Corruzione, lobbying e cittadinanza europea a Bruxelles

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  Redazione
  17 December 2022
  6 minutes, 25 seconds

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Il 12 dicembre 2022, la polizia belga ha condotto una perquisizione nei locali del Parlamento europeo a Bruxelles, nell'ambito di un'indagine sui sospetti di corruzione a favore del Qatar.

Le accuse, sostenute da riscontri materiali piuttosto evidenti, sono rivolte in particolare alla vicepresidente del Parlamento europeo, la greca Eva Kaili e a numerosi suoi complici, ancora tutti da identificare da parte della Procura locale .

Insomma, un autentico terremoto che ha sconvolto il sistema di governo europeo minando la sua credibilità e prestigio.

Le indagini proseguono a spron battuto: al momento le già abbondanti prove raccolte sembrano essere l’emergente quanto minuscola punta di un iceberg di colossale gravità e diffusione nei gangli della importante istituzione.

I media comunitari sono ridondanti di commenti: al momento l’ipotesi criminale più accreditata è quella di una profondo fenomeno di corruttela ad elevato livello.

Il lobbismo

Altrove, più affermato nei paesi anglo-sassoni, si chiama “lobbismo” (lobbying).

La sostanziale differenza fra i due sta nel fatto che il lobbismo è palese, trasparente e ferreamente regolamentato.

Quel che emerge, invece, dai fatti di Bruxelles è un vasto e pericoloso sistema di condizionamento politico basato sulla corruzione di parlamentari europei di alto rango.

Inoltre, lo sviluppo del lobbismo nelle istituzioni comunitarie presenta alcune tipicità dalle quali derivano almeno tre questioni chiave legate giuridicamente al godimento della cittadinanza europea.

In primis, i tanti cittadini comunitari che ignorano le manifestazioni concrete del lobbying e comunque non hanno i mezzi finanziari per permettersi i servizi di un'impresa di lobbying rischiano di essere considerati come cittadini di serie B?

In secundis, per quanto stiamo osservando, il lobbismo dell’inchiesta non è forse una rischiosa porta spalancata all'influenza di paesi esterni all'UE sulla correttezza del processo legislativo comunitario?

In terzo luogo, la mancanza di un preciso e definito quadro di lobbying nelle istituzioni europee non favorisce forse gli interessi degli ambienti criminali?

Maastricht

Gli stati firmatari del Trattato di Maastricht (1992) si sono dichiarati “Decisi a stabilire una cittadinanza comune per i cittadini dei loro paesi” (Trattato sull'Unione Europea, preambolo). Ciò si concretizza in vari modi, in particolare attraverso il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni comunali o europee e anche alla tutela dell’attività diplomatica e consolare.

Come funziona ?

Nel complesso, la costruzione dell'Europa ha ampliato la cittadinanza dei cittadini degli Stati membri dell'Unione europea (UE).

C'è, tuttavia, almeno un'area in cui il modo di agire dell'UE si è indebolito fino ad oggi. Ciò vale sul fronte della rappresentanza di almeno 3.000 gruppi di interesse presso le istituzioni comunitarie, attraverso un numero di circa 10.000 lobbisti attivi.

Il più delle volte la loro opera di influenza grava sull'elaborazione di decisioni comunitarie e di testi destinati alla trascrizione nelle varie forme di diritto nazionale.

I loro obiettivi sono rappresentati da gruppi di esperti, funzionari della Commissione europea, i vari comitati consultivi, gruppi politici e commissioni del Parlamento europeo, ma anche diplomatici dei paesi membri.

I metodi sono vari: preparazione di relazioni e studi scritti nella direzione più favorevole al loro sponsor, inviti a luoghi “propizi” alla creazione di un collegamento... ma anche l'acquisizione di documenti di lavoro della Commissione europea.

Oggi è ancora un esercizio molto vago

Il Trattato di Roma che istituisce la Comunità Economica Europea risale al 1957, ma lo sviluppo dell’attività di lobbying a Bruxelles si afferma e diventa operativo a partire dal 1973, con l'ingresso del Regno Unito.

I paesi anglosassoni, infatti, conoscono e praticano queste tecniche da molto tempo. Questo dà loro un vantaggio e aumenta l'efficacia delle loro azioni.

