Framing the World, I Numero

Il nuovo anno si apre con numerose novità

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  Redazione
  14 January 2019
  23 minutes, 22 seconds

Oggi 14 gennaio lanciamo il primo numero di Framing the World, progetto pensato per garantire una copertura continentale dei principali sviluppi geopolitici. Il nostro obiettivo è stato quello di trattare i maggiori eventi che accadono nel mondo, ogni giorno, cercando di fornire un'interpretazione oggettiva dei fatti, offrendo, allo stesso tempo, un format che permette di scegliere anche le aree tematiche di interesse grazie a una semplice impaginazione.

L'arresto di Battisti, i recenti sviluppi della guerra commerciale, le sorti della Siria, le elezioni congolesi, i gilet gialli, una Russia verso nuove valute, la corsa allo spazio e il mandato italiano al consiglio per i diritti umani sono solo alcuni degli argomenti trattati in questo ambizioso primo numero.

Buona lettura a tutti!

AFRICA SUB SAHARIANA

Gabon, la famiglia Bongo in difficoltà. Il nuovo anno si è aperto con un tentativo di colpo di stato svoltosi lunedì 7 Gennaio che ha suscitato molte perplessità: un luogotenente della Guardia Nazionale pressoché sconosciuto, una rapida risoluzione da parte dell’esercito. La preoccupazione è data dal clima di instabilità in cui si è manifestato: il Presidente della Repubblica, Ali Bongo, è ricoverato in Marocco dal 24 ottobre scorso a seguito di un ictus, mentre venerdì 11/01 è stato nominato un nuovo Primo Ministro, Julien Nkoghe Bekale, dopo l’insediamento di una nuova Assemblea Nazionale e un suo nuovo presidente. La famiglia guida il Paese dal 1967 ma la situazione attuale richiederebbe secondo costituzione un governo provvisorio ed elezioni anticipate e preoccupa il supporto crescente all’opposizione.

Nigeria, da non trascurare. “One of the countries to watch” resta sicuramente la Nigeria che nelle prossime settimane vedrà continuare la campagna elettorale in vista delle elezioni del 16 Febbraio prossimo. Il presidente in carica, Muhammadu Buhari (del APC, All Progressives Congress) si dice fiducioso di vincere, dopo essere stato eletto nel 2015. La Nigeria è il paese più popoloso d’Africa e ha dalla sua fortissime previsioni di crescita economica. Sicuramente ha iniziato ad infrangere un primo record con il 18% di elettori in più rispetto alla scorsa tornata, si tratta di circa 84 milioni di elettori. lo sfidante maggiore sarà Atiku Abubakar, del PDP (People’s Democratic Party).

Repubblica Democratica del Congo, elezioni storiche. Dopo due anni di attesa delle elezioni presidenziali, il 30/12/2018 il Paese è finalmente andato a votare dopo un ulteriore rinvio di 7 giorni (la data prevista era il 23/12) e l’esclusione di quasi un milione di elettori per “questioni di insicurezza e instabilità”. È stato nominato vincitore Felix Tshisekedi, tuttavia Martin Fayulu (entrambi sono dell’opposizione) contesta la veridicità dei risultati: gli osservatori della Chiesa Cattolica congolese hanno infatti parlato di un plebiscito nei suoi confronti. È stato confermato il suo ricorso di fronte alla corte e si attendono novità in un clima di preoccupazione per la mobilitazione faziosa.

Sudan, continuano le proteste. Forte crisi economica, inflazione, mancanza di alcuni beni di necessità, proteste in piazza e violenza contro i civili in particolare nell’est e nel sud est vicino la capitale Khartoum. Dal 19 Dicembre le proteste di susseguono e alle richieste economiche ora si aggiungono le dimissioni del presidente Omar al-Bashir (al potere dal 1989 e accusato di crimini contro l’umanità dalla International Criminal Court per gli atti commessi nel Darfur), nonostante abbia assicurato di aumentare i salari. Il rischio di instabilità spaventa gli attori regionali e ha spinto Egitto, Qatar e Arabia Saudita a esprimersi rapidamente a sostegno del Presidente.

