Diritto Umanitario e strutture sanitarie: una retrospettiva di attacchi in conflitti recenti

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  Gaia De Salvo
  24 October 2023
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La grave crisi umanitaria nella striscia di Gaza ha portato una rinnovata attenzione sul diritto internazionale applicabile ai conflitti armati, a tutela dei più deboli. In questo articolo, discuterò del diritto umanitario internazionale in ambito sanitario con una retrospettiva di casi di attacchi contro ospedali e personale sanitario degli ultimi trent’anni.

Il diritto umanitario internazionale a protezione di personale e strutture mediche

Dirigere intenzionalmente attacchi militari contro ospedali e luoghi che ospitano malati e feriti è proibito secondo il diritto umanitario e costituisce un crimine di guerra, a meno che questi non rappresentino obiettivi militari. Questa norma è esplicitata nell'Articolo 3 delle Convenzioni di Ginevra, che richiede la protezione e cura dei malati e feriti, considerati hors de combat: fuori combattimento. Con il Protocollo Addizionale del 1977, la protezione alle unità mediche è estesa anche ai conflitti armati non internazionali, come le guerre civili e/o asimmetriche.

La protezione donata alle strutture mediche non è senza eccezioni. Infatti, il diritto umanitario spesso pone una clausola che rende permissibile un attacco a strutture protette quando queste sono considerate obiettivi militari. Quindi, la protezione legale finisce quando il locale medico è usato al di fuori della sua funzione umanitaria per commettere "atti dannosi per il nemico".

Cosa costituisca un tale atto non è chiaramente definito, ma il commento del Comitato Internazionale della Croce Rossa sulla Prima Convenzione di Ginevra del 2016 fornisce alcuni esempi: sparare al nemico per motivi diversi dall'autodifesa individuale, l'installazione di una postazione di tiro in un centro medico, l'uso di un ospedale come rifugio per combattenti sani, come un deposito di armi, o posizionare un'unità medica in prossimità di un obiettivo militare per dissuaderlo da un attacco.

Dalla Jugoslavia, alla Palestina, all'Afghanistan: casi di attacchi

Jugoslavia, 1992-95

Dal 1992 al 1995, le forze armate dei nazionalisti serbi (Vojske Republike Srpske, VRS) assediano la capitale di Sarajevo, accerchiandola in modo da bloccare gli aiuti umanitari, inclusi beni di prima necessità, e colpendo zone civili, come case, scuole e complessi medici. La VRS ha ripetutamente colpito il Kosevo Hospital, ben 172 volte da metà 1992 a inizio 1993. Un medico dell'ospedale ha raccontato che nei peggiori periodi del conflitto, fra i dieci e quindici pazienti morivano ogni giorno come diretta conseguenza degli attacchi.

Il Tribunale Penale Internazionale per l'Ex-Jugoslavia (ICTY) ha accusato nel 1998 il generale Stanislav Galic, comandante delle VRS, del crimine di guerra di terrorizzare una popolazione civile (senza un'accusa separata legata agli attacchi alle strutture mediche). La Camera di giustizia dell'ICTY ha concluso che solo una piccola parte degli incidenti avrebbe potuto essere non intenzionale e ha aggiunto che gli attacchi non avevano "alcun significato discernibile in termini militari". In appello, però, la camera ha ritenuto alcuni attacchi giustificati in casi in cui l'ospedale era stato usato come base da cui colpire le VRS, pur precisando che lo status di obiettivo militare era temporaneo. Nel dicembre 2003, Galic è stato condannato all'ergastolo per crimini di guerra per l'articolo 3 dello statuto dell'ICTY.

Palestina, 2014

Nel 2014, forti proteste e scontri violenti tra gruppi armati di Gaza e forze israeliane portarono a più di mille morti e ampia distruzione di Gaza in soli 51 giorni. Il 28 luglio, le forze israeliane bombardarono l'ospedale Al-Shifa, il principale della striscia, oltre ad altri tre ospedali nella zona. Del personale di Medici Senza Frontiere (MSF) stava lavorando ad Al-Shifa ai tempi e ha dichiarato che "in qualsiasi circostanza, le strutture sanitarie e il personale medico devono essere protetti e rispettati. Ma a Gaza oggi gli ospedali non sono il rifugio sicuro che dovrebbero essere."

