Le vernici green che fanno respirare gli edifici

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  Jacopo Biagi
  16 aprile 2024
  4 minuti, 3 secondi

Risale al mese scorso la preoccupante notizia degli altissimi livelli di inquinamento che avvolgevano gran parte della Lombardia e della Pianura Padana. Le stazioni per il monitoraggio della qualità dell’aria registrarono livelli di particolato (PM) decisamente elevati e in alcuni casi al di sopra dei limiti previsti dalla legge. In breve tempo, la notizia è diventata virale sui social media, attirando l’attenzione dei giornali e dell’opinione pubblica su un argomento che riguarda la nostra quotidianità ma che troppo spesso viene dimenticato o ignorato.

Infatti, viviamo in una società in cui l’interconnessione e la facilità di spedire e ricevere prodotti in tutto il globo ci hanno fatto dimenticare il costo salato che tutto ciò ha per la salute dell’ambiente. Le ultime conferenze internazionali hanno ribadito la necessità di uno sforzo collettivo per limitare i danni ambientali e, ove possibile, rimediare agli errori di politiche “non green” adottate in un passato non troppo remoto. È ormai indubbio che molti Stati si stiano muovendo proattivamente verso una riduzione dell'impatto ambientale, attuando non solo politiche sostenibili ed eco-friendly, ma anche sensibilizzando i cittadini su tali tematiche e destinando sempre più fondi alla ricerca.

La ricerca dell’University of Surrey

È proprio da una ricerca condotta da un gruppo di scienziati dell'University of Surrey che arriva la risposta all’inquinamento. Nello studio - pubblicato sul giornale dell’American Society for Microbiology, un’organizzazione che è da considerare un’istituzione rilevante in tema di microbiologia, - il pool di scienziati descrive minuziosamente le capacità rivoluzionarie della loro ultima creazione: la “green living paint”.

Questa vernice speciale è in grado di assorbire anidride carbonica dall’ambiente circostante e riversarvi fino a 0,4 g di ossigeno al giorno. La conversione di CO2 in ossigeno è possibile grazie al processo di fotosintesi clorofilliana avviata da minuscoli cianobatteri presenti nel composto. Gli scienziati - dopo una lunga ricerca e numerosi esperimenti - hanno infatti selezionato una particolare genere di cianobatteri estremofili (Chroococcidiopsis cubana PCC 7433) che sono in grado di sopravvivere in ambienti altamente inospitali.

I cianobatteri vengono immobilizzati in biorivestimenti meccanicamente duri che si formano dopo un riscaldamento a 37°, essiccazione e successiva reidratazione. Una volta ultimato il processo, i cianobatteri riescono ad avviare la fotosintesi, trattenendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno.

La startup italiana: Airlite

Si chiama “Airlite” il rivoluzionario prodotto di AM Technology, un'azienda italiana nel settore della tecnologia industriale: si tratta di una vernice tutta naturale che, "sfruttando lo stesso meccanismo usato dalla natura", spiega il CEO Antonio Cianci, è in grado di ridurre gli agenti inquinanti presenti nell’aria che respiriamo. 

La pittura, una volta distesa ed esposta alla luce, è in grado di assorbire gli ossidi di azoto e di zolfo e le polveri sottili (PM 10 e PM 2.5) fino al 90%. Inoltre, la vernice è in grado di eliminare gran parte di batteri, muffe e virus dalle superfici su cui viene applicata. Airlite adempie alla sua funzione sfruttando un materiale semiconduttore che genera delle piccole cariche elettrostatiche. Gli elettroni liberi si uniscono a ossigeno e vapore acqueo, generando ioni negativi che neutralizzano le sostanze nocive con cui entrano in contatto.

Le possibili applicazioni

La “green living paint”, frutto della ricerca dell’Università del Surrey, si basa su un esperimento durato poco più di un mese. Si tratta di un importante passo nel campo dei biorivestimenti che, tuttavia, necessita ancora di una lunga ricerca. Gli scienziati però sostengono che - date le caratteristiche estremofile del materiale organico - quest’ultimo potrebbe essere impiegato in una eventuale colonizzazione di Marte. Infatti, se lo si potesse rendere stabile e si potesse allungare il ciclo vitale dei cianobatteri intrappolati nel composto, si avrebbe una fonte di ossigeno in un ambiente arido e inospitale come il pianeta rosso.

Se per vedere il prodotto dei ricercatori inglesi dovremo attendere ancora qualche anno, per la vernice italiana possiamo invece già osservarne l’impiego. Le vernici mangia-smog come Airlite sono già state impiegate in svariati progetti di rigenerazione urbana. Un esempio è quello di “Hunting pollution”, il più grande murales anti-smog che è stato realizzato a Roma nel 2018. Mentre un esempio recente è quello del restauro di un murale nel piazzale della metro di Rebibbia (RM), opera del celebre fumettista italiano Zerocalcare. Gli artisti che si sono occupati del restauro hanno scelto di impiegare pitture fotocatalitiche in grado di purificare l’aria circostante.

Le qualità e la versatilità di tale tecnologia appaiono quindi evidenti. Nel giro di qualche anno si potrebbero osservare interi quartieri ricoperti con vernice mangia-smog, capace di purificare l’aria come fanno intere foreste.

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Jacopo Biagi

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