Elezioni, mai trascurarle. Quando si parla del continente africano non bisogna mai sottovalutare gli appuntamenti elettorali. Questo 2019 dovrebbe vedere 19 Paesi andare al voto. Accanto alla Nigeria anche Comore, Libia (da confermare), Malawi, Mozambico, Namibia e Tunisia hanno in calendario elezioni Generali. Solo elezioni Presidenziali invece per Algeria, Mauritania e Senegal. Quelle Parlamentari invece avranno luogo in Benin, Ciad, Guinea Bissau (dove le Presidenziali sono invece da confermare), Madagascar, Mali, Sud Africa, Botswana, Camerun e Guinea (da confermare). Nigeria e Senegal sono quelle più vicine (16 e 24 Febbraio).

Marcello Alberizzi

AMERICA

Molte notizie arrivano dalle "Americhe", molti fatti stanno caratterizzando questo inizio del 2019.

Bolivia

Un arresto internazionale in Bolivia. Il 12 gennaio è stato catturato, nella città di Santa Cruz de la Sierra, Cesare Battisti, dopo un lungo periodo di latitanza in Brasile e in Bolivia. Le autorità boliviane l’hanno identificato, restringendo l’area di ricerca, grazie al supporto di una squadra dell’Interpol composta da agenti di diversa nazionalità, tra cui italiani. Un aereo del governo italiano è già partito con a bordo agenti dell’AISE (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna), poco dopo l’arresto. L'arrivo di Battisti è previsto per il pomeriggio di lunedì 14 gennaio.

Il litio, la principale risorsa naturale della Bolivia. “Nei prossimi 3 anni la Bolivia potrebbe diventare il più grande esportatore di litio del mondo”, è l’annuncio del vicepresidente Alvaro Garcia Linera. Diverrà un paese industrializzato della green economy grazie anche ad una joint venture con un consorzio tedesco per la realizzazione di diversi impianti all’avanguardia. Si parla di investimenti e di entrate di capitali dell’ordine dei miliardi di dollari che consentono alla Bolivia di mantenere il trend di crescita economica del 4,5%, il più alto dell’America Latina. Il Paese potrebbe passare da essere un Paese povero ad un Paese a reddito medio.

Brasile

La prima connessione atlantica tra Europa e Sud America arriva proprio in Brasile.Le aziende EllaLink e Alcatel Submarin Networks hanno annunciato il progetto Geant, che comprende 26 Paesi, prevede l’installazione della prima connessione diretta fra Europa e Sud America. Il sistema di cavi in fibra ottica coprirà una distanza di circa 5.500Km e la sua installazione è prevista entro il 2020. La capacità destinata alla ricerca è di 100Gbps a cui si aggiungono altrettanti 100Gbps dedicati al programma europeo per l’osservazione della Terra Copernicus.Il collegamento innovativo è rivolto a colmare il divario digitale inter-regionale, con l’IoT, i big data, l’open scienze e la telemedicina.

Canada

Il Canada un paese accogliente per i rifugiati. La ragazza saudita Rafah Mohammed al-Qunun, che si trova in Thailandia, in fuga verso, l’Australia ha chiesto l’asilo al Canada. Quest’ultimo ha una delle legislazioni più favorevoli ai rifugiati. La ragazza sta fuggendo dall’Arabia Saudita e dalla sua famiglia dopo aver ripudiato l’Islam ed essere stata minacciata di morte proprio dai suoi famigliari.

Cile

Un conflitto decennale caratterizza alcune zone del Cile. Il Presidente Pinera ha posto le basi per il dialogo per la soluzione del conflitto tra Cile e Mapuche, conflitto storico nell’Araucania. La regione della Araucanía fin dall’epoca coloniale è stata scenario di tensioni politiche sfociate nella violenza. I popoli Mapuche della zona da sempre hanno opposto resistenza. L’accordo riguarda il Plan Impulso Araucanía, che ha come obiettivo creare le condizioni adatte per favorire lo sviluppo produttivo e l’imprenditorialità nei territori e settori dell’Araucanía, così da poter ampliare le opportunità di lavoro, le entrate e il benessere delle famiglie.