Nel 2015, l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani ha istituito una Commissione d'inchiesta indipendente per indagare se fossero stati commessi crimini di guerra a Gaza. Israele non ha collaborato con la Commissione né ha permesso alle Nazioni Unite di condurre indagini in Israele o nella Striscia di Gaza. Il rapporto non ha esaminato specificamente l'attacco all'ospedale Al-Shifa; piuttosto, la Commissione ha esaminato diversi incidenti, dichiarando che il fatto che la leadership politica e militare israeliana non abbia cambiato la sua linea d'azione nonostante le considerevoli informazioni sul massiccio grado di morte e distruzione a Gaza, sollevi domande su potenziali violazioni del Diritto Internazionale Umanitario da parte di questi funzionari, che potrebbero equivalere a crimini di guerra. La Corte Penale Internazionale sta indagando su crimini di guerra commessi nei territori palestinesi occupati a partire dal 13 giugno 2014.

Afghanistan, 2015

Il 3 ottobre 2015, le forze statunitensi hanno effettuato un bombardamento aereo su un ospedale traumatologico gestito da MSF a Kunduz, in Afghanistan. Il centro era stato creato in accordo con tutte le parti del conflitto, MSF avrebbe rispettato il suo obbligo etico di garantire che tutte le persone siano curate a prescindere dalla loro affiliazione politica o religiosa e la struttura non sarebbe stata utilizzata per attività militari. La notte del 3 ottobre 2015, attacchi aerei statunitensi hanno colpito e distrutto l'ospedale. MSF ha poi riferito che la prima stanza a essere colpita è stata l'unità di terapia intensiva, dove il personale stava assistendo diversi pazienti immobili, tra cui due bambini.

L’investigazione interna dell’esercito statunitense ha prodotto un report che non classifica l’attacco come crimine di guerra in quanto questi non erano a conoscenza di star colpendo una struttura medica. Il rapporto ha concluso che, sebbene gli Stati Uniti avessero ricevuto le coordinate ufficiali del centro traumatologico e le avessero inserite in un database "no strike list", al momento dell'attacco l'equipaggio aereo non aveva accesso al database a causa di un guasto ai sistemi di comunicazione. Mentre MSF sostiene che c'erano due bandiere di MSF in piena vista sul tetto dell'ospedale e una all'ingresso dell'edificio, il rapporto degli Stati Uniti ha affermato che la struttura non aveva "un simbolo riconosciuto a livello internazionale."

La Risoluzione 2286 del Consiglio di Sicurezza

La distruzione del centro traumatologico di Kunduz e un devastante assalto alle strutture sanitarie in Siria e Yemen ha portato all'approvazione della Risoluzione 2286 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) nel maggio 2016. La risoluzione è una riaffermazione politica della legittimità e dello status di protezione dell'azione medica umanitaria, in un momento in cui le strutture mediche erano fortemente minacciate dalle azioni degli stati, compresi gli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o le coalizioni da essi sostenute.

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Fonti consultate per il presente articolo:

Foto: https://pixabay.com/it/photos/...

Hakki, Lara, et al. “Breaking the Silence: Advocacy and Accountability for Attacks on Hospitals in Armed Conflict.” International Review of the Red Cross, vol. 102, no. 915, Dec. 2020, pp. 1201–1226, https://doi.org/10.1017/s18163... .

https://www.humanitarianresponse.info/sites/www.humanitarianresponse.info/files/document

https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1951/228_230_226/it

https://www.icc-cpi.int/palestine

s/files/medical_units_legal_note_-_final_-_en-1_1.pdf

https://www.msf.org/attacks-medical-care-depth

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L'Autore

Gaia De Salvo

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Diritti Umani

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diritto umanitario ospedali personale medico medici senza frontiere Sarajevo Palestina Israele #UnitedStatesOfAmerica Bosnia ONU Consiglio di Sicurezza IHL convenzioni di ginevra war crime