Le prospettive future dell'Alliance des États du Sahel:

Lotta allo jihadismo, anticolonialismo e possibile confederazione

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  Chiara Cecere
  30 dicembre 2023
  5 minuti, 27 secondi

I militari al potere in Mali, Burkina Faso e Niger hanno stretto un'alleanza per combattere insieme il jihadismo e creare un fronte politico comune contro gli oppositori del loro proclamato impegno a ripristinare la sovranità, anche se con prospettive incerte. Sebbene la loro capacità di vincere da soli la sanguinosa guerra nel Sahel sia ancora da vedere, l'esito di un recente vertice dell'Africa occidentale sembra dimostrare che il blocco Bamako-Ouagadougou-Niamey si sta tenendo unito sotto la pressione diplomatica.

Mali, Burkina Faso e Niger hanno firmato un accordo di difesa reciproca contro minacce di sommosse armate interne o aggressioni esterne denominato Carta del Liptako-Gourma. Il documento, con 17 punti, è stato siglato il 16 settembre a Bamako e fa nascere l'Alleanza degli Stati del Sahel (AES). Gli Stati coinvolti si impegnano a collaborare per prevenire o sedare le ribellioni armate, a combattere il terrorismo in tutte le sue forme e a contrastare la criminalità organizzata nello spazio comune dell’AES. Gli obiettivi sono "istituire un’architettura di difesa collettiva e di assistenza reciproca a beneficio delle nostre popolazioni", ha scritto sul proprio account Twitter il Colonnello Assimi Goita, presidente di transizione del Mali. Questi tre Paesi sono stati guidati con la forza da ufficiali che hanno giurato di riprendere in mano un destino nazionale che ritengono abbandonato agli stranieri, in primo luogo ai francesi, e ai loro "scagnozzi" locali. Hanno cacciato soldati e ambasciatori francesi, si sono rivolti a nuovi partner, tra cui i russi, e hanno sfidato l'ordine difeso dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (ECOWAS).

Già membri insieme al Ciad e alla Mauritania dell’Alleanza G5 Sahel sostenuta dalla Francia e lanciata nel 2017 per affrontare i gruppi armati legati ad Al-Qaeda e all’Isis, Guinea, Mali e Niger sono state teatro negli ultimi tre anni di più colpi di stato. L’ultimo ha coinvolto il Niger, dove i militari hanno rovesciato il Presidente Mohamed Bazoum.
La Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) ha minacciato di intervenire militarmente in Niger dopo il colpo di stato, ma recentemente ha moderato i toni. Mali e Burkina Faso hanno prontamente risposto, dichiarando che un eventuale intervento sarebbe considerato una "dichiarazione di guerra" contro di loro.

Contemporaneamente, le relazioni tra la Francia (ex potenza coloniale con molti interessi nella regione) e i tre Stati si sono deteriorate. Parigi è stata costretta a ritirare le sue truppe dal Mali, dove sono presenti i mercenari russi della Wagner, e dal Burkina Faso. Il Mali ha anche chiesto alla missione di peacekeeping delle Nazioni Unite, Minusma, di lasciare il Paese, e nel frattempo ha assistito ad un rinascere della ribellione Tuareg nel nord, con cui si era raggiunto un accordo di pace nel 2015.

Preoccupata che la successione di putsch potesse diffondersi, l'ECOWAS ha imposto sanzioni per garantire il ritorno dei civili al potere e ha minacciato di usare la forza in seguito all'ultimo colpo di Stato in Niger. Il 16 settembre, i militari hanno serrato i ranghi e sigillato la loro solidarietà creando l'Alleanza degli Stati del Sahel (AES), il cui statuto impegna i tre Paesi a combattere il "terrorismo" e li vincola con un "dovere di assistenza e soccorso" di fronte a qualsiasi aggressione. L'ESA promette una maggiore cooperazione tra le forze di questi tre Paesi, per un totale di quasi 100.000 uomini. "In passato si è spesso detto che la volontà politica [di combattere il jihadismo] deve venire dagli Stati più colpiti. Con l'ESA, questo è innegabilmente il caso", sottolinea Jean-Hervé Jézéquel, Direttore del progetto Sahel dell'organizzazione per la risoluzione dei conflitti Crisis Group. Resta tuttavia da chiedersi se alcuni dei Paesi più poveri del mondo possano sostenere i costi della guerra. "Non possiamo permetterci il lusso di una guerra a lungo termine nel Sahel", afferma il politico maliano Babarou Bocoum. "Nessuno di questi tre Paesi ha porti o capacità sufficienti per creare ricchezza".

A ottobre, il Niger ha annunciato un taglio del 40% del suo bilancio nazionale, in seguito alla sospensione del sostegno finanziario europeo e americano a causa delle tensioni diplomatiche. La Russia è vicina ad affermarsi come alleato privilegiato dei Paesi dell'ESA, ma gli analisti si interrogano sull'entità del sostegno che può fornire. A Bamako, il leader del governo di transizione maliano, il Colonnello Assimi Goita, ha accolto la delegazione russa. Al termine dei negoziati, il Ministro dell'Economia e delle Finanze del paese africano, Alousseni Sanou, ha riferito che sono state discusse questioni riguardanti la costruzione di una rete ferroviaria, la creazione di uno stabilimento per la lavorazione dell'oro estratto dalle miniere maliane e la stipulazione di un accordo per la realizzazione di una centrale nucleare. Nel frattempo, i rappresentanti di Mosca hanno discusso con la giunta di Ouagadougou sulla possibilità di costruire una centrale nucleare in Burkina Faso.

Le economie di questi Paesi non sono molto complementari, con punti di forza e debolezze simili. Soprattutto, sono complementari alle economie dei Paesi costieri, con i quali i legami sono forti ma minacciati da conflitti. “La retorica sovranista mobilita le persone intorno a un progetto”, afferma, “ma non soddisfa il bisogno di servizi di base. Questi Stati prima o poi si scontreranno con questa realtà". Il sociologo maliano Bréma Ely Dicko sottolinea che l'isolamento è difficile da mantenere a lungo termine.

Il Generale a Capo della giunta militare del Niger Abdourahamane Tiani ha dichiarato che oltre che nel campo della sicurezza, il partenariato evolverà anche in campo politico e monetario. I tre Paesi, insieme ad altri cinque della regione, utilizzano il franco CFA dell'Africa occidentale, una valuta legata all'euro e considerata dai critici come un retaggio dell'impero coloniale francese. Anche il leader militare del Burkina Faso, Ibrahim Traoré, ha accennato all'alleanza economica tra gli Stati golpisti, dichiarando che l'Alleanza degli Stati del Sahel è un'alleanza di sicurezza prioritaria, ma diventerà un'alleanza economica e molto di più. A novembre, i ministri delle Finanze dei tre Paesi hanno emesso un comunicato congiunto in cui raccomandavano la creazione di un comitato di esperti per studiare la questione dell'unione economica e monetaria. Hanno inoltre raccomandato la creazione di un fondo di stabilizzazione comune e di una banca d'investimento.

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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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