pedopornografico, cosicché la pedofilia è diventata un fenomeno conosciuto attraverso gli scandali che hanno coinvolto diversi ambiti, tra cui figura quello religioso. La società ha sempre avuto molte difficoltà nell’accettare l’esistenza di persone affette da questo disturbo, provocando fenomeni di negazione su larga scala. In passato, successivamente alla scoperta di un abuso perpetrato su un minore, quello che l’organizzazione in questione eseguiva era un radicale ricollocamento dell’individuo reo con conseguente abnegazione nei confronti dei mass media. Oggigiorno, la pedofilia diventa fenomeno rilevante e discusso in diversi ambiti sociali. Con Internet, non solo la diffusione di conoscenze, informazioni e la comunicazione stessa diviene facilitata, ma la rete è anche veicolo per la divulgazione di materiale pedopornografico. Lo spazio cibernetico ha dato nuova vita alla pedofilia, individuando in merito tre motivi principali: l'anonimato, la quantità di materiale pedopornografico facilmente reperibile e la possibilità di trovare nuove vittime attraverso chat o altri gruppi.

Che cos’è però la pedofilia? questo disturbo viene diagnosticato conseguentemente ad una visita operata da uno psichiatra o da uno psicologo. Secondo i criteri diagnostici di Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, V Edition ( DSM V) iI disturbo pedofilico ( 302.2 [F 65.4]) inserito all interno delle parafilie, evidenzia il pedofilo come un individuo che fantastica, chesi eccita sessualmente da o esperimenta un desiderio sessuale verso un bambino prepuberale (di solito minore di 13 anni) per un periodo di almeno 6 mesi. Normalmente, i pedofili sostegno di provare attrazione per i bambini durante la pubertà o l’adolescenza, ma il desiderio sessuale può svilupparsi anche più tardi. Da un punto di vista clinico è importante sottolineare che alcuni pedofili possono limitare il loro desiderio solo alla fantasia e altri invece commettono un abuso perché la sola immaginazione non può soddisfare i loro bisogni sessuali. Una ulteriore distinzione che deve essere fatta riguarda il fenomeno chiamato ebefilia, nel quale gli individui sono coinvolti in attività sessuali con adolescenti sotto la soglia di età legale del consenso (tra i 13-16 anni).

I pedofili possono intraprendere diversi atti sessuali nei confronti dei bambini: dall’esibizionismo (esposizione di sé stessi), passando al voyerismo (svestimento e osservazione del corpo nudo), fino alla masturbazione e ad un contatto fisico più intrusivo. I pedofili, solitamente, minimizzano queste azioni, sostenendone il valore educativo oppure incolpando il bambino di aver provocato la loro reazione. Essi sono attratti normalmente da uno specifico gruppo di bambini a seconda del sesso e dell’età e vengono categorizzati dai ricercatori in base alla loro attrazione per il sesso maschile, femminile o entrambi. È difficile presentare un ritratto “classico” dell’individuo disturbato perché ne esistono diverse tipologie e ogni caso si dimostra a sé stante.

Una caratteristica distintiva di questa patologia è il suo carattere egosintonico: la condotta non causa disagio nel soggetto, bensì gli procura piacere. Per questo motivo il pedofilo non ha consapevolezza di avere una malattia, non presenta sensi di colpa nei confronti delle vittime e presenta frequentemente una serie di errori di pensiero che lo portano a giustificare le sue azioni e a considerare la vittima come consenziente.

Possiamo distinguere due tipologie di pedofilo: il pedofilo sadico e il pedofilo ludico. Il pedofilo sadico prova il massimo del piacere brutalizzando la sua vittima: ciò avviene sia attraverso la violenza psicologica (umiliazione), che attraverso la violenza fisica. Il pedofilo ludico tende a giocare con i bambini e raramente li traumatizza. Il gioco ha la doppia finalità di conquistare la fiducia dei genitori e del bambino e di impostare con quest’ultimo un atteggiamento di omertà, proposta come parte del gioco stesso.

