Agosto europeo

Un riassunto delle dinamiche istituzionali europee nel mese di agosto

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  Redazione
  29 August 2020
  4 minutes, 56 seconds

A cura di Michele Bodei

Aggiornamento sui contagi

In Europa nel mese di agosto è stata registrata un’impennata dei contagi, probabilmente dovuta a viaggi turistici e assembramenti nei locali notturni. Il paese in cui l’aumento dei contagiati è stato più rapido è la Francia, dove il 28 agosto sono stati registrati più di 7 mila nuovi contagi – arrivando oltre i 250 mila casi – senza che i reparti di terapia intensiva si sovraffollassero. "Non avrei imparato a sufficienza da quello che stiamo vivendo da alcuni mesi se vi dicessi che escludo totalmente un nuovo lockdown", ha detto il presidente Macron. Spostandosi in Germania, i casi registrati il 27 agosto sono stati 1500, arrivando a un totale di 240 mila contagiati. La cancelliera Merkel, durante la sua tradizionale conferenza stampa estiva, ha affermato che bisogna rimanere vigili anche nei mesi a venire, aggiungendo che"con un po’ di ragionevolezza e qualche limitazione, saremo in grado di superare questi tempi difficili". In Italia invece, i contagi continuano a crescere: i nuovi casi rilevati il 28 agosto sono circa 1400, su un totale di di 265 mila infetti. Tuttavia, la situazione peggiore in Europa si sta manifestando in Spagna - in cui si contano 439 mila contagiati e quasi 30 mila morti – a tal punto che diversi paesi europei sconsigliano ai propri cittadini di recarvisi. Infine, l'Ungheria ha annunciato la chiusura dei confini agli stranieri a partire dall'1 settembre per contenere il contagio; nel paese vi sono più di 5 mila casi di contagi.

L’accordo per il vaccino

Il 14 agosto la Commissione ha concluso il primo accordo con la casa farmaceutica AstraZeneca per acquistare 300 milioni dosi di vaccino contro il Covid, alle quali potrebbero aggiungersi altre 100 milioni, da spartire tra gli Stati Membri e da destinare alle famiglie con reddito basso e medio. La disponibilità non è prevista prima di dodici mesi, ma è concessa agli Stati Membri la facoltà di acquistare delle dosi autonomamente e in anticipo rispetto all’Unione Europea.

Brexit: l’accordo è ancora lontano

Il 21 agosto si è conclusa la settima sessione di negoziati per gli accordi tra l’Unione Europea e il Regno Unito. Il negoziatore europeo, Michel Barnier, ne è uscito deluso, ammettendo che potrebbe non esserci un accordo entro il 31 dicembre – il termine entro il quale il recesso può entrare in vigore anche senza un accordo che lo regoli. È importante che l’accordo sia pronto entro ottobre, affinché possa entrare in vigore nel 2021, ma nel frattempo è tutto rinviato alla prossima sessione di negoziati dal 7 all’11 settembre.

La crisi autoritaria negli Stati dell’Est e la dura risposta della Commissione

La Commissione Europea minaccia di negare l’accesso al Recovery Fund ai paesi che violano i diritti umani e le libertà fondamentali, in conformità con l’articolo 7 del Trattato sull’Unione Europea, il quale prevede la facoltà di sospendere uno Stato Membro dall’esercizio dei diritti di adesione dell’Unione. I destinatari di quest’appello sarebbero l’Ungheria, della quale sono già note le accuse di controllo sulla magistratura e di limiti alla libera associazione, e la Polonia, dove di recente si osserva che i diritti delle donne e della comunità LGBTQ+ sono minacciati dal governo. La proposta della Commissione non garba certamente a questi due paesi, ma neanche ad altri Stati, come Bulgaria e la Romania, poiché anch’essi rischiano di essere sanzionate per violazioni simili. In risposta il Consiglio dell’Unione Europea ha deliberato un sistema in ambito di Recovery Fund, secondo il quale le sanzioni devono essere approvate dai due terzi degli Stati Membri - come già prevede il Trattato sull’UE - togliendo così potere alla Commissione. Il presidente Charles Michel ha dichiarato che lo scopo della misura sarebbe quello di trovare un compromesso tra gli Stati Membri. Ciononostante,il governo polacco ha continuato con le dure repressioni dei manifestanti.

Grecia e Turchia: la preoccupante collisione di interessi nel Mediterraneo

A suscitare tensioni nel Mediterraneo è il nuovo accordo bilaterale tra Grecia ed Egitto, con il quale essi hanno demarcato le loro Zone economiche esclusive – aree in cui gli Stati esercitano in modo esclusivo la loro sovranità sulle risorse presenti - nel mare. Tale accordo minerebbe il diritto della Turchia sull’esplorazione del Mediterraneo e sull’estrazione di gas e petrolio nell’area interessata, in conformità con un patto bilaterale simile precedentemente stipulato con la Libia. Quest’ultimo accordo non ha avuto ampio successo tra gli Stati terzi, tant’è che l’Unione Europea ritiene che sia privo di effetti. La Turchia ha deciso di ignorare l’accordo tra Grecia ed Egitto, mandando prima una nave da ricerca sismica scortata da navi militari nel Dodecanneso e nelle acque territoriali di Cipro, successivamente avviando una campagna di esplorazione per la ricerca di gas e di petrolio. Il picco della tensione è stato raggiunto con una lieve collisione tra una nave turca e una greca, fortunatamente senza conseguenze né danni particolari. La Francia si è mobilitata in sostegno alla Grecia con esercitazioni militari congiunte nel Mediterraneo, mentre l’Unione Europea sta meditando l’idea di imporre sanzioni economiche alla Turchia, ma al suo interno Germania e Malta si sono manifestate riluttanti, preferendo l’applicazione dell’accordo turco-libico rispetto a quello greco-egiziano. Per il momento la Commissione si è limitata a invitare la Turchia a fare ricorso tramite gli organi di giustizia internazionale, mentre Merkel, alla quale spetta il turno alla presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, sta cercando di negoziare una soluzione telefonicamente tra Atene e Ankara. Il presidente turco Erdogan sembra determinato a non rinunciare alle sue rivendicazioni sui giacimenti di gas scoperti da pochi mesi nel Mediterraneo. La situazione potrebbe deteriorarsi in un contesto geopolitico che interessa l’Europa e il Medio Oriente, ma che potrebbe anche raggiungere rilevanza globale.

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