Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Un fenomeno inquantificabile

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  Flora Stanziola
  25 November 2023
  7 minutes, 19 seconds

Oggi, 25 novembre ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel dicembre del 1999 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul fenomeno. La data è simbolica di un avvenimento che ha avuto luogo nella Repubblica Domenicana nel 1960 quando il 25 novembre di quell’anno le sorelle Mirabal, tre attiviste politiche del gruppo clandestino “Movimento 14 giugno” anti-Trujillo vennero fermate nei pressi di Puerto Plata, picchiate, stuprate e strangolate per poi essere buttate giù da un burrone dal Servicio de Inteligencia Militar dominicano.

A partire da quel momento in molti Paesi si celebra questa Giornata in memoria delle numerose vittime che ogni giorno subiscono in tutto il mondo violenze basate sul genere.

La violenza sulle donne è considerata una violazione dei diritti umani e assume diverse forme, psicologica, fisica, sessuale, mentale ed economica; ma non esiste una definizione universalmente accettata del fenomeno tale da poter misurare l’incidenza con cui episodi di violenza di genere abbia luogo come violenza sulle donne.

L’ampiezza del fenomeno determina di conseguenza un più grande ventaglio di interpretazione dei dati statistici ma l’ente delle Nazioni Unite per l'Uguaglianza di Genere e l'Empowerment Femminile afferma che una donna su tre in tutto il mondo è o è stata vittima di violenza fisica o sessuale. Le donne subiscono minacce, schiaffi, calci, pugni e morsi, vengono colpite, strangolate, ustionate e bruciate con l’acido. La maggior parte degli omicidi avvengono da parte dei propri partner o ex-partner.

Definizioni e statistiche

Nonostante ciò, in valori assoluti il numero di donne vittime di omicidio è sceso negli anni, ma in rapporto alla popolazione il numero delle donne uccise da partner o ex partner è rimasto stabile. L’ l’EIGE (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere) afferma che non esiste una definizione di femminicidio tale per cui si possa misurare l’incidenza del fenomeno e in un rapporto sostiene che per facilitare la ricerca futura sul femminicidio si dovrebbe fare riferimento alla sfera della violenza contro le donne che comprende e analizza il femminicidio come fenomeno sociale e come "atto violento" così come è inteso dall’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) che già nel 2018 utilizzava il termine "femminicidio" per indicare l'uccisione violenta di donne o l'uccisione di donne nell'ambito della violenza nelle relazioni di intimità.

Per fare un po’ di chiarezza su ciò a marzo 2022 la Commissione statistica delle Nazioni Unite ha elaborato un rapporto che spiega quali statistiche vanno considerate per inquadrare meglio il fenomeno dei femminicidi. Secondo la commissione, i femminicidi sono gli omicidi volontari di una donna in quanto donna. Si deve considerare chi è la vittima, chi è l’autore e qual è il contesto in cui è avvenuto l’omicidio.

Gli strumenti di tutela

..nella teoria

Nell’ambito delle Nazioni Unite già dalle sue origini si era percepita la necessità di dover tutelare i diritti umani delle donne in quanto donne per questo nel 1946 venne istituita la Commissione sulla condizione delle donne (CSW), tale commissione dall’occuparsi della risoluzione di problemi urgenti assunse nel 1963 l’incarico da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di elaborare la Dichiarazione sull’Eliminazione della Discriminazione contro le Donne che venne poi adottata nel 1967.

Il 1975 fu proclamato l’anno internazionale della donna animando ancora di più il dibattito internazionale sul tema cavalcando l’onda degli anni ’60 e dando vita alla Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), un documento che a differenza del precedente è di natura vincolante che oltre a rimarcare l’importanza dell’uguaglianza di fatto sottolinea la necessità di garantire un’equa partecipazione delle donne allo sviluppo economico e sociale della società.

La CEDAW è il principale strumento internazionale disposto a tutela dei diritti delle donne e contro ogni forma di discriminazione e violenza di genere e impone agli Stati parte l'obbligo di attuare misure che pongano fine a tutte le forme di discriminazione contro le donne, compresa la violenza di genere anche se in molti stati il sistema legale nazionale limita le capacità della Convenzione.