Il profilo psicologico del pedofilo è caratterizzato da una serie di errori di pensiero (o bias cognitivi): il soggetto tende a negare (“non sono stato io”), minimizzare (“non ho fatto niente di male”, “la vittima ha detto di no, ma in realtà voleva dire sì”), giustificare o razionalizzare il suo comportamento (adducendo prove a favore del suo presunto valore educativo). I sintomi sono associati ad un disagio significativo e ad una compromissione del funzionamento psicosociale del soggetto. Il soggetto affetto da pedofilia, comunque, non mostra disagio per la sua condizione clinica che, come abbiamo detto, è per lui fonte di piacere e si sviluppa in sintonia con i suoi bisogni. Per il soggetto la vera fonte di disagio sono le conseguenze del suo comportamento, che può comportare l’allontanamento da casa, la perdita del lavoro, l’ostracismo sociale, l’isolamento e la detenzione. Nei rari casi in cui il soggetto richiede un aiuto psicologico, di solito esso è funzionale a risolvere questi problemi.

Solitamente la figura del pedofilo è legata ad individui di sesso maschile. Nonostante questo, anche le donne possono assumere atteggiamenti molesti nei confronti dei bambini o gli adolescenti . Spesso però i casi riguardanti le donne non sono riportati o vengono sottostimati in quanto queste ultime assistono e si prendono cura dei bambini fin dalla loro primissima età. Inoltre, le donne che vengono solitamente coinvolte in atti sessuali con adolescenti generalmente non vengono considerati come degli abusi ma un rito di passaggio o una fortuna.

La domanda che spesso ci si pone è se le persone scelgano questo orientamento oppure se ne nascano già affette. Diversi sono i fattori che possono essere presi in considerazione, ma alcune ricerche mostrano come spesso i pedofili stessi abbiano subito un abuso durante il periodo dell’infanzia, anche se esistono diversi dibattiti a riguardo. Studiando l’impatto dell’abuso sui bambini, si sottolinea come questo sia maggiore quando è perpetuato da una figura paterna o coinvolga forza e/o contatto con i genitali. Le conseguenze a lungo termine sono difficili da predire, e dipendono dalla capacità di adattamento e di resilienza dell’individuo. Coloro che subiscono un abuso nel lungo termine sono più inclini a malattie come depressione, ansia, disturbi alimentari, abuso di sostanze, disordini della personalità e suicido.

In Italia, anche se non esiste un registro ufficiale, il fenomeno sembra attestarsi in crescita, come riporta Linkiesta a giugno del 2016: “in base al dossier 2016 realizzato da Telefono Azzurro sulla base delle chiamate di denuncia arrivate ai numeri 19696, 114 Emergenza infanzia e nelle chat, nel 2015 i casi di abuso sessuale e pedofilia gestiti sono aumentati dal 3,4 al 5 per cento. In particolare, le telefonate arrivate al 114 sono passate dal 5,4% del 2014 al 6,7% del 2015”. Il Sole 24 Ore riporta poi che “nel 2017 in media ogni 3 giorni si è verificato un caso di abuso sessuale su un minore. In 4 casi su 10 la vittima ha meno di 10 anni, con una prevalenza di bambine (71,7%). Il 70% degli abusi consiste in vere e proprie violenze sessuali, toccamenti (21,7%), stupri (l'8,6%), costrizioni ad assistere ad atti sessuali (4,4%).”

2. Introduzione alla normativa nazionale ed internazionale in tema di pedofilia, pedopornografia e turismo sessuale.

Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale del turismo (OMT) nel mondo 3 milioni di persone viaggiano ogni anno per fare sesso con i minori. Il fenomeno del turismo sessuale minorile è in crescita ovunque, dalla Thailandia al Brasile, tra uomini e donne. È un reato che muove enormi quantità di denaro alla criminalità organizzata e le mete più selezionate sono i paesi del terzo mondo dove povertà e corruzione rendono più facile commettere questo tipo di reato.

L’Italia gode di un triste primato, trovandosi tra i primi sei paesi da cui partono i “clienti” di minori costretti a prostituirsi. Altri sono Francia, Germania, Regno Unito, Cina e Giappone.

Il 16 gennaio al Senato è stata presentata “Stop sexual tourism”, una campagna internazionale a tutela dei diritti dei minori nel Mondo e patrocinata dall’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile). L’iniziativa prevede l’affissione di un manifesto informativo in 57 aeroporti italiani, sia per denunciare una situazione sempre più dilagante sia per stimolare una presa di coscienza in chi ha come scopo ultimo del proprio viaggio l’abuso del corpo di un bambino.

I turisti sessuali italiani sono circa 80 mila, per lo più uomini (90%). Secondo uno studio di Ecpat (International, ex End Child Prostitution and Trafficking) in Italia negli ultimi anni l’età ei turisti si è abbassata ed è compresa tra i 20 e i 40 anni.