Colombia

L’incontrollabile guerra civile in Colombia. Intere popolazioni sono identificate come gruppi paramilitari, guerriglieri o addirittura collaboratori dell’esercito. La situazione si fa sempre più aspra. Vengono commessi omicidi, e massacri nei confronti di intere popolazioni dichiarate “sostenitori dei nemici” dai gruppi armati della zona. Questo racconta il documento Planas Vereda de Puerto Gaitan 'violenza paramilitare in Altillanura: Self-Defense Forces of Meta and Vichada Campesino',

Cuba

La costituzione di Cuba, un nuovo capitolo. La nuova costituzione non conterrà l’articolo dedicato al matrimonio tra persone dello stesso sesso, così è stato dichiarato da un rappresentante del governo. Risulta, dai dibattiti popolari, che il popolo è contrario all’inserimento di questo articolo nella costituzione.

El Salvador

L’aborto illegale in El Salvador. Imelda Cortez, il 17 dicembre 2018, è stata scarcerata dopo un anno di detenzione (dal 2017) accusata di aver cercato di abortire. L’aborto è illegale nel paese.

Honduras

Le relazioni diplomatiche tra Honduras e Israele. Il Presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che l’Honduras potrebbe trasferire la sua ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo quest’ultima capitale di Israele.

Messico

Le riforme economiche in Messico. Le condizioni economiche dei lavoratori sono soggette, dal 1 gennaio 2019, ad un aumento salariale minimo del 16%, dopo il raggiungimento di un accordo tra il settore imprenditoriale e i rappresentanti sindacali. Così si è pronunciato il presidente Andrés Manuel Lopez Obrador il 17 dicembre 2018.

L’aborto: un crimine in Messico. Nel 2016 è stata approvata la legge che criminalizza l’aborto. Duecento donne potrebbero essere liberate su decisione del Governo messicano dopo essere state condannate per omicidio poiché hanno partorito un feto morto o hanno avuto complicazioni ostetriche. Alcune donne raccontano di essere state carcerate, rischiando 10 anni di detenzione, dopo aver interrotto la gravidanza anche se stuprate. La criminalizzazione dell’aborto è sicuramente una conseguenza di un forte attaccamento ai valori cristiano-cattolici tipici della cultura messicana. Gli omicidi nei confronti delle donne sono tantissimi e tante lavoratrici vengono rapite, stuprate, torturate e poi uccise.

Paraguay

La crescita economica in Paraguay. La Banca Mondiale ha comunicato che la crescita del Pil del Paese è al 4% nel 2018 e al 3,9% nel 2019.

Le relazioni diplomatiche tra Paraguay e il Venezuela. Il Paraguay rompe le relazioni diplomatiche con il Venezuela richiamando tutto il personale diplomatico.

Perù

Le decisione del governo del Perù per la stabilità regionale. Il governo peruviano ha deciso di vietare l’ingresso nel paese al Presidente venezuelano Maduro e a 93 politici venezuelani. Le sanzioni adottate nei confronti del Venezuela non avranno ripercussioni sulla vita dei 650.000 venezuelani emigrati in Perù per fuggire dalle condizioni di crisi e povertà che affliggono il Venezuela.

Stati Uniti d’America

La collaborazione di repubblicani e democratici negli Stati Uniti d’America. Il mese scorso al Senato, repubblicani e democratici hanno votato insieme per l’approvazione di modifiche al sistema penale. Il First Step Act prevede una riduzione di pene per i reati di consumo di droga e prevede l’avvio di programmi per la riabilitazione dei detenuti.

L’emergenza immigrazione: la decisione del Presidente degli Stati Uniti d’America.
Il Presidente Trump ha annunciato che, per porre fine allo shutdown che sta caratterizzando i lavori del Congresso, è pronto a dichiarare emergenza nazionale sui migranti per finanziare la costruzione del muro al confine con il Messico usando fondi del Genio dell’esercito accantonati per le calamità naturali e la prevenzione di disastri. Così il Washington Post e la CNN hanno annunciato la possibilità di bypassare il Congresso. Sembrerebbe però che la portavoce della Casa Bianca, Sanders abbia dichiarato la notizia una “fake news”.

