Audition, un J-horror cult degli anni ‘90

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  Luca Formisano
  05 February 2023
  5 minutes, 4 seconds

Takashi Miike, un regista eclettico e controverso che non ama definirsi maestro

A più di vent'anni dalla prima uscita nelle sale, dal 23 al 25 dello scorso gennaio, è ritornato in versione restaurata l'opera più famosa e che ha reso celebre Takashi Miike, Audition (1999).

Miike nato il 24 agosto 1960 a Yao una prefettura di Osaka in Giappone, regista molto prolifico (ha all’attivo oltre 100 film, tra televisione e cinema) dopo il diploma si è iscritto per puro caso ad una scuola di cinema la Yokohama Eiga Semmon Gakko, sentendo alla radio che questo corso non aveva esami d’ammissioni. In questa scuola, pagata dal padre cinefilo che lo ha cresciuto con i film di Bruce Lee e spaghetti western, conoscerà il suo futuro mentore Shohei Imamura, due volte vincitore della palma d’oro al Festival di Cannes. È solo verso la fine degli anni ’80 che Takashi Miike incomincerà la carriera da regista, lavorando all’inizio per il solo mercato home video e dando sfoggio della sua creatività senza che la censura interferisca con le scene di violenza. I film di Miike sono caratterizzati da un uso del montaggio veloce accompagnato da piani sequenze che anticipano scene di una estrema violenza, con sequenze splatter anche se il sangue quasi sempre è trattato in modo ironico. I temi delle sue pellicole che spesso non hanno mai un lieto fine, sono il rapporto tra violenza e amore e una critica alla società giapponese. A cavallo tra il 1999 e il 2000 Miike fa uscire all’incirca una decina di film, tra cui Audition che al festival del cinema di Rotterdam, tra molti detrattori - tra cui una donna che al termine della proiezione gli urlò: “You’re evil!”, (“Lei è Malvagio!) – trovò anche chi lo acclamò come ad esempio Quentin Tarantino e Martin Scorsese.

Il J-horror, il folklore che diventa un genere cinematografico

Il J-horror è un genere cinematografico che attinge alla tradizione soprannaturale giapponese, ricca di personaggi mitologici e leggende, utilizzando la vendetta come tema cardine. Un classico esempio di questa tradizione soprannaturale è il personaggio della donna-fantasma che ritorna dall’oltretomba alla ricerca di vendetta. I fantasmi, yurei, sono spesso presenti in film di questo genere ma non sono gli unici esseri rappresentati, ci sono gli Obake Mono ovvero esseri mutaforma, gli Oni che sono demoni oppure gli yokai, personaggi mitologici con forma zoomorfica. Negli anni ’90 però cambiano le ambientazioni che diventano più urbanistiche e gli esseri della tradizione iniziano a fondersi con la tecnologia. Un esempio è il film Ring (1998) di Hideo Nakata, dove la videocassetta è il contenitore di un fantasma vendicativo di una ragazza morta anni prima. di questo film ne hanno fatto poi un remake americano The Ring (2002), un fim di Gore Verbinski con Naomi Watts protagonista. Il j-horror è un tipo di horror psicologico che costruisce il pathos a mano a mano che la narrazione va avanti. Ciò che più turba è quello che non viene mostrato, che rimane nascosto, facendo sì che lo spettatore rimanga in apprensione. Audition rappresenta anche una sorta di frattura della tradizione discostandosi dagli elementi soprannaturali.

Quando per Miike la violenza e l’amore si uniscono

Audition è tratto dall’omonimo romanzo di Ryu Murakami e la sceneggiatura è stata scritta da Daisuke Tengan, figlio di Imamura. La storia inizia con il protagonista Aoyama, interpretato da Ryo Ishibashi, che rimasto vedovo e stanco di questa situazione, decide di indire un’audizione per un film che non verrà mai realizzato con il solo scopo di frequentare poi una ragazza tra le candidate. E qui, con questo escamotage eticamente scorretto, iniziamo a notare una cosa tipicamente intrinseca della cultura giapponese: alle candidate non verrà mai chiesto il loro livello di cultura ma quanto riescano a intrattenere con il canto e ballo, rispettando delle caratteristiche come modestia, gentilezza, giovinezza. Tra le candidate viene scelta Asami, interpretata da Eihi Shiina. Lei rappresenta proprio ciò che Aoyama ha sempre desiderato. Ma lui si innamora solo della bellezza di Asami perché i suoi sentimenti sono infantili, sinceri e ciò che vede in Asami è una donna da salvare. Per tutto il film, infatti, lei vestirà castamente di bianco appunto per simboleggiare questa bellezza eterea. Ben presto però il tono del film muta, trasformandosi da una banale commedia d’amore ad un horror. Asami si rivela essere una femme fatale diabolica e sadica, alla ricerca di vendetta per un passato fatto di violenze e abusi. Ogni uomo che lei seduce viene torturato. Emblematica è la scena dove Aoyama scopre che all’interno di un sacco nero presente a casa di Asami c’è un uomo seviziato, a cui mancano i piedi, delle dita delle mani e la lingua, costretto a cibarsi del vomito di Asami che lei stessa riversa in una ciotola. Audition colpisce non per la violenza ma per l’odio viscerale riservato ad un uomo che pur avendo sbagliato per una educazione radicata non è esente da colpe ma che alla fine è un buon uomo, un padre amorevole. Secondo alcune interpretazioni la tortura che vive il protagonista non è reale ma frutto del suo inconscio che gli sta rivelando dei sensi di colpa verso la moglie defunta. Dare una interpretazione chiara a questo film non è facile ma ciò che ne traspare è lapalissiano: l’ossessione, il senso di colpa, un malato rapporto uomo-donna in una società che secondo Miike è ipocrita.

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Fonti consultate per il presente articolo:

https://www.framedmagazine.it/audition-il-capolavoro-di-takashi-miike/

https://www.cameralook.it/web/audition-lopera-di-takashi-miike-torna-al-cinema-in-versione-restaurata/

https://hotcorn.com/it/film/news/audition-takashi-miike-recensione-film-storia-vera-cinema/

https://www.cinefacts.it/cinefacts-articolo-75/audition-recensione-il-rapporto-uomodonna-con-gli-occhi-di-miike.html

https://www.cinematografo.it/recensioni/audition-skoklgwg

https://www.unive.it/pag/15182/?tx_news_pi1%5Bnews%5D=1974&cHash=b191eba6acd9e935d7d9c49fddee7282

Mes, Tom (2006). Agitator: The Cinema of Takashi Miike. p 181. FAB Press. ISBN 978-1-903254-41-7

https://www.rivistastudio.com/takashi-miike-audition/

https://www.taxidrivers.it/143626/panorama/takashi-miike-il-regista-piu-controverso-di-sempre.html

Dario Tomasi (a cura di), «Più grande è l'amore, più aumenta la violenza». Intervista a Miike Takashi in Anime perdute. Il cinema di Miike Takashi, Torino, Il Castoro cinema, 2006, p. 174-182, ISBN 88-8033-371-2.

https://www.nippop.it/it/media-and-arts/blog/jmagazine/media-arts/j-horror-storia-di-una-conquista-nel-panorama-del-mostruoso

https://www.kblejungle.com/2022-03-j-horror-il-cinema-horror-giapponese/

https://www.rawpixel.com/image/459406/free-illustration-image-kimono-japan-fashion

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L'Autore

Luca Formisano

Appassionato di cinema e letteratura, sono un autore per legge e società

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Giappone