Allarmanti ripercussioni della crisi alimentare a livello globale

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  Tiziano Sini
  05 November 2021
  4 minutes, 39 seconds

Circa un mese fa, precisamente il 29 settembre, è ricorsa la Giornata Internazionale della consapevolezza sulle perdite e sprechi alimentari, un’importantissima occasione per ricordare la centralità che deve essere riservata a questo argomento. I dati, a questo proposito, sono inequivocabili: ogni anno il 14% del cibo prodotto viene perso fra il raccolto e la vendita, a cui si aggiunge un dato altrettanto allarmante, lo spreco di almeno il 17% della produzione alimentare globale, fra famiglie, servizio di ristorazione e vendita al dettaglio[1].

Questo problema enorme merita interventi correttivi che ne evitino un peggioramento – come ben delineato dalle istituzioni europee nell’European Green Deal -, considerando soprattutto l'impatto della fase pandemica sull'aggravamento della crisi alimentare nei Paesi più poveri.

A questo proposito, diverse sono le conseguenze scaturite dal peggioramento della situazione (non positiva nemmeno precedentemente), come ad esempio l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, che ha seguito il medesimo trend che ha coinvolto la produzione e la vendita di materie prime, cioè di fatto il blocco, o quantomeno il rallentamento, delle catene di fornitura a livello globale. Analogamente, la stessa filiera alimentare ha subito una contrazione negativa, con l’impossibilità di eguagliare la domanda a causa di un’offerta relativamente bassa.

A questo si somma una caduta dei redditi a causa della pandemia, che ha portato all’estromissione di ampie fasce dalla popolazione (si parla di circa 800 milioni di persone, ben 130 milioni in più rispetto agli anni scorsi), dalla possibilità di nutrirsi in maniera regolare[2].

Per capire le proporzioni di tale disastro è utile consultare il Global Report on Food Crisis, promosso dal Global Network Against Food Crisis, programma lanciato da Unione Europea, FAO e WFP. Al suo interno, infatti, il monitoraggio condotto su 55 Paesi sottolinea come almeno 34 di essi abbiano attraversato importanti crisi alimentari, con un numero di persone coinvolte attestato intorno a 150 milioni. Altrettanto importante è un altro dato emerso: il campione dei paesi non è completo, proprio perché dovrebbe attestarsi intorno a 79, ma a causa di numerose problematiche, è stato assolutamente impossibile attuare un serio monitoraggio in tali contesti[3].

Di fronte a questa situazione, numerosi sono gli spunti di riflessioni che emergono, soprattutto se è ben chiaro che l’avvento del Covid-19 è andato ad inasprire un’emergenza già presente negli ultimi anni, anche a causa della crisi alimentare che ha colpito gli allevamenti cinesi nel 2018 e che aveva innescato un peggioramento delle condizioni generali[4].

Per quanto riguarda la promozione di possibili soluzioni, l’elemento necessario da tenere in considerazione è il mantenimento di una visione complessiva e matura sul contesto, in grado di intervenire su entrambi gli aspetti cruciali: da una parte gli sprechi alimentari e dall’altra l’eliminazione della perenne crisi alimentare che attanaglia alcuni paesi. Per il raggiungimento di buoni risultati nell'ambito del primo problema, l’azione essenziale dovrà essere perseguita principalmente nei Paesi più sviluppati, dove lo spreco di grandi quantità di cibo costituisce un dato estremamente preoccupante. A ciò si dovrà accompagnare una maggiore attenzione alla fase di conservazione degli stessi prodotti alimentari. Questo concetto è stato spesso ribadito negli ultimi tempi ed è stato accompagnato da interessanti proposte, che sottolineano la necessità di cospicui investimenti in ambito tecnologico per rendere più sostenibile il sistema. Un valido esempio in tal senso è fornito dal raffreddamento per evaporazione, oltre ad altre tecnologie estremamente vantaggiose da utilizzare nei Paesi meno sviluppati, che spesso non hanno le disponibilità finanziarie necessarie per l’attuazione e la realizzazione di determinate strategie[5].

Per quanto riguarda invece l'aspetto della crisi alimentare, la parola d’ordine dovrà essere sostenibilità, intesa nella sua totalità. In primo luogo, sarà essenziale non perseguire strategie che seguano una logica forzatamente legata all’aumento della produzione di cibo. D'altra parte, sarà necessario razionalizzare quello prodotto, valorizzando ed implementando i sistemi produttivi presenti, che in gran parte dei casi sono marginalizzati. Infatti, risulta assai importante sottolineare che, nei paesi attanagliati da una perenne crisi alimentare, sono tuttora presenti mercati agricoli e produzioni alimentari schiacciate da dinamiche negative. Tra queste, ad esempio, la piaga del land grabbing e la diffusione di produzioni agricole intensive, che difficilmente generano impatti positivi nella società. Un valido esempio in tal senso sono i prodotti naturali da cui vengono ricavati i biocarburanti, che nella gran parte dei casi vanno a sottrarre suolo ad attività agricole di sussistenza[6].

L’entità e l’impatto di questi fenomeni sono ben rappresenti da un particolare dato: il 70% dei poveri a livello globale provengono proprio da aree rurali[7].

Per questi motivi il livello di allarme dovrebbe portare ad una discussione seria, che sia in grado di fornire risposte altrettanto serie. Visto che, nonostante l’impegno profuso da alcune Organizzazione, vi è un progressivo allontanamento dalla realizzazione dell’obbiettivo 2 dei SDGs. Un esempio valido in tal senso è fornito dall’incapacità di garantire le forniture sanitarie e vaccinali ai Paesi più fragili, come emerso negli ultimi mesi[8].

[1] https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/food/2021/09/27/ridurre-lo-spreco-alimentare-le-parole-per-dirlo_be32e9df-d21a-4c31-adaf-198df192eaf6.html

[2] https://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Fao-pre-vertice-Nazioni-Unite-Draghi-Covid-ha-aggravato-crisi-alimentare-130-milioni-malnutriti-in-piu-f7e34fec-158e-4f33-9287-1a60184b1c98.html

[3] https://www.fao.org/resilience/resources/resources-detail/en/c/1398545/

[4] https://www.lavoce.info/archives/90473/fame-nel-mondo-ridurla-con-la-cooperazione/?fbclid=IwAR1P0cbbCd7BQzH-j8p8TfRvb55S8Bco5rE3xZ8Gny-bbAuPCUrTjmk9rXU

[5] https://impakter.com/eliminating-hunger-a-problem-of-production-or-preservation/

[6] https://asvis.it/goal2/notizie/356-10526/profonde-differenze-tra-i-paesi-del-g20-rispetto-ai-goal-dellagenda-2030

[7] https://adozioneadistanza.actionaid.it/magazine/fame-mondo-come-risolvere/

[8] https://www.ilsole24ore.com/art/vaccini-100-giorni-lo-sviluppo-piu-dosi-paesi-poveri-conclusioni-g20-AE0a4pt

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Tiziano Sini

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