I principali paesi di destinazione sono Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, Thailandia e Cambogia.

Secondo questo studio è in crescita anche il numero delle donne che viaggiano in paesi in via di sviluppo in cerca di sesso a pagamento con i minori. In totale sono il 10% dei turisti sessuali; mentre gli uomini tenderebbero a prediligere soggetti più giovani (fra i 12 e i 14 anni d’età) e a cambiare partner ogni sera, le donne ricercano adolescenti, ragazzi che possano diventare i loro accompagnatori per tutta la vacanza. Questo avviene soprattutto in Kenya e nei Caraibi.

A normare questo tipo di illeciti nel nostro paese troviamo la legge 269/1998 «Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù», aggiornata poi dalla 38/2006, «Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet».

Elenchiamo qui alcuni stralci degli articoli principali:

Art. 1., c.1, «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di denaro o di altra utilità economica, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a curo 5.164.» c.2., «Nel caso in cui il fatto di cui al secondo comma sia commesso nei confronti di persona che non abbia compiuto gli anni sedici, si applica la pena della reclusione da due a cinque anni.», c.3., «Se l'autore del fatto di cui al secondo comma è persona minore di anni diciotto si applica la pena della reclusione o della multa, ridotta da un terzo a due terzi».

Art. 2., c. 1., «Chiunque, utilizzando minori degli anni diciotto, realizza esibizioni pornografiche o produce materiale pornografico ovvero induce minori di anni diciotto a partecipare ad esibizioni pornografiche è punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 25.822 a euro 258.228»; c.2., «Chiunque, al di fuori delle ipotesi di cui ai commi primo, secondo e terzo, offre o cede ad altri, anche a titolo gratuito, il materiale pornografico di cui al primo comma, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 1.549 a euro 5.164»;

Art. 3. «Art. 600-quater. - (Detenzione di materiale pornografico). - Chiunque, al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 600-ter, consapevolmente si procura o detiene materiale pornografico realizzato utilizzando minori degli anni diciotto, è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa non inferiore a euro 1.549».

Art. 6. «Al di fuori delle ipotesi previste dall'articolo 609-bis, l'ascendente, il genitore, anche adottivo, o il di lui convivente, o il tutore che, con l'abuso dei poteri connessi alla sua posizione, compie atti sessuali con persona minore che ha compiuto gli anni sedici, è punito con la reclusione da tre a sei anni».

La normativa italiana è considerata molto avanzata ed è stata tradotta in varie lingue in quanto tra le prime a prevedere il principio di extraterritorialità: gli italiani che compiono turismo sessuale potrebbero essere inquisiti nello stato estero, su denuncia delle vittime, e poi in Italia, d’ufficio, dalla magistratura.

A livello internazionale, per ora, l’unica definizione di «sfruttamento sessuale e commerciale dei minori» è stata formulata durante il Primo Congresso Mondiale sul tema che si è svolto a Stoccolma nel 1996. Nella Dichiarazione e Agenda per l’Azione si parla di una «violazione fondamentale dei diritti dei bambini che comprende l’abuso sessuale da parte dell’adulto e una retribuzione, in beni o in denaro, del minore e/o di terzi. Il bambino viene trattato sia come oggetto sessuale sia come oggetto commerciale. Lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali rappresenta una forma di coercizione e violenza esercitate nei confronti dei bambini ed equivale ai lavori forzati e a una forma di schiavitù contemporanea». La direttiva 2011/92/EU, adottata dal parlamento dell’Unione europea nel 2011 ed intitolata «[...] on combating the sexual abuse and sexual exploitation of children and child pornography, and replacing Council Framework Decision 2004/68/JHA» dà vita ad un nuovo quadro legale che regolamenta l’investigazione e la prosecuzione di crimini in materia, l’assistenza alle vittime e la loro protezione, recepita dall’Italia tramite D.lgs. nel 2014.

