Chi era al- Arouri l'incubo di Israele

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  Giusy Criscuolo
  04 January 2024
  4 minutes, 47 seconds

Beirut. Due giorni fa è stato ucciso il numero due dell’organizzazione Hamas, nonché leader dell'ufficio politico Saleh al-Arouri, colpito durante un raid israeliano operato da un drone, che ha preso di mira un edificio nel sobborgo meridionale di Beirut, roccaforte del movimento libanese di Hezbollah. Luogo dove si trovava Arouri con i due comandanti della Brigata Izz al-Din al-Qassam, anche loro rimasti uccisi durante l’attacco.

Ma chi era il capo dell’Ufficio Politico di Hamas Saleh al-Arouri è presto detto. Il numero due di Hamas, nonché vice capo del movimento in Cisgiordania, nasce vicino Ramallah il 19 agosto del 1966, esattamente nel villaggio di Aroura, dal quale prenderà il “nome” chiamato in gergo “nisba” (parola che attribuisce la parentela, l’affiliazione, l’appartenenza tribale o il luogo di origine). Si specializza negli studi della Sharia all’Università di Hebron.

Le sue radici oltranziste lo legano già da ragazzo ai Fratelli Musulmani e superata la maggiore età, attorno ai venti anni durante il periodo universitario, sarà reclutato e accolto, dagli alti esponenti dell’Organizzazione di Hamas, perché reclutato da Muin Shaib, uno degli esponente di spicco di Hamas. Questo link avvenne grazie alla frequentazione dei Fratelli Musulmani di Kutla Islamiya. Il neo Movimento di resistenza islamica di Hamas, nato pochi mesi prima nel 1987, divenne la casa di al-Arouri.

Durante l’attacco di due giorni fa, nel sobborgo meridionale di Beirut, con lui hanno perso la vita i due comandanti della Brigata al-Qassam, ala militare che lo stesso numero due di Hamas contribuì a fondare in Cisgiordania tra il 1991 e il 1992.

Arrestato all’inizio degli anni ’90 dalla polizia israeliana perché accusato di essere complice della morte di tre ragazzi israeliani, trascorre i suoi primi 6 mesi nelle prigioni, per poi essere liberato e rincarcerato dopo pochi mesi, che gli costeranno 18 anni di prigione. Nelle carceri conoscerà Ismat Mansour, anche lui in carcere dal 1994. Quest’ultimo è diventato un personaggio pubblico conosciuto per i suoi scritti sulle carceri israeliane e per i suoi racconti sulle torture subite e pubblicate dall’Istituto per gli Studi Palestinesi.

Mansour descrive Saleh al-Arouri come una «persona intelligente, tranquilla, taciturna, sapeva ragionare in modo strategico. Era organizzato e aveva un alto senso della sicurezza» dichiara alla BBC araba.

A detta di Mansour al-Arouri aveva trascorso gran parte dei suoi anni in detenzione amministrativa senza processo, perché «le accuse contro di lui non erano state provate». Arouri, rilasciato dopo il 2007 verrà riarrestato nel 2010. Ed è proprio in questo lasso di tempo, dall’interno delle carceri, che il numero due di Hamas era riuscito a svolgere un ruolo fondamentale e importante nel guidare l’accordo sui negoziati riguardanti lo scambio del prigioniero Gilad Shalit (militare israeliano rapito nel 2006 da un commando palestinese a Karem Shalom poco distante dal confine con Gaza). Un militare israeliano che venne rilasciato per 1.027 detenuti palestinesi, compreso l’attuale capo di Hamas a Gaza, Yahya Sanwar.

Dopo lo scambio dei prigionieri, Israele decide di deportare Arouri per questioni di sicurezza e ciò avverrà nel 2010, quando la Corte Suprema israeliana stabilirà che il numero due di Hamas era diventato pericoloso. Deportato dai territori palestinesi in Siria, si trasferirà successivamente in Turchia e Qatar per poi approdare definitivamente alla periferia sud del Libano nella roccaforte più importante di Hezbollah a Beirut. Qui troverà la sua fine.

Il 2010 sarà per Saleh al-Arouri una data importante sotto tutti i punti di vista, perché sarà eletto membro dell'ufficio politico di Hamas. Nel 2017 diventerà vicepresidente del movimento. All’epoca questo conferimento era visto come una conferma da parte di Hamas sulla sua linea di combattimento contro Israele. Così facendo, l’Organizzazione sceglieva una figura vicina all’Iran, che negli anni successivi avrebbe guidato le azioni militari in Cisgiordania. L’anello di congiunzione tra sciiti e sunniti si intravedeva dunque nella figura di al-Arouri.

Secondo fonti palestinesi, e vari articoli pubblicati all’epoca dalla Palestina, pochi giorni dopo la sua elezione Arouri si diresse a Teheran e al suo rientro in Libano incontrò il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. Dopo una comunione di intenti con il mondo sciita, dando prova di diplomazia e capacità nel saper gestire rapporti molto delicati, Arouri fu eletto capo del movimento Hamas in Cisgiordania nel 2021.

Lo scorso ottobre, dopo l’attacco guidato da Hamas che uccise più di 1.400 persone in Israele, Arouri si presentò per incontrare Nasrallah e il segretario generale del movimento palestinese del Jihad islamico, Ziad Al-Nakhalah. Il polso della situazione lo aveva ben presente il numero 2 di Hamas. I tre, secondo quanto riportato dalla TV al-Manar (affiliata ad Hezbollah) avevano discusso dei possibili meccanismi di vittoria contro Israele parlando di “vittoria globale” contro il nemico.

Israele temeva fortemente la figura di Arouri, difatti subito dopo l’attacco del 7 ottobre, uno dei primi obiettivi in Cisgiordania era stata la casa del leader nel suo villaggio natale di al-Aroura. Per questo motivo Indicato da Israele come il mandante degli attacchi in Cisgiordania contro soldati israeliani e come la mano occulta che ha guidato i razzi contro Israele sia da Gaza che dal Libano, era temuto per il suo legame con l’Iran e con Hezbollah, motivo per il quale era stato inserito nella lista dei terroristi internazionali degli USA.

Per questo subito dopo la distruzione della sua abitazione, le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato venti persone, tra cui suo fratello e i suoi nipoti. Con il colpo messo a punto due giorni fa nel sud di Beirut Israele ha eliminato uno dei suoi incubi.

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Giusy Criscuolo

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