Venezuela

La stampa in Venezuela. Il famoso quotidiano El Nacional non verrà più pubblicato e diffuso in copia cartacea. È il 66° giornale che smette di essere venduto dal scoppio della crisi. È un giornale molto critico nei confronti dell’attuale governo di Nicolàs Maduro.

La stabilità regionale e il ruolo del Venezuela. La Russia ha intensificato le esercitazioni militari in Venezuela alimentando le tensioni tra il presidente venezuelano Nicolas Maduro e il neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro, quest’ultimo teme il potenziamento militare venezuelano. Inoltre i due paesi stanno affrontando il problema dei migranti venezuelani al confine settentrionale.

Le sanzioni economiche contro il Venezuela, un nuovo capitolo.Gli Stati Uniti hanno incrementato le sanzioni contro il Venezuela. Il Dipartimento del Tesoro americano ha aggiunto 7 cittadini venezuelani e 23 società nella blacklist perché considerate parte di un sistema di corruzione che garantisce fino a 2,4 miliardi di dollari annui al governo venezuelano.

Il giuramento del Presidente del Venezuela. Nicolas Maduro giura come Presidente del Venezuela. Resterà in carica fino al 2025. La sua carica sarà la più longeva, anche più di Hugo Chavez.

Michele Pavan

ESTREMO ORIENTE

Cina, la corsa allo spazio continua. Il 7 dicembre viene lanciata la prima missione spaziale Cinese per l’esplorazione del suolo lunare nella sua parte oscura (Chang’e 4). Atterrato 11 giorni fa, a quasi 50 anni dall’allunaggio Americano, diventa un punto fermo nell’esplorazione spaziale. Questa operazione viene tentata per la prima volta a causa di problemi precedentemente irrisolti dovuti alla difficoltà nella comunicazione tra la Terra e il lato oscuro della Luna, risolta con il relè Queqiao. Sembra così che un’altra corsa allo spazio sia cominciata, con gli Stati Uniti che questo dicembre, tramite il presidente, hanno annunciato che un nuovo Comando Spaziale ed una “Space Force” vengono oggi presi in considerazione (nonostante alcuni problemi di budget), puntando anche ad un nuovo allunaggio nel 2020.

Stefano Sartorio

EUROPA CENTRALE E UNIONE EUROPEA

Unione europea, Sanzioni UE vs. Iran. L’Unione Europea, per la prima volta dopo la ratifica dell’accordo sul nucleare, torna a imporre sanzioni sull’Iran come ritorsione per due attentati sventati in Francia e Danimarca lo scorso anno e due omicidi sospetti. Le sanzioni sono dirette contro due individui e una unità dei servizi di intelligence di Teheran. La decisione ha fatto infuriare il governo iraniano il quale nega qualsiasi tipo di coinvolgimento da parte sua. Il ministro degli Esteri danese ritiene che le sanzioni siano un segnale chiaro che l’Unione Europea non accetterà intromissioni da parte dell’Iran sul proprio territorio, ma continuerà a sostenere l’accordo sul nucleare con l’Iran, il quale a sua volta afferma di continuare a rispettare tale accordo, ma allo stesso tempo cercherà di rafforzare le sue relazioni economiche anche con altre potenze.

Francia, Chi sono i gilet gialli. I gilet gialli sono un gruppo di protesta nato sui social network nella primavera del 2018, le persone che hanno aderito a questo gruppo di protesta provengono principalmente dalle zone povere e periferiche della Francia e sono perlopiù operai, studenti, pensionati e disoccupati.

In questo movimento emerge il contrasto fra la vita politica della capitale e la realtà rurale. Il motivo ufficiale della protesta è stato il rincaro delle accise sui carburanti, ma in realtà i gilet gialli hanno molte altre richieste fra cui: aumento del reddito minimo a 1300 euro, ritorno al pensionamento a 60 anni, favorire i piccoli commerci nelle piccole realtà piuttosto dei grandi centri commerciali. Vorrebbero un maggiore impegno da parte del governo per limitare la disoccupazione e promuovere il trasporto delle merci su rotaia.