3. Il ruolo della terapia nei casi di abuso sessuale su minori (CSA).

Il numero di casi connessi a comportamenti legati alla pedofilia e di abuso sessuale su minori (CSA) permettono di capire quanto sia una necessità sociale trovare dei meccanismi per prevenire e trattare determinati disturbi. Una efficace prevenzione in merito dovrebbe essere svolta su uno schema a tre livelli: il primo livello, Prevenzione Primaria, ha come obiettivo e direzione il grande pubblico tramite iniziative volte a sensibilizzare sulla tematica, che propongono una corretta educazione sessuale a scuola e che in generale permettano agli individui di ragionare sulla tematica in maniera critica. Il secondo livello, Prevenzione Secondaria, riguarda azioni di prevenzione più precise verso coloro che sono a rischio di commettere abusi nei confronti di minori e bambini, tramite linee guida mirate. Il terzo livello, Prevenzione Terziaria, si percorre dal momento che l’azione viene commessa e che ha come obiettivo prevenire la recidiva.

Osservando il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM V, strumento di riferimento per lo studio della dinamica in questione, due sono le affermazioni che in particolare ne caratterizzano l’edizione presa in esame: La pedofilia rappresenta un orientamento sessuale e pertanto non può essere modificato. Il trattamento deve mirare quindi a permettere di resistere agli impulsi sessuali; nessun intervento in sè per sè può essere efficace ma necessita di una predisposizione del paziente attraverso una buona motivazione e deve essere combinato alla psicoterapia e alla medicina.

Gli individui che hanno comportamenti o desideri legati alla pedofilia possono avere differenti caratteristiche e per tale motivazione necessitano di trattamenti specialistici diversi. Queste peculiarità che definiscono l’individuo pedofilo sono strettamente connesse al modo in cui esprime la propria sessualità. Alcuni possono aver interagito direttamente con i bambini, altri invece possono aver visionato materiale pedopornografico ed altri ancora possono non avere mai avuto un comportamento definibile in questa categoria ma a causa dei pensieri legati alla pedofilia, che causano vergogna e disprezzo per sé stesso nell’individuo, si spingono a cercare un rimedio. Una distinzione viene operata in ambito scientifico anche tra quegli individui attratti fisicamente dai minori (Minor Attracted People, MAP) e quelli che invece non provano attrazione sessuale verso gli stessi (non MAP). Benché l’orientamento sessuale, sviluppatosi durante la crescita, non sia responsabilità della persona, essa ha però il dovere di controllare il suo impulso. Questo tuttavia non significa che esso sia sempre in grado di farlo.

In ambito psicoanalitico si fa notare, oltre all’ evidente incapacità di reggere un rapporto amoroso adulto, anche una componete narcisista che si manifesterebbe nella tendenza del pedofilo ad amare, nel bambino, se stesso nel periodo della propria infanzia, adottando lo stesso trattamento subito o il suo opposto.

All’interno delle teorie psicodinamiche, si considera la pedofilia come una conseguenza di moti e conflitti interni che derivano direttamente dall’infanzia del soggetto. Per questa ragione, una delle visioni che ha ispirato i tentativi di porre rimedio a questa condizione psicologica si inquadra nella decisione di affrontare le cause “primordiali” al fine di permettere all’individuo di tornare all’interno del contesto sociale. Il ricondizionamento sessuale è infatti stato uno dei metodi principali di trattamento per contrastare i fenomeni di pedofilia, eliminando l’attrazione verso i bambini (anche attraverso l’accostamento di stimoli negativi all’attrazione sessuale verso di essi) e “ricondizionando” l’attrazione erotica e sessuale verso gli adulti. La problematica sorge però quando l’orientamento sessuale in questione viene impresso all’interno della psiche dell’individuo e non semplicemente “imparato”, rendendo così il ricondizionamento sessuale impossibile. Questo ha successivamente spostato l’interesse verso il controllo degli istinti e non della loro totale soppressione.

Uno dei trattamenti comunemente applicati ai pazienti in cura si basa sulla una terapia cognitivo-comportamentale.

Le Tecniche Comportamentali aiutano il paziente a ridurre i comportamenti devianti, sostituendoli con comportamenti più adattivi. L’intervento cognitivo mira alla ristrutturazione delle distorsioni cognitive associate al problema, come la minimizzazione , il diniego, la sessualizzazione della vittima, l’assenza di colpa. Altri obiettivi della terapia sono quelli di migliorare l’empatia e le competenze sociali del soggetto al fine di favorire l’acquisizione di capacità relazionali non sessualmente disturbanti. Ciò è reso possibile attraverso un lavoro sull’autostima, sulla gestione degli stati emotivi negativi e sulle abilità di problem solving.

