Senegal, anche il baluardo politico dell'Africa occidentale è in crisi

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  Giulio Ciofini
  28 June 2023
  6 minutes, 40 seconds

Il Senegal, da tempo considerato un baluardo di stabilità politica nell'Africa subsahariana ed il punto d’ingresso nell’Africa Occidentale è stato recentemente scosso da una serie di violente proteste che hanno sollevato preoccupazioni a livello internazionale. Questi scontri, scatenati dalla condanna penale del leader dell'opposizione Ousmane Sonko, hanno messo in luce le crescenti tensioni politiche nel paese e hanno sollevato interrogativi sulla sua stabilità futura. Le proteste sono infatti scoppiate a Dakar il 31 maggio 2023, in seguito alla condanna di Ousmane Sonko, leader del partito politico PASTEF (Patrioti del Senegal per il Lavoro, l'Etica e la Fraternità) già in passato coinvolto da guai giudiziari. Sonko è stato condannato a due anni di carcere con l'accusa di "corruzione della gioventù" compromettendo così le sue possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo anno. La sentenza ha scatenato una serie di manifestazioni violente in tutto il paese, che hanno portato almeno alla morte di 23 persone e a 500 arresti, secondo il Ministro dell'Interno Antoine Diome.

Corruzione della gioventù, la sentenza di Sonko

La sentenza, arrivata il 1 giugno, condannerebbe il leader dell’opposizione a due anni di carcere senza condizionale ha alimentato in modo particolare il malcontento tra i giovani del paese, la fascia maggiormente attratta dal partito di Sonko, estremamente critico nei confronti dell’attuale Presidente Macky Sall, arrivato ormai al termine del suo secondo e ultimo mandato; almeno secondo la costituzione senegalese. La magistratura infatti, visti i precedenti di Sonko e non solo, è sempre più vista da ampie fasce del paese come uno strumento nelle mani del potere.

Il leader di PASTEF era infatti stato inizialmente accusato di stupro nei confronti di Adji Sarr, massaggiatrice ventenne dalla quale Sonko era solito recarsi. Ad ogni modo i capi d’accusa di violenza sessuale e minacce di morte sarebbero poi stati cambiati nella sopracitata “corruzione dei giovani”, un cambiamento di imputazione che rende la sentenza incomprensibile e certamente. Sonko, è attualmente agli arresti domiciliari in attesa di sapere se sarà o meno prelevato dalle forze di polizia per scontare la sua pena in carcere, evento che potrebbe nuovamente le violenze ad esplodere nuovamente. La condanna infatti è stata particolarmente esacerbata dalle voci sempre più insistenti che vorrebbero il presidente Sall sempre più intenzionato a scendere in campo anche per un terzo mandato nel febbraio del 2024 andando così a superare il limite posto dalla costituzione. Prospettiva che andando avanti si fa sempre più plausibile. Nel frattempo gli avvocati di Sonko avrebbero presentato un documento di 168 pagine in Francia per il Tribunale Penale Internazionale dell’Aia denunciando il Presidente Macky Sall e altri di “crimini contro l’umanità”, definendoli responsabili di più di 50 morti dal 2021 ad oggi, comprese le 23 vittime accertate nei primi giorni di giugno.

Il paradosso politico di Macky Sall

La vicenda di Sonko non è comunque nuova nel panorama senegalese. Nel marzo 2021 a Dakar c'erano stati gravi scontri dopo l'arresto di Sonko. La violenze però in quel caso si erano abbattute nei simboli della presenza francese in Senegal, dalle stazioni di servizio della Total ai supermercati della catena Auchan, segno di un forte malcontento nel paese che sta montando sempre di più negli ultimi anni. Le accuse che l’opposizione ha mosso nei confronti di Sall risiedono nell’incapacità da parte del governo durante i due mandati di creare posti di lavoro, in una rampante inflazione che sta indebolendo il potere d’acquisto della popolazione e nel debito pubblico la cui traiettoria ascendente continua senza sosta.

Il paradosso odierno che circonda la democrazia senegalese adesso in grave difficoltà riguarda proprio il momento di ascesa di Macky Sall, quando nel 2012 la società civile si era mobilitata con successo contro il tentativo del presidente Abdoulaye Wade di farsi eleggere per un terzo mandato. Al momento Sall non ha ancora fugato i dubbi sulle sue intenzioni, alimentando il sospetto e la tensione in un paese sempre più politicizzato. Eliminando Sonko dalla corsa però il presidente ha rafforzato il timore che voglia imporsi con la forza. Il capo dell’opposizione, infatti, è particolarmente scomodo per il consenso che è stato in grado di costruire presso le fasce giovani della popolazione – ma non solo – presentandosi come difensore degli interessi della nazione, contro quelli di paesi terzi come la Francia e denunciando l’attuale governo di corruzione, uso improprio di fondi pubblici e delle risorse minerarie e petrolifere del Paese in favore delle multinazionali provenienti da Paesi stranieri, soprattutto occidentali. Sonko è diventato, dunque, il baluardo degli interessi nazionali contro le politiche predatorie occidentali, ottenendo il sostegno e la benevolenza delle masse; un trend che lo aveva condotto nel 2019 ad ottenere il terzo posto alle presidenziali.

L'Africa Occidentale sempre più in crisi

La comunità internazionale ha risposto con preoccupazione agli eventi. Il portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, la Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) e il presidente della Commissione dell'Unione Africana hanno condannato la violenza e hanno chiesto a tutte le parti di esercitare moderazione. Hanno inoltre esortato le autorità senegalesi a rispettare i diritti di libertà di espressione e di riunione. La vicenda in questione non può passare in sordina perché sta destabilizzando la politica del Paese ed è destinata a incidere anche sul futuro della nazione: i giovani senegalesi, infatti – che costituiscono il 60% della popolazione – non accetteranno un terzo mandato di Sall, mentre il loro rappresentante è agli arresti. Le proteste e l’instabilità sono, dunque, destinate a protrarsi coinvolgendo anche gli interessi dei partner del Senegal, a partire dalla Francia: in un contesto in cui l’influenza francese in Africa risulta di molto indebolita, la destabilizzazione del Senegal, ad opera di masse popolari antioccidentali e antifrancesi, rappresenta un ulteriore colpo per l’Eliseo, soppiantato nel Continente dalle potenze asiatiche, in primis Russia e Cina. In un’Africa occidentale dove l’influenza francese è in netto calo, il caso del Senegal è un test importante. La Francia non ha alcun interesse a vedere una destabilizzazione o una regressione della democrazia senegalese, ma qualsiasi ingerenza sarebbe sicuramente nociva. Il futuro del Senegal, quindi, rimane incerto, con la sua stabilità politica e la sua democrazia il cui lento declino sembra aver preso un corso molto più repentino.

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Le fonti utilizzate per la stesura dell'articolo sono consultabili ai seguenti link

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https://www.pexels.com/it-it/foto/senegal-11381249/

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L'Autore

Giulio Ciofini

Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Bologna
Master ISPI in International Cooperation

Autore, Framing The World, Mondo Internazionale

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Sub-Saharan Africa

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Framing the World Senegal Sonko Africa Occidentale africa subsahariana proteste scontri armati Politica estera politica internazionale