Martina Oneta

EUROPA CENTRO-ORIENTALE E RUSSIA

La nuova politica russa per gli scambi commerciali. La Russia torna sui giornali internazionali non per i suoi ormai conosciuti attriti con l’Occidente ma per questioni economiche.

Innanzitutto, la Banca nazionale della Federazione russa ha deciso di allontanarsi dalla valuta del dollaro statunitense per spostarsi verso un diverso paniere di valute straniere: l’euro, lo yuan e lo yen. Una decisione non facile per un paese esportatore di materie prime come la Russia, ma necessaria a causa dei timori per l’effetto che le sanzioni americane potrebbero avere sul debito nazionale e sull’economia delle banche del paese. A sancire tale svolta, ecco la frase del Presidente Putin: “Non siamo noi a lasciare il dollaro, è il dollaro che lascia noi”.

Un’altra questione spinosa che si affaccia sul panorama russo è quella dell’incrinatura nei rapporti con il più importante alleato nell’Europa orientale, rappresentato dalla Bielorussia. La volontà della Russia di aumentare la tassa sulla produzione di petrolio ha indotto Minsk a minacciare già la possibile rottura delle relazioni diplomatiche.

Europa centro-orientale. Qualche aggiornamento arriva anche dell’altro capo dell’Europa:

Romania, un inizio difficile. Il primo gennaio del 2019 è iniziata il ruolo guida della Romania presso la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, un paese che tutt’oggi desta attenzione a causa dell’elevato tasso di corruzione presente nel paese, contro cui si sono rivolte in più di un’occasione le istituzioni europee. L'inizio della presidenza romena non è stata esente da critiche, con cortei nel centro della città di Bucarest.

La Polonia segue gli Stati Uniti? l’11 gennaio è stato arrestato un cittadino cinese, dipendente Huawei, insieme a un cittadino polacco operante per una compagnia telefonica (Orange Polska). Entrambi sono accusati di condurre attività di spionaggio per conto di Pechino. Ci sarà un’altra escalation di tensione fra la Cina e i paesi occidentali?

Kiev prova la via della giustizia. Il governo ucraino ha mosso ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo chiedendo la condanna dell’arresto dei 24 marinai ucraini da parte delle autorità russe, durante lo scontro nello Stretto di Kerch in Crimea.

Andrea Maria Vassallo

MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA (MENA)

L’area Mena continua a configurarsi come il principale bacino di tensioni e conflittualità al mondo e se il 2019 potrà comportare un miglioramento delle varie crisi in corso, certamente non ne decreterà la fine.

Gli Usa via dalla Siria, e ora? Gli ultimi eventi hanno determinato un ulteriore incremento delle instabilità. In particolare, il recente annuncio di Trump relativo al ritiro delle truppe statunitensi dal nord-est del territorio siriano, ha generato un’escalation di tensioni. La decisione del Presidente americano è motivata dalla convinzione (smentita tuttavia da molte voci autorevoli al Pentagono) che l’Isis non rappresenti più una concreta minaccia in Siria. Il disimpegno militare degli Usa avrà certamente delle ripercussioni sul destino degli alleati curdi, ora minacciati da una possibile offensiva dell’esercito turco schierato appositamente lungo il confine siriano. Il ritiro americano, sebbene ancora indefinito circa i tempi e le modalità, ha altresì l’effetto di rafforzare il ruolo di Assad, della Russia e dell’Iran – i principali players in questo teatro bellico.

Lo stallo politico in Iraq. Lo stato iracheno è tuttora alle prese con una serie di problematiche concernenti il consolidamento della formazione governativa a seguito delle elezioni del maggio 2018. Il nuovo primo ministro, Adil Abdil Mahdi (politico sciita), non è riuscito a superare le complesse barriere etno-settarie che contrassegnano il Paese, e non ha ottenuto la fiducia della maggioranza in Parlamento. A queste difficoltà, va aggiunta la minaccia dello Stato Islamico, non ancora debellata del tutto.