La terapia di gruppo, combinata a volte ad una somministrazione di antiandrogeni, ha l’obiettivo di inibire gli ormoni sessuali maschili. Attraverso le sedute, il paziente è così in grado di comprendere quali azioni può intraprendere per controllare gli impulsi sessuali legati alla pedofilia. All’interno di questi periodi di adattamento al controllo, al contesto sociale e alle relazioni risulta a volte utile prevedere un ricovero per il paziente soprattutto nei periodi di grande stress. un’altra tipologia di trattamento che viene applicata è definita dell’Accettazione e del Compromesso (ACT), che si compie appunto attraverso l’accettazione da parte dell’individuo della sua condizione di disturbo con l’obiettivo di diminuire la sofferenza interiore sperimentata dal paziente, provocando una migliore razionalizzazione del problema.

La diminuzione del Testosterone, ormone steroideo del gruppo androgeno, è un altro esempio di trattamento che può essere applicato. La terapia in questione mira a diminuire i comportamenti legati ad una azione motivata sessualmente. In passato la sua riduzione veniva praticata attraverso un’operazione chirurgica ma ad oggi esistono medicinali (come Depo-Provera e Depo-Lupron utilizzati negli Stati Uniti) che svolgono questa funzione. Queste terapie sembrano garantire un più basso tasso di recidiva nel lungo periodo permettendo però comunque al paziente di mantenere una vita sessuale con individui di età più appropriata. Anche la somministrazione di Serotonina (SSRIs) viene da alcune cliniche considerata come un possibile trattamento. In genere, quindi, le terapie che mirano a diminuire l’impulso sessuale nelle azioni si dirigono verso il tentativo di aumentare la capacità di autocontrollo.

La pedofilia come disordine psichiatrico è senz’altro un fenomeno complesso che però andrebbe affrontato attraverso strategie che impediscano la ricaduta nei comportamenti incriminati. È da indicare, tra l’altro, che secondo una ricerca condotta nello stato di New York, il tasso di recidività calcolato per questo tipo di disturbi ammonta al 14%, di molto minore rispetto ad altri crimini commessi quali il furto (84%) e le violenze (79%), misurato in un lasso di tempo di 9 anni. Dati sul tasso di recidiva sono difficili da recuperare proprio per via del mancato monitoraggio uniforme sulla questione. Secondo il professore Mark Oliver, dell’Università del Saskatchewan, la recidiva per i soggetti che portano a termine la propria terapia diminuisce di un terzo. In definitiva, il tentativo che le terapie stanno cercando di portare avanti è legato alla diminuzione se non alla quasi totale esclusione della possibilità di una ricaduta. Una maggiore integrazione tra il sistema psichiatrico e penale è sicuramente fondamentale al fine di garantire una maggiore comprensione della questione e una più completa azione nei confronti del disturbo. Oltretutto, il trattamento impiegato dovrebbe essere specifico, riferendosi alla necessità di identificare a quale tipologia di disturbo il paziente appartenga. La collaborazione da parte dei media nella trattazione obiettiva delle tematiche concernenti queste questioni diventa parte integrante di una strategia globale diretta ad affrontare alla radice queste problematiche.

La presente analisi è stata svolta in collaborazione tra Mondo Internazionale e l'Associazione SiCura

A cura di
Stefano Sartorio, Mondo Internazionale
Silvia Passoni, Mondo Internazionale
Fabio Di Gioia, Mondo Internazionale
Federica Leva, psicoterapeuta SiCura

Gli autori hanno basato la propria analisi sulle seguenti fonti liberamente consultabili.

Alessia tripodi, Pedofilia, Telefono Azzurro: il 40% delle vittime ha meno di 10 anni, più rischi sul Web, Il sole 24 ore, 5 maggio 2018, (https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-05-05/pedofilia-telefono-azzurro-40percento-vittime-ha-meno-10-anni-piu-rischi--web-100616.shtml?uuid=AEfo3UjE)

Baratta Lidia, Non solo Campania, in Italia l'allarme pedofilia è ovunque, Linkiesta, 27 giugno 2016, (https://www.linkiesta.it/it/article/2016/06/27/non-solo-campania-in-italia-lallarme-pedofilia-e-ovunque/30902/)

Directive 2011/92/EU of the European Parliament and of the Council of 13 December 2011 on combating the sexual abuse and sexual exploitation of children and child pornography,

Eur-Lex, (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:32011L0093)

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Diritti Umani

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