Le relazioni energetiche tra Italia e Azerbaigian: un'analisi delle dinamiche

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  Jacopo Biagi
  18 aprile 2024
  4 minuti, 44 secondi

Dallo scorso dicembre il prezzo del petrolio è in costante crescita. A seguito del recente attacco iraniano contro lo Stato di Israele, si sta facendo strada il timore che il prezzo delle materie prime, in particolare quelle energetiche, possa salire a livelli stellari. Infatti, non sarebbe la prima volta che un conflitto tra paesi economicamente fondati sull’export di prodotti energetici è causa di un forte aumento dei prezzi. Già due anni fa, con l’invasione da parte della Russia del territorio ucraino, i prezzi del gas, del petrolio e, più in generale, quello dell’energia elettrica avevano toccato picchi senza precedenti, costringendo i consumatori ad affrontare spese straordinarie.

Perché i prezzi dell’energia nel Bel Paese sono così tanto influenzati da eventi simili? La risposta si trova nel cosiddetto mix energetico dell’Italia. Infatti, analizzando i dati relativi alla produzione dell’energia del nostro Paese, si osserva una forte dipendenza dall’importazione di materie prime energetiche di altri Stati. Secondo la IEA (International Energy Agency), agenzia internazionale che si occupa periodicamente di eseguire un’analisi dello status energetico nazionale, nel 2022 l’Italia, con un’importazione pari all’83,7% della fornitura totale, si collocava al terzo posto tra tutti i Paesi europei. La maggior parte dell’energia generata in Italia deriva infatti da fonti non rinnovabili come il petrolio (35%) e il gas naturale (41%), di cui il nostro Paese non possiede vasti giacimenti. La IEA stima inoltre che, delle forniture totali di gas naturale effettuate in Italia, ben oltre il 90% è importato dall’estero. Da questi dati emerge chiaramente che l’Italia, per quanto concerne la produzione di energia, è fortemente dipendente da altri Paesi e di conseguenza è maggiormente esposta all’instabilità dei mercati energetici.


Le importazioni dall’Azerbaigian

L’Italia e l’Azerbaigian intrattengono forti relazioni commerciali per i prodotti energetici da vari anni. Per il nostro Paese, il maggior fornitore di petrolio greggio è proprio l’Azerbaigian, da cui, ogni anno, l’Italia importa oltre il 23% del proprio fabbisogno. Inoltre, Baku risulta essere anche il nostro secondo maggior fornitore di gas naturale dopo l’Algeria.

A livello europeo gran parte delle importazioni di gas avviene grazie al progetto del Southern Gas Corridor (SGC), una complessa infrastruttura di gasdotti che collega i giacimenti di gas naturale con i depositi di stoccaggio in Europa. In particolare, il gas naturale arriva in Italia tramite il Trans-Adriatic Pipeline (TAP), il tanto contestato gasdotto che attraverso Grecia e Albania garantisce uno stabile approvvigionamento energetico per l’intero Paese.

Queste infrastrutture hanno dimostrato la propria importanza subito dopo l’inizio del conflitto russo-ucraino. Prima della guerra, una buona parte delle materie prime energetiche era importata dalla Russia, il cui PIL era fortemente influenzato proprio dalla vendita di tali risorse all’Europa. Con l’inizio del conflitto, l’Europa ha scelto di ridurre la propria dipendenza dalle materie prime russe limitando le importazioni e interrompendo molti degli accordi economici. Si è resa pertanto necessaria la ricerca di nuovi partner commerciali, che si impegnassero a soddisfare il fabbisogno europeo di prodotti energetici. L’Italia, fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio e gas naturale russo, ha scelto di aumentare il volume di importazioni da Paesi come l’Azerbaigian.

In una tale situazione, l’importazione di gas naturale e petrolio da Baku ha acquisito un maggior valore a livello strategico, dal momento che, per l’Italia, costituisce una fonte affidabile e diversificata di tali risorse. Allo stesso tempo, tali accordi, oltre a offrire un canale sicuro e affidabile di approvvigionamento, rappresentano anche l’occasione per diversificare le forniture di materie prime e, di conseguenza, diminuire la soggezione del mercato energetico interno a oscillazioni dei prezzi e variazioni dei volumi, non controllabili perché dovute a eventi esterni, come i conflitti.

La cooperazione energetica tra Italia e Azerbaigian non solo rappresenta un vantaggio per il nostro Paese ma anche un incremento delle fonti di reddito per l'Azerbaigian, che ha visto nell'export di energia una spinta per la crescita economica e lo sviluppo di nuove infrastrutture. Inoltre, Baku si sta muovendo in direzione di una diversificazione dei consumi energetici interni mirando a un efficientamento delle infrastrutture produttive preesistenti e costruendo nuovi impianti di energia rinnovabile.

Il mese scorso, in occasione delle ministeriali dei Consigli consultivi del Corridoio meridionale del gas e per l’energia verde, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Pichetto Fratin, ha ricordato che «il gas è e resterà fonte di transizione, una transizione che occorre accelerare nel comune obiettivo della decarbonizzazione e della sicurezza energetica».

Nell’ottica di una generale transizione a livello europeo sarà pertanto necessario un incremento delle importazioni di gas naturale al fine di consentire una progressiva diminuzione della dipendenza da altre fonti fossili, come il petrolio o il carbone. Per questo motivo il Ministro ha annunciato anche «un processo di incremento della capacità del gasdotto (TAP) che dal 2026 crescerà di 1,2 miliardi di metri cubi, arrivando a 11,2 mld mc/anno, con l'obiettivo di una capacità massima di 20 miliardi di metri cubi all'anno».

Gli accordi commerciali bilaterali tra Roma e Baku sono quindi destinati ad aumentare. Sebbene la dipendenza dell’Italia dall’importazione di prodotti energetici sia ancora estremamente elevata, bisogna però dire che negli ultimi anni si sta lavorando a un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Dal 2020 a oggi, l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha registrato un aumento del 18% per la produzione di energia rinnovabile nel nostro Paese. Benché il traguardo della neutralità carbonica sia ancora lontano, è innegabile lo sforzo collettivo in tale direzione.


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Jacopo Biagi

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