L’instabilità interna di Israele. Il governo israeliano ha annunciato che si andrà al voto anticipato il prossimo 9 aprile. Tale scelta è maturata in un contesto decisamente complesso per Netanyahu, coinvolto in una serie di scandali che potrebbero avere delle implicazioni giudiziarie non di poco conto. Inoltre, occorre considerare le attuali divergenze in seno alla coalizione governativa israeliana, sempre più fragile e litigiosa – specialmente dopo le dimissioni del Ministro della difesa, Lieberman (e degli altri esponenti del suo partito legato alla destra nazionalista), contrariati dalla presunta tregua raggiunta con Hamas intorno alla metà di novembre. Nel frattempo, le offensive israeliane in Siria non si fermano: venerdì 11 gennaio l’aviazione dello stato ebraico ha condotto un raid contro un deposito di armi iraniane nei pressi di Damasco - notizia confermata dallo stesso Netanyahu.

E lo Yemen? Similmente alla Siria, lo Yemen è lacerato da un conflitto interno con risvolti chiaramente regionali (e non solo) per via degli stati coinvolti. Tra il 6 e il 13 dicembre, nell’ambito dei colloqui di Stoccolma patrocinati dall’ONU, le autorità legittime yemenite e i ribelli filo-sciiti Houthi hanno concordato un cessate il fuoco. La tregua negoziata, seppur inizialmente rispettata (o quasi) da ambedue le parti, non ha prodotto sinora i risultati auspicati dalla comunità internazionale: le ostilità permangono e il 10 gennaio gli Houthi hanno colpito con un drone una base militare nella provincia meridionale di Lahij.

Arabia Saudita, più ombre che luci. L’omicidio del giornalista dissidente Kashoggi, avvenuta all’interno del consolato saudita di Instanbul, ha chiaramente danneggiato l’immagine dell’Arabia Saudita e del suo leader Bin Salman. Il 3 gennaio la procura di Riad ha confermato la richiesta di condanna a morte per cinque individui ritenuti responsabili dell’omicidio. Il caso Kashoggi, oltre ad incrinare il rapporto (già di per sé complesso) dell’Arabia Saudita con la Turchia, ha messo in discussione lo storico legame tra Riad e Washington. Sul fronte interno, invece, si sono registrati timidi avanzamenti nell’ambito dei diritti delle donne: il 6 gennaio, una direttiva nazionale ha posto fine ai cosiddetti “divorzi segreti”, ovvero quei casi in cui il marito mette fine al matrimonio senza neanche informare la moglie. Un piccolo miglioramento che si aggiunge alla recente abolizione della legge che imponeva alle donne di guidare

La Libia e le complicazioni per la sua stabilizzazione. Negli ultimi mesi, sono emerse alcune previsioni ottimistiche per il futuro della Libia, grazie in particolare alla nuova roadmap tracciata dall’Onu (che prevede le elezioni in primavera). Tuttavia, le frequenti tensioni tra il governo di Serraj ed il Generale Haftar, sommate ad un quadro interno frammentato per la presenza di numerose milizie e famiglie tribali che rivendicano la loro legittimità, rendono il conseguimento della pace estremamente complesso. In più, le cellule jihadiste continuano ad operare attivamente nel Paese, come testimoniato dall’ultimo attacco perpetrato e rivendicato dall’isis contro il Ministero degli esteri libico a Tripoli (il 25 dicembre).

I problemi della democratica Tunisia. L’unica democrazia della regione del Maghreb sta vivendo una serie di rilevanti problematiche socio-economiche, quali l’elevato tasso di disoccupazione e le evidenti disparità regionali in termini di sviluppo, investimenti ed accesso ai servizi basilari. Il recente suicidio di un corrispondente di una tv locale, che si è dato fuoco per protestare contro il governo, ha fomentato le tensioni già presenti, innescando una serie di proteste ed agitazioni popolari durante gli ultimi di giorni di dicembre.

