L'articolo 23 della Basic Law di Hong Kong

  Articoli (Articles)
  Flora Stanziola
  26 marzo 2024
  5 minuti, 29 secondi

Dopo il fallimento delle proteste nel 2019, Hong Kong non è più stata la stessa: quella che era considerata una delle città più libere dell’Asia è caduta sotto un autoritarismo molto pesante, le proteste sono sfociate in violente repressioni seguite dall'introduzione nel maggio 2020 della risoluzione che conferiva all’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese il potere di redigere una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. Questa legge ha lo scopo di “impedire, fermare e punire ogni atto che metta in pericolo la sicurezza nazionale come separatismo, sovversione del potere dello Stato, terrorismo o attività di forze straniere che interferiscono negli affari di Hong Kong” limitando le libertà e trasformando Hong Kong in una città autoritaria.

Il 19 marzo 2024 questa legge è stata ampliata dalla legislatura di Hong Kong, la quale ha approvato all'unanimità il provvedimento sulla "Salvaguardia della sicurezza nazionale" conosciuto come articolo 23, in quanto adottato sulla base di questo articolo della carta costituzionale di Hong Kong (la Basic Law).

Il provvedimento è stato approvato e discusso in soli 11 giorni per volontà del leader della città John Lee, risultando in un ulteriore allineamento verso le politiche utilizzate nella Cina continentale.

Nonostante il suo passato coloniale, Hong Kong ha sempre goduto di un notevole benessere economico. Mentre la Repubblica Popolare Cinese sperimentava le politiche economiche del regime comunista, Hong Kong diventava una delle città commerciali più prospere al mondo, sotto la guida inglese, di conseguenza migliaia di persone fuggirono dalla Cina in cerca di maggiore fortuna a Hong Kong.


"Un paese, due sistemi"

Nel 1997 ebbe inizio una nuova fase per l’isola di Hong Kong, in virtù degli accordi derivanti dalle Guerre dell’Oppio e a seguito del protocollo firmato dal governo inglese nel 1984, Hong Kong sarebbe dovuta tornare nelle mani di Pechino, allo scadere dei 99 anni dalla cessione dei New Territories.

L'accordo prevedeva che la Cina mantenesse le libertà di Hong Kong per almeno 50 anni, concedendo il suffragio universale ai cittadini. Questo compromesso era ed è riconosciuto dalla Basic Law, la costituzione introdotta nel 1997 che garantiva alla regione un alto grado di autonomia attraverso il modello "un Paese, due sistemi". Ciò avrebbe garantito alla regione di mantenere il suo sistema politico ed economico separati da quelli di Pechino fino al 2047.

Ai residenti vennero garantite libertà e diritti civili che erano negati ai cinesi sulla terraferma e nel corso degli anni Hong Kong ha continuato a essere una città prospera e relativamente libera, con libertà di espressione, stampa, protesta, e indipendenza giudiziaria.

Tuttavia, a partire dal 2013 con l'ascesa di Xi Jinping in Cina, le libertà a Hong Kong hanno cominciato a diminuire e sono state avviate politiche di assimilazione al cosiddetto modello cinese attraverso un maggiore autoritarismo e nazionalismo, in particolare con l’aumento delle proteste pro democrazia e con l’occupazione, in parte violenta, da parte di un gruppo di manifestanti radicali del Parlamento locale avvenuto il 1° luglio 2019, il regime cinese ha iniziato a considerare i manifestanti come una seria minaccia. Nel 2020 Pechino ha ritenuto necessaria l’imposizione delle proprie norme sulla legislazione riguardante la sicurezza interna, assumendo in questo modo nuovi poteri su Hong Kong scavalcando la legislatura locale.

Minacce alla democrazia

La pandemia da COVID-19 ha consentito al governo di Pechino di spingere verso l’imposizione di nuove misure di controllo e a partire dall’anno successivo il governo di Hong Kong ha iniziato la consultazione sulla revisione costituzionale dell’articolo 23 approvandone il nuovo disegno di legge il 19 marzo di quest’anno.

La nuova legge sulla Salvaguardia della sicurezza nazionale che è entrata ufficialmente in vigore il 23 marzo è stata proposta dopo mesi di proteste contro il governo di Pechino e il crescente coinvolgimento della Cina negli affari interni di Hong Kong. Il leader di Hong Kong John Lee, nel suo primo anno di carica ha ricevuto un grande appoggio da Pechino affermando che si tratta di un momento storico per la regione in quanto la nuova legge mira ad affrontare la crescente instabilità politica a Hong Kong perseguendo oltre ai quattro reati imposti dalla legislazione cinese nel 2020 gli ulteriori sette stabiliti dalla revisione dell’articolo 23.

La nuova legislazione sulla sicurezza nazionale copre una serie di nuovi reati tra cui tradimento, spionaggio, interferenza esterna e gestione illegale di segreti di Stato, con i reati più gravi punibili fino all'ergastolo.

L’approvazione di questa legge ha scosso profondamente la comunità internazionale e scatenato proteste in tutto il mondo, ripercuotendosi anche sul futuro economico della regione.

La nuova legislazione è stata fortemente criticata anche dall’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani così come dal ministro degli esteri britannico. La legge infatti presenta diverse ambiguità dal punto di vista delle definizioni dei reati, che potrebbero consentire un'interpretazione arbitraria e un uso eccessivo di poteri da parte delle autorità. Ad esempio, il concetto di "sovversione", "separatismo" o "terrorismo" potrebbe essere interpretato in modo molto ampio, consentendo alle autorità di perseguire anche attività legittime. Inoltre, l'introduzione di pene fino all'ergastolo per reati come tradimento e insurrezione, insieme a sanzioni pesanti per spionaggio e sabotaggio, solleva preoccupazioni sulla proporzionalità delle punizioni e sulla limitazione dei diritti legali e delle garanzie processuali. Anche possedere un libro critico nei confronti del governo cinese può violare la sicurezza nazionale. Tuttavia il leader John Lee ritiene che tali disposizioni siano necessarie per proteggersi da potenziali sabotaggi da parte di correnti per una Hong Kong indipendente.

Le disposizioni vaghe della legge potrebbero portare alla criminalizzazione di comportamenti protetti da trattati internazionali sui diritti umani, comportando un’ulteriore limitazione delle libertà civili: libertà di espressione, di stampa, di associazione e di manifestazione pacifica come evidenziato dall'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Un’ulteriore minaccia alla democrazia è rappresentata dall’impatto che tale legge ha sull’indipendenza giudiziaria di Hong Kong e sull’autonomia politica e amministrativa. La legge prevede infatti la creazione di un ufficio di sicurezza nazionale che consentirebbe a Pechino di intervenire nei casi di sicurezza nazionale compromettendo l'indipendenza e l'imparzialità delle decisioni giudiziarie.

La legge potrebbe rappresentare un'ulteriore limitazione dell'autonomia di Hong Kong garantita fino al 2047, minando il principio "un paese, due sistemi" concordato al momento del ritorno di Hong Kong alla Cina nel 1997.


Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2024

Condividi il post

L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

Tag

Hong Kong basiclaw