Un ulteriore strumento chiave nella lotta contro la violenza di genere di carattere sovranazionale è la Convenzione di Istanbul adottata dal Consiglio d’Europa nel 2011, tale Convenzione fornisce all’art.3 una definizione ampia di violenza nei confronti delle donne e stabilisce obblighi per gli Stati membri, compresi quelli relativi alla prevenzione, protezione, persecuzione e cooperazione internazionale in materia di violenza di genere.

La Convenzione di Istanbul definisce la violenza di genere come “qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato”.

..nella pratica

La violenza sulle donne è un fenomeno endemico che non conosce limitazioni dovute a tempo o spazio; essa colpisce le donne in tutte le zone geografiche del mondo, indipendentemente dalla classe sociale, dall’età o dalla professione. Si possono citare le mutilazioni femminili cui sono sottoposte le donne africane (l’infibulazione), i matrimoni coatti, i matrimoni riparatori, la schiavitù sessuale, le dowry death (morte a causa della dote), le violenze sessuali nelle zone di conflitto armato, le violenze sessuali domestiche, gli stupri e le molestie.

Inoltre, in diversi paesi del mondo la condizione della donna è subordinata al controllo di una figura maschile (padre, fratello, marito). In alcune zone della Siria e nello Yemen le donne possono frequentare gli spazi pubblici, prendere l’autobus o andare al lavoro solo se accompagnate da un mahram (marito o parente stretto), così come in alcune università statali in Bahrain, Iran, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, richiedono alle donne il permesso di un tutore maschio prima di partecipare a una gita. In Algeria, Egitto, Iraq, Kuwait, Qatar, Arabia Saudita e a Gaza le donne single fanno enorme difficoltà nel trovare casa da sole. E queste sono solo alcune delle discriminazioni che subiscono le donne nel mondo.

Tra i paesi dove più di tutti è evidente questa situazione di controllo troviamo l’India, dove vi è un’altissima percentuale di ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni già spostate, divorziate o vedove. In Afghanistan tra il 60% e l’80% dei matrimoni sono forzati, la violenza sessuale è all’ordine del giorno. Le donne sono state completamente eliminate dalla scena pubblica. Le donne hanno perso tutti i loro diritti fondamentali come esseri umani. Non hanno nemmeno il diritto di usare i bagni pubblici per lavarsi. Non possono né avere né gestire attività commerciali. Sono tutte ostaggio dei talebani, che abusano delle donne. Le donne non hanno il diritto di studiare, lavorare, nemmeno di andare dal parrucchiere. In Somalia è ancora ampiamente diffusa la pratica delle mutilazioni genitali femminili, che si stima sia stato subito dal 98% delle donne e ragazze in età infantile.

L'importanza della partecipazione

Ma in realtà non serve andare così lontano per vedere la libertà violata di milioni di donne. Nel contesto culturale attuale globale ancora si considera il genere femminile inferiore rispetto a quello maschile in molti aspetti della vita sia pubblici che privati sfociando in una posizione di controllo da parte della figura maschile, la quale si sente in diritto di poter esercitare del potere sulla donna. La risposta a questa cultura patriarcale sono le innumerevoli manifestazioni che si tengono in tutto il mondo non solo il 25 novembre, ma in ogni occasione in cui una donna in quanto donna è diventata la vittima di un uomo, insicuro, di cui spesso si fidava, tradendola. La partecipazione a queste manifestazioni è un appello di vicinanza ad ogni donna in ogni parte del mondo che subisce, che ha subito, una violenza; ad ogni donna che non ha il coraggio di denunciare, ad ogni donna che crede che “è successo solo una volta” e a tutte quelle che si sentono limitate a causa del proprio partner. Esistono poi innumerevoli associazioni, ONG, onlus attive sul tema della violenza sulle donne che operano in tutto il mondo e online implementando progetti in ambito di protezione, recupero, riabilitazione, ma anche sportelli d’assistenza, accesso a visite mediche, allontanamento dall’ambiente violento e assistenza psicologica. Nessuna donna è da sola.

La violenza di genere è una questione complessa e diversificata al suo interno, combattere la violenza sulle donne deve essere una priorità assoluta delle comunità internazionale, confermata anche negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Non è sufficiente la presenza di Convenzioni, seppur vincolanti per porre fine all’emergenza di questo fenomeno ma si vede necessario un cambiamento radicale che ponga le fondamenta per una trasformazione a livello culturale della società attuale.

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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violenza di genere CEDAW