L’Egitto di Al-Sisi. Se le complessità in Tunisia si manifestano in un contesto totalmente democratico, così non è in Egitto, che deve convivere con l’autoritarismo del presidente Al-Sisi. Il Cairo è tuttora piegato da un enorme debito pubblico e da un’elevata inflazione. Oltre alle difficoltà economiche, l’ultimo attentato - condotto il 29 dicembre contro un pulmino di turisti presso la località di Giza - ha dimostrato gli evidenti problemi nell’ambito securitario. Proprio alla luce della minaccia jihadista, il governo di Al-Sisi ha legittimato il proseguimento dello stato di emergenza, riuscendo pertanto a giustificare le quotidiane azione repressive condotte dagli apparati di sicurezza (che colpiscono le opposizioni, i giornalisti indipendenti e gli attivisti).

Vincenzo Battaglia

OCEANIA

Australia

L’apertura dell’Australia per la richiesta di ammissione per una rifugiata. Sono stati effettuati i controlli preliminari per l’ammissione nel paese come rifugiato di Rahaf Mohammed al-Qunun, ragazza di 18 anni, riparata in Thailandia per scappare dalla sua famiglia saudita dopo aver ripudiato l’Islam. La ragazza è stata minacciata di morte dalla famiglia. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati le ha concesso lo status di rifugiata.

Papua Nuova Guinea

I rifugiati in Papua Nuova Guinea. L’isola di Manus ospita 500 rifugiati richiedenti asilo respinti dall’Australia. La maggior parte dei rifugiati è sottoposta a cure mediche per stress, malnutrizione e traumi.

Michele Pavan

DIRITTI UMANI

Afghanistan, il ministro della difesa Khalid sotto accusa: il ministro della difesa Asadullah Khalid, nominato dal Presidente afgano Ashraf Ghani nel dicembre 2018, è stato accusato dal governo canadese di essere responsabile di numerosi attacchi contro la popolazione mentre era governatore a Kandahar. Secondo quanto riportato, numerose persone sono scomparse o sono state illegalmente detenute e torturate su suo ordine. Sembra inoltre che Khalid sia il mandante di un attacco che nell’aprile del 2007 è costato la vita a cinque funzionari delle Nazioni Unite. Il ministro è stato anche accusato di violenza sessuale nei confronti di numerose donne. Human Rights Watch invita gli Stati Uniti, il Canada e l’Unione Europea ad adottare sanzioni contro Khalid, al fine di farlo dimettere e processare per i suoi crimini.

Italia, iniziato il mandato al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU: il primo gennaio è iniziato il terzo mandato dell’Italia al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Eletta dall’Assemblea Generale con 180 voti a favore, l’Italia ha ricevuto il maggior consenso all’interno del suo gruppo regionale. Durante il mandato, che si concluderà nel 2021, l’Italia si impegna a condannare tutte le forme di xenofobia, a contrastare le discriminazioni a carattere religioso e a garantire la libertà di religione, a proteggere i minori e le persone con disabilità, a garantire l’effettiva parità delle donne nella società, a lottare contro ogni tratta di esseri umani, a estendere la moratoria della pena di morte nel mondo e a tutelare il patrimonio culturale.

Italia, la Supercoppa si terrà in Arabia Saudita: cresce la polemica sulla decisione della Lega di Serie A di disputare la Supercoppa italiana tra Juventus e Milan a Gedda, in Arabia Saudita, il 16 gennaio 2019. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha accusato la Lega Calcio di aver volontariamente ignorato le numerose violazioni dei diritti umani occorse in Arabia Saudita in cambio di 7 milioni di euro – la somma che lo stato saudita verserà per poter ospitare tra pochi giorni l’evento. A questa partita potrebbero seguirne altre due nei prossimi cinque anni, per un totale di 21 milioni di euro.