A poco a poco, gli altri paesi membri hanno scoperto e implementato, ognuno a loro modo, il lobbying, ma solo due paesi membri si sono presi finora la briga di regolamentare questa pratica: Germania e Danimarca.

A livello comunitario, i mezzi per controllare il denaro pubblico e il lobbismo rimangono generalmente più virtuali che reali e sono notoriamente insufficienti.

Tuttavia, lo sviluppo del lobbismo nelle istituzioni comunitarie pone tre questioni fondamentali per quanto riguarda la valenza della cittadinanza europea.

“Cittadini di serie B”?

Uno. I tanti cittadini comunitari che ignorano le manifestazioni concrete del lobbying e comunque non hanno i mezzi finanziari per permettersi i servizi di un'impresa di lobbying, sono oppure no cittadini di serie B?

Se un ricco gruppo di interesse può influenzare una o più decisioni a suo esclusivo vantaggio a monte, ciò non avviene automaticamente anche a scapito dell’inconsapevole cittadino medio comunitario ?

Tuttavia, quest'ultimo, ignaro di quanto fango avviene dei processi decisionali, ha motivo ed è convinto che le istituzioni comunitarie considerino soprattutto l'interesse generale.

L’origine del cittadino

La stessa questione si pone in relazione all'origine nazionale del cittadino considerato.

Il cittadino di un paese di cultura anglosassone o l'aver rapidamente preso semplicemente coscienza di questo nuovo strumento di poter influenzare il processo decisionale verso una posizione complessivamente migliore rispetto al cittadino di un paese qualunque, non è forse più rapido a comprendere le nuove regole del gioco? E pertanto a guadagnare un vantaggio rispetto alla società dei cittadini e al principio della legittima concorrenza?

La porta aperta alle influenze extra UE

Due. L’attività di lobbying non può forse configurarsi come una porta spalancata all'influenza di paesi esterni all’UE ?

Ad esempio, i gruppi di lobbying statunitensi e giapponesi, presenti anche a Bruxelles, svolgono una significativa attività anche nelle istituzioni europee e sono in grado di raccogliere informazioni di valenza strategica a sleale vantaggio dei loro finanziatori.

Essi possono così influenzare le decisioni o le non decisioni della comunità, anche in aree sensibili.

In terzo luogo, la mancanza di un più preciso quadro di lobbying nelle istituzioni europee non favorisce forse gli interessi degli ambienti dediti al crimine?

A meno che non si pecchi di ingenuità, è difficile vedere cosa impedisca alle reti fuorilegge di approfittare di questo strumento per raccogliere informazioni sensibili, stabilire contatti e sfruttare ogni opportunità in questo senso.

L’affidabilità delle istituzioni

La criminalità economica mette in discussione la sostanza stessa delle politiche deliberate dalle nazioni europee.

Mentre l'Unione europea deve affrontare le delicate e complesse problematiche comunitarie, in particolare quelle relative al bilancio finanziario, all’allargamento verso nuovi membri, la pratica della frode è un intollerabile attacco alla barriera commerciale dell'Europa, alle politiche europee di aiuto allo sviluppo comunitario, alla politica agricola comune e alle politiche regionali e sociali dell'Europa.

Andando ad un livello più politico, tutti gli esperti sanno che criminalità e democrazia non si sposano in alcun modo, se non attraverso la pratica della corruzione. Se i Quindici non ne sono esentati, la maggior parte dei futuri membri dell'UE condivide solide eredità in questo campo.

Il deficit democratico

I recenti fatti dimostrano clamorosamente quanto sia drammaticamente urgente colmare ciò che oggi è definibile come un vero “deficit democratico” nella costruzione comunitaria.

Alla luce di tali sconvolgenti avvenimenti, la UE deve dotarsi di adeguati strumenti per regolamentare concretamente l’attività di lobbying attualmente vigente nelle istituzioni europee.

Il Parlamento europeo ha dimostrato di non essere stato in grado di prevenire gli eccessi del lobbismo.

Ne hanno approfittato abbondantemente un intero gruppo di lobbisti e malfattori a volte tra i più loschi.

Questa incapacità di difendere la legittimità e credibilità delle istituzioni europee ha contribuito a degradare l'immagine dell'Unione europea stessa.

E quel che è peggio ne hanno beneficiato potenze straniere extra UE e persino gruppi criminali.

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