MARIE CURIE

"LOTTA DI UNA DONNA ESEMPLARE"

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  Chiara Andreoli
  07 November 2022
  6 minutes, 31 seconds

“Questo tipo di cose passano così frequentemente nella storia della scienza che il fatto di minimizzare il talento, l’intelligenza ed il contributo delle donne scienziate dovrebbe essere considerato un errore sistemico”, frase tratta da Per amore della fisica di Walter Lewin.

Le parole di Lewin si riferiscono alla storia di alcune donne del panorama scientifico, come Lise Meitner, che aiutò a scoprire la fissione nucleare; a Rosalind Franklin, che contribuì ad individuare la struttura del DNA; ed a Jocelyn Bell che scoprì le pulsar e che avrebbe dovuto condividere nel 1974 il premio Nobel che fu consegnato al suo supervisore, Anthony Hewish.

Sono parole che raccontano l’emarginazione dell’universo femminile da un campo che ha sempre privilegiato gli uomini: secondo i numeri, in 120 anni, sono stati conferiti 583 premi Nobel in discipline scientifiche; di questi solo 18 premiavano delle donne.

E tra queste scienziate ce ne una che di premi ne ha vinti addirittura due: Marie Curie

Marie Skłodowska Curie, di origine polacca, è stata una chimica, fisica e matematica naturalizzata francese. Si trasferì a Parigi per poter studiare e, dopo non poche difficoltà, nel 1891 iniziò a frequentare la Sorbona, dove si laureò in fisica e matematica.

Nella primavera del 1894, dopo aver conseguito la laurea in fisica, incontra Pierre Curie, fisico e matematico francese che all’epoca stava studiando i fenomeni della piezoelettricità.

Nell’autunno successivo, dopo un’estate passata in Polonia, grazie ad una borsa di studio Marie torna alla Sorbona, dove prenderà una seconda laurea, questa volta in matematica.

Nonostante questi grandiosi risultati, in una lettera indirizzata al fratello, la scienziata scrive “Non ho bisogno di dire quanto sono contenta di essere tornata a Parigi… Quello che c'è in gioco è tutta la mia vita. Mi sembrava, però, che avrei potuto stare qui senza rimorsi di coscienza". Sicuramente Marie si riferiva alla famiglia d’origine, più che altro al padre (la madre era morta molti anni prima di tubercolosi) il quale si sentiva in obbligo di aiutare ed allietare negli anni della sua vecchiaia. Marie si sentiva in colpa per aver lasciato il padre per poter proseguire gli studi; un senso di colpa per aver seguito i propri sogni, le proprie abilità e non aver fatto “quello che si doveva", o meglio, per non aver compiuto con le tipiche obbligazioni femminili, ovvero la cura della famiglia. Nonostante questo, fortunatamente per il futuro della scienza, Marie proseguì con gli studi e le ricerche, i cui risultati sono ampiamente noti ed apprezzati.

Nel 1898 Marie e Pierre Curie scoprirono due nuovi elementi radioattivi, il polonio (chiamato così in onore della terra d’origine della scienziata) ed il radio. Durante quattro anni di lavoro estenuante Marie sviluppò un procedimento per l’isolamento del radio; fu un lavoro senza alcun tipo di precauzione dato che allora ancora non si conoscevano gli effetti contaminanti del materiale. I Curie si rifiutarono di brevettare questo procedimento, convinti che i risultati di questa scoperta dovessero essere a disposizione di tutti.

Nel 1903, quando quattro illustri scienziati inviarono una lettera ufficiale per proporre a Pierre Curie ed a Henri Becquerel il premio Nobel di Fisica di quell’anno per la scoperta del polonio e del radio, il nome di Marie non fu nemmeno menzionato. Dopo essere stato informato, Pierre rispose scrivendo che, se la proposta era seria, non avrebbe potuto accettare il premio se non avessero incluso Madame Curie. Dopo non poche discussioni fu inserito anche il nome di Marie, ma il denaro ricevuto grazie al premio continuò ad essere intestato ad una sola persona, Pierre; e fu sempre lui l’unico a salire sul palco al momento di pronunciare il discorso per il Nobel, anche se diede l’intero merito a sua moglie, che al momento si trovava seduta tra il pubblico.