Thailandia, Rahaf ottiene lo status di rifugiata dall’ONU: Rahaf Mohammed al-Qunun, la ragazza saudita fermata il 5 gennaio all’aeroporto di Bangkok mentre cercava di fuggire in Australia, ha ottenuto lo status di rifugiata dalle Nazioni Unite. Secondo quanto raccontato dalla diciottenne su Twitter, Rahaf stava scappando dalla sua famiglia violenta, quando allo scalo di Bangkok un funzionario dell’ambasciata saudita le ha sequestrato il passaporto. Rimasta bloccata in aeroporto, la ragazza ha rischiato di essere rimpatriata dalle autorità thailandesi. Grazie all’intervento delle Nazioni Unite, tuttavia, a Rahaf è stato offerto asilo in Australia e in Canada. La ragazza è arrivata sabato a Toronto.

Marta Stroppa

ECONOMIA E FINANZA INTERNAZIONALE

Pace in vista tra USA e Cina? Il buon andamento dei colloqui tra Stati Uniti e Cina riguardo la politica commerciale ha ridato slancio ai mercati, in particolare a chi aveva sofferto maggiormente nel 2018. Hong Kong, che aveva perso più del 30% della propria capitalizzazione, mette a segno un +4% e prova a dimenticare i fantasmi dell’anno passato. Inizio anno positivo anche per gli Stati Uniti, che sfruttano anche un rapporto sulla creazione di nuovi posti di lavoro ben oltre le previsioni e Wall Street chiude con rialzi tra i due e i tre punti percentuali. Si mette in evidenza Tesla, in rialzo del 10% dopo l’ingresso di Larry Ellison (Oracle) in Tesla con un miliardo di dollari di azioni comprate.

Il petrolio prosegue il rally iniziato con l’anno nuovo per poi assestarsi sopra i 50$/barile per il WTI e i 60$ per il Brent.

Grande attesa infine per i dati del quarto trimestre 2018, presentati a partire da oggi.

Leonardo Aldeghi

ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

NATO – Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord

Il pattugliamento aereo nei Baltici. L’aviazione polacca ha preso il comando della missione NATO per il pattugliamento aereo dei Paesi baltici subentrato all’aviazione belga. La base aerea si trova in Lituania ed affianca la missione tedesca con base aerea in Estonia. Dal 2004, quando Paesi Baltici entrarono nell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, i paesi membri a rotazione assicurano i pattugliamenti aerei dei Baltici poiché Estonia, Lettonia e Lituania non possiedo un’aviazione adatta ai pattugliamenti.

ONU – Nazioni Unite

Le Nazioni Unite in Yemen: Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha chiesto di inviare 75 osservatori a Hodeidah per monitorare per sei mesi il cessate il fuoco come concordato a seguito dei negoziati di pace avvenuti a dicembre in Svezia.

La tratta degli esseri umani. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che la tratta degli esseri umani colpisce sempre più vittime. Il 70% delle vittime sono donne e bambini: bambini soldato, lavoro forzato, schiavitù sessuale, quest’ultima rimane l’obiettivo principale che colpisce circa il 59% delle vittime.

OSCE – Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa

La presidenza OSCE e gli obiettivi. La Slovacchia ha assunto la presidenza dell’OSCE il 1 gennaio 2019 succedendo all’Italia. È la prima volta che assume la presidenza di organizzazione multilaterale. Il ministro degli esteri slovacco Miroslav Lajcak ha annunciato i tre principali obiettivi: risolvere con urgenza il conflitto russo-ucraino, costruire un futuro sicuro e assicurare un multilateralismo efficace.

Michele Pavan




Framing the world un progetto ideato e creato grazie alla collaborazione di un team di associati di Mondo Internazionale.

Andrea Maria Vassallo: Europa Orientale e Federazione Russa
Camilla Frezza: Sud-Est Asiatico
Leonardo Aldeghi: Economia e finanza internazionale
Marcello Alberizzi: Africa Sub-sahariana
Marta Stroppa: Diritti Umani
Martina Oneta: Europa Centro-Occidentale ed Unione europea
Michele Pavan: America, Oceania ed Organizzazioni Internazionali
Stefano Sartorio: Asia ed Estremo Oriente
Vincenzo Battaglia: Medio Oriente e Nord Africa

Indirizzo postale dell'editore: Via Marco Polo, 31, Gallarate (VA) 21013

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