Come disse lo scienziato Frederick Soddy, “la principale scoperta di Pierre Curie fu Marie Slowdoska. La maggiore scoperta di Marie fu… la radioattività” .

La questione del Nobel del 1903 finì relativamente in modo positivo, ma non mancarono ulteriori discussioni e problemi, per esempio quando l’Accademia della Scienza rifiutò la candidatura di Marie nel 1911, ma la cosa peggiore fu la campagna inferocita che i giornali di destra portarono avanti contro la scienziata, definendola come “qualcuno di pericoloso, una specie dalla volontà perversa e un’ambizione inappropriata che potrebbe risultare nociva per l’Accademia”. Insomma, la colpa di Marie era quella di essere una donna, oltretutto ambiziosa e capace, in un ambiente maschilista e chiuso.

Successivamente alla morte del marito Pierre, Marie dovette continuare il lavoro di ricerca da sola; l’aiuto e la compagnia del marito Pierre era stati una costante nel lavoro scientifico di Madame Curie, ed ora, oltre a dover gestire la propria famiglia, le figlie e la ricerca scientifica, Marie voleva anche dimostrare ad una maggioranza di scienziati scettici delle abilità della donna e che non la reputavano in grado di proseguire il lavoro scientifico.

Comunque, Marie aveva deciso di dedicare tutta la propria energia all’investigazione medica e biologica; si concentrò sullo studio della misurazione delle sostanze radioattive, creò un servizio di autenticazione di queste misure e definì il modello internazionale del radio, essenziale non solo per le industrie, ma soprattutto per l'applicazione medica. Infine, si impegnò ad ottenere il metallo puro del radio.

Dopo essere rimasta vedova, a Marie venne offerta una pensione ufficiale, che lei rifiutò; a quel punto la Sorbona fu spinta ad assegnarle la cattedra del marito Pierre e Marie accettò; il 6 novembre del 1906 scrisse a proposito nel suo diario “Ieri impartì la mia prima lezione sostituendo il mio Pierre (...). Forse è anche il desiderio di dimostrare al mondo e soprattutto a me stessa che quella che tu amasti veramente valeva qualcosa".

Alla fine la Sorbona offrì ufficialmente la cattedra a Marie. Fu la prima donna ad insegnare all’università.

Nel 1911, grazie all'essere riuscita ad isolare il radio sotto forma di metallo, vinse un secondo premio Nobel, questa volta per la chimica, diventando così la prima ed unica donna a vincere due premi nobel nell’ambito della scienza, ed oltretutto in due discipline differenti. In ogni caso, a Marie venne chiesto di non andare a ritirare il premio in Svezia, questo perché erano state pubblicate precedentemente delle lettere intime scambiate tra la scienziata e Paul Langevin, fisico francese e uomo sposato, che rendevano pubblica una relazione amorosa. Marie Curie, con la tenacia ed il coraggio che le hanno permesso fin da subito di farsi strada su questo sentiero pieno di porte chiuse, rispose: “Mi sta chiedendo di fare una cosa che credo sia un grave errore da parte mia. In realtà il premio mi è stato assegnato per la scoperta del radio e del polonio. Credo che non ci sia nessuna connessione tra il mio lavoro scientifico e la mia vita privata (...)” Alla fine Marie andò a ritirare il premio.

Per ottenere questi grandiosi risultati Marie si espone ad un livello di radiazioni tali incalcolabile. Morì nel 1934 a causa di un’anemia aplastica, contratta molto probabilmente come conseguenza della continua esposizione a radiazioni.

Infine, Marie Curie è stata anche la prima donna ad essere sepolta al Pantheon di Parigi per meriti propri. Il suo corpo fu trasferito lì nel 1995, accompagnato da un discorso di Mitterand che enfatizzava la “lotta di una donna esemplare” in una società dove “ le funzioni intellettuali e le responsabilità pubbliche erano riservati agli uomini”

Le fonti impiegate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:

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L'Autore

Chiara Andreoli

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Diritti Umani

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